giovedì 20 agosto 2020
Omicidio di Jam Master Jay: arrestati due uomini a New York
A diciotto anni dall'omicidio di Jam Master Jay, DJ e polistrumentista dei Run-DMC, due uomini sono stati arrestati a New York lo scorso 17 agosto. Il procuratore dei distretto Est di New York ha infatti depositato un'accusa contro Karl Jordan Jr, di 36 anni, e Ronald Washington, di 56.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due uomini insieme a Jason Mizell (vero nome di Jam Master Jay) avevano acquistato una partita di dieci chili di cocaina da un fornitore del Midwest e avrebbero dovuto venderla nel Maryland; poco prima dell'omicidio Mizell avrebbe comunicato a Washington che intendeva escluderli dalla vendita tenendosi così il completo incasso. Vedendosi tagliati fuori dall'affare, i due avrebbero cospirato per uccidere Mizell.
In caso di condanna Jordan e Washington rischiano dai vent'anni di galera alla pena capitale.
Il giorno seguente all'arresto la famiglia di Mizell ha pubblicato una dichiarazione sull'account Twitter dei Run DMC in cui dice che questo arresto è un passo importante verso la giustizia e chiede il rispetto della propria privacy durante l'iter legale.
sabato 8 agosto 2020
I venticinque anni di HIStory di Michael Jackson
Quattro anni nell'industria discografica dell'ultimo decennio dello scorso secolo erano un'eternità. Non c'erano i social network e non c'era YouTube e l'unico modo per un artista per tenere viva la propria immagine era sfornare dischi e farli seguire da dei tour, che comunque raggiungevano solo chi ci poteva andare di persona per il suddetto motivo. L'avvento del CD aveva fatto sì che i musicisti si trovassero a dover incidere dischi di almeno sessanta minuti se non settanta o oltre, contro i quarantacinque o cinquanta del vinile, dilatando così le uscite discografiche negli anni. Ma quattro anni restavano tantissimi. Ed è proprio questo il lasso temporale trascorso da Dangerous del 1991 a HIStory del 1995. A prima vista può sembrare che MJ fosse solito lasciare passare così tanto tempo tra un disco e l'altro, perché tra Thriller e Bad erano passati cinque anni e tra Bad e Dangerous quattro; ma in realtà a spezzare l'attesa nel primo caso arrivarono Victory dei Jacksons e We Are The World, nel secondo caso il film Moonwalker. Invece tra la fine del Dangerous Tour e HIStory non ci fu proprio nulla.
Nel 1995 Michael Jackson era nel pieno di una tempesta mediatica, per via delle accuse di pedofilia e del tormentato matrimonio con Lisa Marie Presley che qualcuno mormorava servisse proprio a cancellare agli occhi del pubblico le presunte accuse di devianze sessuali. Questa situazione intricata rallentò sicuramente l'attività di Jacko e quando arrivò HIStory diede proprio l'impressione di essere la sua sfida con il destino, con cui The King of Pop voleva dimostrare di essere vivo e vegeto, e di essere ancora al vertice della propria carriera.
L'uscita dell'album fu preceduta dall'uscita del video di Scream, in coppia con la sorella Janet; il pezzo ricordava un po' Jam, brano di apertura di Dangerous, ma pazienza. Alla fine era un bel pezzo che mostrava un Jackson in gran forma. Anche se internet non c'era ancora, c'era MTV Europe che trasmetteva su TELE+ (due anni prima che arrivasse MTV Italia che sancì l'inizio della fine di un glorioso network), c'era l'italianissima Videomusic e c'erano i programmi di musica sulle TV generaliste, e Scream divenne subito uno dei pezzi più trasmessi.
