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giovedì 7 aprile 2016

Francess - Apnea

Il 2015 ha visto il debutto discografico della della giovanissima cantante italiana Francess, all'anagrafe Francesca English nata a New York nel 1989 da padre giamaicano e madre italiana, con il suo primo album intitolato Apnea. Nonostante la nota biografica sulla pagina di Facebook della cantante descriva la sua musica come soul, blues e jazz a noi sembra invece che questa afferisca all'R&B e sia più vicina a modelli come Erikah Badu, Monica o Blu Cantrell piuttosto che ad Alicia Keys o Norah Jones.

Ma a parte le etichette quello che importa è la caldissima voce di Francess offre dell'ottima musica di grande qualità e porta una ventata di sonorità nere in un paese che troppo spesso si ferma al pop di facile consumo. Di norma i dischi R&B presentano una predominanza di brani lenti, ma Apnea contrariamente alle aspettative offre un buon equilibrio tra brani lenti e altri più energici. L'album parte alla grande con la bellissima traccia di apertura intitolata Cool, proposta anche in chiusura in versione acustica, sostenuta dal forte giro di basso e di tastiere; anche il secondo brano In My Veins è piuttosto energico ed in questo sono i fiati ad avere il ruolo principale nell'accompagnare la voce di Francess.

Tra i brani lenti spiccano le bellissime Ashes Flesh and Bones, No Hero e The Other Half of Me affidate alla voce sensuale della cantante che riesce a creare l'atmosfera con grande efficacia. Mentre tra i pezzi più veloci meritano una menzione particolare anche le allegre e trascinanti Notes and Words, che chiude il disco prima della versione acustica di Cool, e Holding Your Breath. Tra gli altri brani veloci troviamo Never Know, caratterizzata da un insolito ritmo sincopato, e Upside Down, uptempo piuttosto tradizionale.

Tutte le undici tracce del disco sono comunque di altissimo livello, l'album non conosce un attimo di noia e offre oltre un'ora di R&B che mette in mostra il raro talento della cantante e della sua voce suadente che si dimostra all'altezza sia dei pezzi più trascinanti che di quelli più intimistici.

La voce e lo stile di Francess non hanno eguali nel nostro paese. Mentre in UK cantanti R&B come Shola Ama, Ms. Dynamite o Jamelia (che in realtà mancano dalle classifiche da almeno un decennio, lasciando il posto a cantanti bianchi che interpretano gli stessi stili) hanno portato l'R&B nel vecchio continente e in Germania Xavier Naidoo ha tradotto questo stile nella propria lingua così come ha fatto Nell Evans in Francia, in Italia l'R&B è stato interpretato poche volte e da musicisti e vocalist ben sotto il livello dei colleghi esteri che spesso sfiorano il ridicolo e alle volte lo centrano in pieno. Francess al contrario esce a testa alta dal confronto con gli interpreti migliori, ma purtroppo la musica di qualità nel nostro paese quasi mai affiora in superficie.

giovedì 4 febbraio 2016

I Litfiba con Filippo Margheri

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale in seguito alla pubblicazione dell'EP "Il Mostro" nell'agosto del 2016.

Piero Pelù e Gianluigi Cavallo non sono gli unici cantanti ad aver ricoperto il ruolo di front-man dei Litfiba nei quasi quattro decenni della loro carriera. Tra l'abbandono di Cabo alla fine del 2006 e il ritorno di Pelù nel 2009 vi fu un breve periodo in cui la band fiorentina ebbe un terzo cantante: Filippo Margheri.

Pochi mesi dopo l'abbandono di Cavallo, Ghigo Renzulli cercò un nuovo vocalist nel tentativo di rilanciare la band e lo individuò nel giovanissimo Margheri, nato a Firenze nel 1980, che era stato fino al 2003 leader di un gruppo underground chiamato MiiR che cantava in inglese.

Il primo brano realizzato dai Litfiba con Margheri fu Effetti Collaterali pubblicato nell'agosto del 2008, un rock graffiante, aspro e in parte anche piuttosto grezzo ma di grande impatto sonoro ed efficacia; Margheri cantava con uno stile proprio, non tentando di imitare i suoi predecessori e il primo brano fu davvero ottimo. Di Effetti Collaterali venne anche realizzato un video in cui si vede la band suonare e nella stanza accanto il cantante che lotta contro un uomo incappucciato che alla fine si scopre essere lo stesso Margheri.

