lunedì 27 maggio 2019

Myrath - Shehili

I tunisini Myrath sono una delle realtà più fresche e creative del panorama metal attuale sin dalla pubblicazione del loro primo album Hope del 2007. A maggio di quest'anno la band capitanata da Zaher Zorgati è tornata con un nuovo album intitolato Shehili che segue il precedente Legacy del 2016.

L'uscita dell'album è stata preceduta dalla pubblicazione del video del primo singolo Dance. E se il video di Believer di Legacy era ispirato a Prince of Persia, il nuovo video è ispirato al gioco da tavolo Tales of Arabian Nights e vede la band ricorrere alla stessa macchina del tempo di Believer per liberare la città di Samarcanda dalla dittatura del Sultano Omar e riportare nel mondo reale un ragazzino rimasto intrappolato in quel mondo fantastico. Dal punto di vista musicale Dance dà un primo assaggio di ciò che si troverà all'interno dell'LP: da un lato la band ripropone la propria mescolanza di power metal e suoni etnici della propria terra, ma questa volta perfeziona la formula, rinunciando a molte delle venature prog che contraddistinguevano Legacy e atterrando su un suono più semplice e di più facile ascolto, in cui le sonorità folk hanno un ruolo maggiore.

Contestualmente all'uscita dell'album è stato pubblicato il video del secondo singolo No Holding Back che prosegue nella narrazione del video precedente con la band su un vascello ad aiutare il bambino nella fuga dai messi del Sultano che lo vogliono imprigionare, il video termina con il gruppo che porta il Sultano nel mondo reale e lascia il dubbio se la storia si sia conclusa oppure no.


L'album è composto da dodici pezzi che si lasciano ascoltare divertendo e convincendo sotto ogni aspetto dal primo all'ultimo pezzo, regalando una mistura sonora dagli ottimi risultati. Trattandosi di un disco che rasenta la perfezione è difficile individuare brani migliori di altri; in ogni caso la parte migliore delle melodie sembra essere stata lasciata dalla band sapientemente nella seconda metà del disco in cui troviamo la bellissima Monster In My Closet che è forse quella in cui le sonorità si fanno più dure che altrove. Appena dopo si trova un altro pezzo di ottima fattura, quale la ballad Lili Twil in cui il cantante Zaher Zorgati dà sfoggio delle proprie doti canore più che altrove alternando il canto in stile arabo a quello più tradizionale con grande maestria. Sonorità simili si trovano anche in Darkness Arise, mentre momenti più melodici caratterizzano le ballad Stardust, più tradizionale, e Mersal ricchissima di suoni orientali e in cui Zorgati (così come nella già citata Lili Twil) canta parte delle strofe in arabo.

Il disco si chiude con la title track che aggiunge anche chitarre da flamenco e flauti al potente intreccio di power metal e musica araba in un capolavoro musicale che trascende generi e tradizioni. La versione giapponese dell'album è impreziosita, come spesso accade, dalla presenza di una bonus track quale una diversa versione di Monster In My Closet cantata in giapponese.

Se fino ad ora i Myrath avevano composto ottimi album senza mai sbagliarne uno, con Shihili superano sé stessi, realizzando il miglior disco della propria carriera musicale contraddistinta da un suono unico al mondo e incredibilmente ricco. Il panorama dell'oriental metal vede altre band che realizzano esperimenti simili a quelli dei Myrath (tra cui ad esempio gli israeliani Orphaned Land) ma il suono della band di Ez-Zahra è sicuramente il più vario e versatile e grazie a questo nuovo disco il quintetto si proietta a pieno titolo tra i migliori del pianeta, non solo nell'ambito dell'oriental metal, ma del metal di ogni genere.

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