Per l'album, il cui titolo per intero è HIStory: Past, Present and Future, Book I, i produttori fecero una scelta che oggi appare stranissima. L'album era doppio: il primo disco era una sorta di greatest hits che attingeva da Off the Wall, Thriller, Bad e Dangerous; mentre le tracce nuove stavano sul secondo disco che era di fatto l'album nuovo. Questo comportava un problema che al tempo era piuttosto ovvio: il costo di un CD si aggirava sulle 30.000 lire, gli album doppi costavano circa 50.000, e con questa mossa MJ costringeva chiunque volesse ascoltare il disco nuovo a comprare anche le canzoni vecchie spendendo la banconota con il volto di Bernini. In realtà per quanto sembri una mossa assurda, secondo i criteri di allora lo era molto meno. Anzitutto molti fan potevano comunque non avere il materiale vecchio, perché negli anni 90 bisognava comprare il CD oppure conoscere qualcuno che lo aveva e che poteva fare una copia su cassetta, perché i masterizzatori sarebbero arrivati almeno tre anni dopo, quindi magari a molti faceva piacere acquistare insieme ai pezzi nuovi anche quelli vecchi (e uno quelli ero io). In secondo luogo era abbastanza comune al tempo che i musicisti che non avevano dischi pronti da dare alle stampe pubblicassero delle raccolte di vecchi successi con l'aggiunta di qualche pezzo nuovo per i passaggi radiofonici, e anche questa pratica costringeva all'acquisto di materiale vecchio chi voleva comprare le canzoni nuove. Lo fecero ad esempio Bryan Adams con So Far so Good o i Depeche Mode e gli U2 con le raccolte uscite in quegli anni, ma era una pratica del tutto comune.
Semmai i dubbi più grandi vennero dalla scelta dei pezzi del primo disco. Mancavano capolavori assoluti come Smooth Criminal, Dirty Diana e Will You Be There; ma quali dei pezzi presenti avrebbero potuto essere esclusi per fare spazio a questi? Nessuno. Appunto. I dischi di Michael Jackson sono ed erano raccolte di capolavori, e quindi è ovvio che non si possano inserire tutti i pezzi in una raccolta, e quindi alla fine andava bene così.
Il secondo disco confermò in parte ciò che Dangerous aveva già detto: il pop di facile presa, per quanto mai banale, targato Quincy Jones era ormai alle spalle in favore di suoni più complessi e vari e di tematiche sociali particolarmente attuali come l'inquinamento, la solitudine e l'ineguaglianza sociale. Il disco spazia infatti dal rock all'hard rock, al rap, al funk e al soul e per fare questo MJ si avvalse della collaborazione della sorella Janet, come già detto, ma anche di Shaquille O'Neal, Notorious B.I.G. e Slash.
Beh, che dire? Se il primo dei due CD conteneva capolavori del passato, il secondo conteneva i capolavori nuovi, quelli che avrebbero raggiunto i primi nell'empireo. Ciò che è rimasto poco chiaro è perché il titolo contenga le parole Book I, perché il secondo volume non si è mai visto. Due anni dopo MJ tornò con Blood on the Dance Floor: HIStory in the Mix, un altro album stellare sulla falsariga di questo, ma il Book II non è mai arrivato.
HIStory si rivelò comunque un grande successo e di pezzi che riempirono l'airplay ce ne furono molti, da They Don't Care About Us a Stranger in Moscow fino a You Are Not Alone scritta da R. Kelly, un altro artista travolto da scandali che nel 2001 scrisse anche Cry per Michael Jackson incisa nell'album Invincible. La copertina di HIStory mostrava una statua di MJ di tre metri che lo ritraeva in posa da guerriero. Il significato era chiaro: quella che MJ stava combattendo era la sua guerra personale per tornare in vetta. E con questo album la sua guerra la vinse alla grande e dopo quattro anni di assenza The King of Pop era tornato. Più forte che mai.
Nel 1995 Michael Jackson era nel pieno di una tempesta mediatica, per via delle accuse di pedofilia e del tormentato matrimonio con Lisa Marie Presley che qualcuno mormorava servisse proprio a cancellare agli occhi del pubblico le presunte accuse di devianze sessuali. Questa situazione intricata rallentò sicuramente l'attività di Jacko e quando arrivò HIStory diede proprio l'impressione di essere la sua sfida con il destino, con cui The King of Pop voleva dimostrare di essere vivo e vegeto, e di essere ancora al vertice della propria carriera.
L'uscita dell'album fu preceduta dall'uscita del video di Scream, in coppia con la sorella Janet; il pezzo ricordava un po' Jam, brano di apertura di Dangerous, ma pazienza. Alla fine era un bel pezzo che mostrava un Jackson in gran forma. Anche se internet non c'era ancora, c'era MTV Europe che trasmetteva su TELE+ (due anni prima che arrivasse MTV Italia che sancì l'inizio della fine di un glorioso network), c'era l'italianissima Videomusic e c'erano i programmi di musica sulle TV generaliste, e Scream divenne subito uno dei pezzi più trasmessi.