Dopo il primo brano, il gruppo realizzò un EP pubblicato a gennaio del 2009 e diffuso solo in formato digitale intitolato Five on Line registrato in presa diretta e composto da cinque brani: tre inediti e due versioni nuove di brani vecchi. Le due autocover sono Animale di Zona (cantata originariamente da Pelù) e Luce che Trema (cantata originariamente da Cabo) entrambe riproposte in versione sostanzialmente uguale all'originale. Oltre a queste l'EP contiene Effetti Collaterali 1.1, nuova versione del pezzo già edito, l'aggressiva e penetrante Sepolto Vivo e Terra di Nessuno che richiama le sonorità new wave degli esordi del gruppo negli anni 80. Di tutti i cinque brani furono anche realizzati dei video che mostrano semplicemente il gruppo in sala d'incisione che registra i pezzi.

Dopo Five on Line i Litfiba pubblicarono anche i brani Sepolto Vivo 2.0, nuova versione del brano dell'EP a cui sono aggiunti vari suoni in post produzione tra cui l'introduzione al pianoforte e la seconda voce nel ritornello, e Rabbia in Testa che prosegue sulla strada del rock graffiante che ha caratterizzato la musica della band fiorentina in questo breve periodo.

Alla pubblicazione dell'EP e delle due nuove tracce avrebbe dovuto seguire un tour di promozione ma alla fine i concerti furono solo due nel settembre del 2009: uno ad Aosta e uno a Modena. In queste date la band propose un nuovo brano inedito intitolato Il Mostro, un rock veloce che pur non discostandosi molto dalle produzioni dei Litfiba di quel periodo sembra un collage di altri brani scritti in precedenza come Resta o Gira nel mio Cerchio. La versione de Il Mostro registrata in studio è stata pubblicata solo nell'agosto del 2016 dal Ghigo Renzulli Fan Collaborative all'interno di un EP che porta il titolo stesso del pezzo inedito e che contiene anche Mr. Hyde, Oceano, Luce Che Trema e Sottile Ramo registrate dal vivo al concerto di Aosta il 6 settembre del 2009.

Purtroppo questo breve esperimento non raccolse l'interesse dei media e dei fan e a novembre del 2009 il gruppo annunciò la chiusura di questa fase e la sospensione delle attività. Non possiamo dire che si tratti di un'occasione sprecata perché l'abbandono di Margheri fu quasi contestuale al ritorno di Pelù avvenuto il mese dopo, ma sicuramente Filippo si dimostrò ampiamente all'altezza della prova e bravissimo come cantante e come autore. In realtà non sapremo mai se Margheri sarebbe stato in grado di scrivere e registrare con Renzulli un intero album, ma sappiamo per certo che i pochi brani che ha scritto e inciso sono ottimi e che è un vero peccato che un talento di questa portata resti ai margini della scena musicale.

lunedì 11 gennaio 2016

ilNero E=MC2 Tour - Desio, 9/1/2016

Ci sono concerti che ti lasciano dentro un qualcosa che poi non sai descrivere, una sensazione di aver partecipato a qualcosa di vero, a un profluvio di emozioni genuine che sgorgano dal cuore. E' questo ciò che ho provato io e gli altri che erano con me al concerto de ilNero al Rock On The Road di Desio il 9 gennaio del 2016. Il pubblico trepidande si è raccolto ai piedi del palco ben prima che la band capitanata da Gianluigi Cavallo (e che vede nella sua formazione anche il figlio Sebastiano come chitarrista) uscisse dai camerini intorno alle 23 accompagnata dalle nuvole di fumo che uscivano dai lati e della title track del loro album E=MC2 che veniva trasmessa dagli altoparlanti.

E da lì in poi è stato solo rock, energia a fiumi per un'ora e mezza di musica ininterrotta. La band sul palco ha un'energia incredibile e trasmette una forza degna dell'olimpo del rock. I "neri" hanno eseguito tutti i pezzi del loro primo album e dalle esecuzioni live emerge la perfezione tecnica che contraddistingue la band che non sbaglia un colpo. Il concerto è partito alla grande con Splendido Girone, per poi proseguire con Cuore, Oltre e tutti gli altri brani che compongono il disco e tutto il pubblico era unito nel cantarli a memoria insieme a Cabo. Oltre a questi ilNero ha eseguito due inediti entrambi in inglese: The Return una ballad che inizia con tastiera a voce che circa a metà concerto ha rallentato per un attimo il ritmo creando un'atmosfera più intima e raccolta e We Are Back vibrante e trascinante rock and roll da headbanging in chiusura del concerto che Cabo usa per lanciare la frase che sintetizza al meglio ciò che abbiamo vissuto: Siamo vivi!

Dopo We Are Back come ultimo brano non poteva mancare la cover di Heroes di David Bowie (in una delle ultime, forse proprio l'ultima, interpretazioni live eseguite quando il Duca Bianco era ancora in vita) che Cabo dedica ai propri sostenitori ma che tutti i presenti in realtà avrebbero dedicato alla band che, va ricordato, non è composta di professionisti ma da informatici che fanno musica per hobby e che nonostante ciò non hanno nulla da invidiare a gruppi blasonati del panorama mondiale.

Dopo Heroes il pubblico ha richiesto alla band un bis, non per consuetudine ma per la vera voglia di stare ancora insieme, di regalarsi altri pochi minuti di musica, forza e amicizia e ilNero ha riproposto Dolce Vita, forse il pezzo migliore dell'album e del concerto, e la cover di Personal Jesus dei Depeche Mode in una versione particolarmente infernale. E mentre ci allontanavamo dal locale c'era la forte sensazione di non essere stati solo a un concerto, ma quasi a un evento in famiglia e tra amici. "Piacere di avervi conosciuto" dicevo a chi aveva cenato con me, con cui avevo scambiato poche parole ma che erano bastate a capire che la passione per il rock ci accomunava. E i sei ragazzi sul palco il rock ce l'hanno nel sangue e l'hanno riversato nell'aria come solo quelli a cui scorre fino al cuore sanno fare. Grazie "neri", alla prossima!

giovedì 7 gennaio 2016

Intervista a Gianluigi Cavallo

Il 2015 ha visto il ritorno sulle scene musicali di Gianluigi Cavallo, ex frontman dei Litfiba dal 2000 al 2006 e attualmente cantante del suo nuovo progetto musicale chiamato ilNero che vede nella sua formazione anche la presenza del figlio Sebastiano come chitarrista.

Cabo ha cortesemente accettato la nostra proposta di rilasciarci un'intervista che potete leggere di seguito.

Ringraziamo Gianluigi per la sua cortesia e disponibilità


125esima Strada: Ciao Cabo, anzitutto grazie del tempo che ci dedichi. Parliamo del tuo nuovo disco, come è nato ilNero?

Gianluigi Cavallo: Dalla voglia di creare insieme ad amici e fratelli arte, musica ed emozioni. Il concetto di nero è davvero molto esteso e rispecchia completamente le nostre filosofie di pensiero a riguardo. Il nero è la madre della luce. Senza il nero le luci, anche le più tenui, non sarebbero visibili. E’ uno stato di profonda quiete che ti impone di ascoltare il tuo essere.


125esima Strada: E i brani del disco come sono nati?

Gianluigi Cavallo: Ho sempre continuato a scrivere in questi anni, con il piacere di estrarre quanto contenuto nel mio essere. Alcuni arrivano addirittura dal 1995, brani che avevo scritto e che non abbiamo utilizzato nei Litfiba. Il tutto è stato preso e portato in sala prove con i miei fratelli “neri” e da lì la stesura ed il vestito finale.


125esima Strada: Cosa provi a vedere tuo figlio che si esibisce insieme a te come chitarrista?

Gianluigi Cavallo: Orgoglio e gioia. Metà di me vorrebbe essere giù dal palco per assistere allo spettacolo senza perdere un secondo. Un dei regali più belli di questa vita, suonare insieme a mio figlio.


125esima Strada: A quale brano del disco sei più legato (se ce n'è uno)?

Gianluigi Cavallo: Nessuno in particolare.


125esima Strada: Come mai hai scelto proprio Heroes per tornare sulle scene dopo la tua lunga assenza?

Gianluigi Cavallo: Il Duca Bianco è un esempio, un maestro, sempre. La sua capacità di emozionare è rimasta inalterata e non perde occasione per mostrare la sua coerenza e il suo talento. Heroes è stata una scelta immediata, secca, diretta.

Adoro quel brano e dedicarlo ai mie fan che fino ad oggi hanno aspettato con pazienza e passione il mio ritorno è stato spontaneo. Celebrare persone e amici che per tanto tempo hanno fatto viaggi, sacrifici, chilometri, speso soldi, per condividere le emozioni di una sera insieme è quanto di più vero c’è in questa vita.