Per l'album, il cui titolo per intero è HIStory: Past, Present and Future, Book I, i produttori fecero una scelta che oggi appare stranissima. L'album era doppio: il primo disco era una sorta di greatest hits che attingeva da Off the Wall, Thriller, Bad e Dangerous; mentre le tracce nuove stavano sul secondo disco che era di fatto l'album nuovo. Questo comportava un problema che al tempo era piuttosto ovvio: il costo di un CD si aggirava sulle 30.000 lire, gli album doppi costavano circa 50.000, e con questa mossa MJ costringeva chiunque volesse ascoltare il disco nuovo a comprare anche le canzoni vecchie spendendo la banconota con il volto di Bernini. In realtà per quanto sembri una mossa assurda, secondo i criteri di allora lo era molto meno. Anzitutto molti fan potevano comunque non avere il materiale vecchio, perché negli anni 90 bisognava comprare il CD oppure conoscere qualcuno che lo aveva e che poteva fare una copia su cassetta, perché i masterizzatori sarebbero arrivati almeno tre anni dopo, quindi magari a molti faceva piacere acquistare insieme ai pezzi nuovi anche quelli vecchi (e uno quelli ero io). In secondo luogo era abbastanza comune al tempo che i musicisti che non avevano dischi pronti da dare alle stampe pubblicassero delle raccolte di vecchi successi con l'aggiunta di qualche pezzo nuovo per i passaggi radiofonici, e anche questa pratica costringeva all'acquisto di materiale vecchio chi voleva comprare le canzoni nuove. Lo fecero ad esempio Bryan Adams con So Far so Good o i Depeche Mode e gli U2 con le raccolte uscite in quegli anni, ma era una pratica del tutto comune.
Semmai i dubbi più grandi vennero dalla scelta dei pezzi del primo disco. Mancavano capolavori assoluti come Smooth Criminal, Dirty Diana e Will You Be There; ma quali dei pezzi presenti avrebbero potuto essere esclusi per fare spazio a questi? Nessuno. Appunto. I dischi di Michael Jackson sono ed erano raccolte di capolavori, e quindi è ovvio che non si possano inserire tutti i pezzi in una raccolta, e quindi alla fine andava bene così.
Il secondo disco confermò in parte ciò che Dangerous aveva già detto: il pop di facile presa, per quanto mai banale, targato Quincy Jones era ormai alle spalle in favore di suoni più complessi e vari e di tematiche sociali particolarmente attuali come l'inquinamento, la solitudine e l'ineguaglianza sociale. Il disco spazia infatti dal rock all'hard rock, al rap, al funk e al soul e per fare questo MJ si avvalse della collaborazione della sorella Janet, come già detto, ma anche di Shaquille O'Neal, Notorious B.I.G. e Slash.
Beh, che dire? Se il primo dei due CD conteneva capolavori del passato, il secondo conteneva i capolavori nuovi, quelli che avrebbero raggiunto i primi nell'empireo. Ciò che è rimasto poco chiaro è perché il titolo contenga le parole Book I, perché il secondo volume non si è mai visto. Due anni dopo MJ tornò con Blood on the Dance Floor: HIStory in the Mix, un altro album stellare sulla falsariga di questo, ma il Book II non è mai arrivato.
HIStory si rivelò comunque un grande successo e di pezzi che riempirono l'airplay ce ne furono molti, da They Don't Care About Us a Stranger in Moscow fino a You Are Not Alone scritta da R. Kelly, un altro artista travolto da scandali che nel 2001 scrisse anche Cry per Michael Jackson incisa nell'album Invincible. La copertina di HIStory mostrava una statua di MJ di tre metri che lo ritraeva in posa da guerriero. Il significato era chiaro: quella che MJ stava combattendo era la sua guerra personale per tornare in vetta. E con questo album la sua guerra la vinse alla grande e dopo quattro anni di assenza The King of Pop era tornato. Più forte che mai.
martedì 4 agosto 2020
Temperance - Viridian
Con il nuovo Viridian, uscito a gennaio di quest’anno, i Temperance sono giunti al loro quinto album in studio e al secondo con la nuova formazione che vede Michele Guaitoli e Alessia Scolletti alle voci, dopo Of Jupiter and Moons del 2018. In questo nuovo lavoro la band continua sulla strada tracciata dal precedente, realizzando un disco di ottimo metal melodico, intriso di AOR di stampo ottantiano, che basa la propria forza sulla positività della musica espressa e sulle ottime doti vocali dei due interpreti.
Il disco è composto da undici pezzi e parte fortissimo con la travolgente Mission Impossible chiaramente ispirata all'omonima serie cinematografica, ma l’offerta musicale non si ferma ai pezzi energici, infatti il disco vira subito verso l’AOR con pezzi melodici come I Am the Fire e Start Another Round. Atmosfere ottantiane si trovano anche in Let it Beat e nella title track Viridian che sono anche i due brani in cui Michele e Alessia tirano fuori il meglio delle proprie doti vocali, con Alessia in particolare che regala una performance magistrale nel controcanto sul ritornello finale di Viridian.
Come anticipato le atmosfere del disco sono molto varie e oltre ai pezzi energici e a una buona dose di AOR troviamo la power ballad Scent of Dye e un paio di esperimenti di crossover con The Cult of Misery, che contiene vocalizzi lirici di Laura Macrì, e Nanook impreziosita dalla presenza del coro dei bambini della scuola Sant'Angela Merici.
Chiudono il disco la speranzosa Gaia, in cui l’uomo si rivolge alla Terra su cui abita tra una richiesta di scuse e la speranza di poter cambiare il mondo per il meglio, e Catch the Dream, retta solo da un battito di mani come accompagnamento e che vede la presenza del coro gospel NuVoices Project, che inneggia all'unione dell’umanità e al superamento delle divisioni. La versione digitale del disco include Lost in the Christmas Dream, che come suggerisce il titolo stesso è un canto natalizio in stile AOR dai toni positivi e che invita a non perdere mai la speranza.
Giunti alla fine dell’ascolto ci si accorge che Viridian non contiene neanche un filler e costituisce un ottimo album di metal melodico ricco di commistioni e suggestioni diverse in cui la band dà anche una lezione tanto ovvia quanto di successo: se si ha in squadra il Dream Team del canto italiano realizzare un album di questo livello è quasi facile e naturale.
Il disco è composto da undici pezzi e parte fortissimo con la travolgente Mission Impossible chiaramente ispirata all'omonima serie cinematografica, ma l’offerta musicale non si ferma ai pezzi energici, infatti il disco vira subito verso l’AOR con pezzi melodici come I Am the Fire e Start Another Round. Atmosfere ottantiane si trovano anche in Let it Beat e nella title track Viridian che sono anche i due brani in cui Michele e Alessia tirano fuori il meglio delle proprie doti vocali, con Alessia in particolare che regala una performance magistrale nel controcanto sul ritornello finale di Viridian.
Come anticipato le atmosfere del disco sono molto varie e oltre ai pezzi energici e a una buona dose di AOR troviamo la power ballad Scent of Dye e un paio di esperimenti di crossover con The Cult of Misery, che contiene vocalizzi lirici di Laura Macrì, e Nanook impreziosita dalla presenza del coro dei bambini della scuola Sant'Angela Merici.
Chiudono il disco la speranzosa Gaia, in cui l’uomo si rivolge alla Terra su cui abita tra una richiesta di scuse e la speranza di poter cambiare il mondo per il meglio, e Catch the Dream, retta solo da un battito di mani come accompagnamento e che vede la presenza del coro gospel NuVoices Project, che inneggia all'unione dell’umanità e al superamento delle divisioni. La versione digitale del disco include Lost in the Christmas Dream, che come suggerisce il titolo stesso è un canto natalizio in stile AOR dai toni positivi e che invita a non perdere mai la speranza.
Giunti alla fine dell’ascolto ci si accorge che Viridian non contiene neanche un filler e costituisce un ottimo album di metal melodico ricco di commistioni e suggestioni diverse in cui la band dà anche una lezione tanto ovvia quanto di successo: se si ha in squadra il Dream Team del canto italiano realizzare un album di questo livello è quasi facile e naturale.
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