125esima Strada: Quali sono i tuoi gruppi o cantanti preferiti attualmente?

Gianluigi Cavallo: Ascolto musica a 360 gradi. Attualmente le mie preferenze sono David Bowie, Foo Fighters, Muse, Franz Ferdinand, Kasabian, Slash.


125esima Strada: E invece quali sono i tuoi preferiti di tutti i tempi?

Gianluigi Cavallo: Troppi da nominare: da Robert Johnson ai Muse, non dimenticando Paganini, Miles Davis, Paco de Lucia, ecc.ecc.

Troppi per fare una lista sensata. Ogni artista mi incontra durante i passi del mio vivere.


125esima Strada: Quali generi musicali ascolti oltre al rock?

Gianluigi Cavallo: Tutti. Non ci sono limiti alle emozioni. Tutto quello che mi emoziona.


125esima Strada: Qual'è il tuo ricordo più bello degli anni che hai trascorso nei Litfiba?

Gianluigi Cavallo: Il pubblico, i fan, gli amici.


125esima Strada: Come riesci a coniugare il tuo lavoro di CEO di Virtualcom con l'attività di rocker?

Gianluigi Cavallo: C’è chi gioca a golf o a calcetto… io suono.


125esima Strada: Ci sarà mai un nuovo album de ilNero?

Gianluigi Cavallo: E’ già in lavorazione. Siamo tornati, per restare.

giovedì 19 novembre 2015

Dai Karma agli Juan Mordecai

Il rock italiano ha vissuto negli anni 90 un momento di gloria e creatività che non si è mai ripetuto né prima né dopo e che ha visto la nascita di gruppi come i Ritmo Tribale, i Rats, i Clan Destino e molti altri che hanno portato una seppur breve ventata di novità in un panorama che di norma si basa sul pop di facile consumo. Una delle migliori espressioni della musica di quel decennio sono senza dubbio i milanesi Karma che nonostante abbiano avuto una carriera molto breve hanno scritto una delle più belle e importanti pagine della storia della musica del nostro paese riuscendo nell'ardua impresa di portare il grunge al di fuori dei confini nordamericani fino all'Italia.

Il gruppo nacque nel 1990 a Milano con il nome Circle of Karma e formato da David Moretti alla voce e alla chitarra, Andrea Bacchini alla chitarra, Andrea Viti al basso, Diego Besozzi alla batteria e Alessandro Rossi detto Pacho alle percussioni. La band registrò dapprima un album, mai pubblicato, interamente in inglese che alcuni anni dopo, e dopo aver abbreviato il proprio nome in Karma, tradusse in italiano e reincise dando così vita al proprio primo ed eponimo album realmente pubblicato. L'album fu l'unico disco italiano di vero grunge e forse il migliore al mondo realizzato in una lingua diversa dall'inglese. La band si ispirava alle grandi formazioni del genere come Pearl Jam, Soundgarden e soprattutto agli Alice in Chains anche dal punto di vista del cantato di Moretti molto simile a quello di Layne Staley; inoltre i Karma arricchirono la propria musica con sonorità tribali e orientali grazie alle percussioni e al sitar suonato dallo stesso Moretti. Il disco spazia dai brani più potenti e graffianti come Lo Stato Delle Cose, Il Volo e La Differenza ad altri più melodici tra cui spiccano Terra e Cosa Resta che a nostro giudizio è il brano più bello dell'intero disco. Tra i pezzi migliori si trova l'orientaleggiante Nascondimi che con i suoi richiami indiani replica l'esperimento simile operato dai Soundgarden nello stesso anno nel loro album Superunknown e anticipa di due anni le sonorità che i Kula Shaker avrebbero trasformato nel proprio marchio di fabbrica. In totale il disco è composto da 14 brani tutti di grande impatto, contrariamente alla maggioranza degli artisti italiani che realizzano album con tre o quattro brani di livello e una lunga serie di riempitivi.

Dopo il primo album i Karma tornarono nel 1996 con il loro secondo lavoro intitolato Astronotus in cui si allontanano dal grunge, che in quell'anno stava vivendo la propria parabola discendente, spostandosi verso il rock psichedelico ricco di distorsioni e accentuando le sonorità tribali ed etniche grazie alle percussioni sempre più presenti. Il disco propone di nuovo un buon equilibrio tra brani veloci come 3° Millennio e brani melodici come Indivisibili, Atomi e l'onirica Selezione Naturale. Il grunge non viene comunque completamente abbandonato anche se l'unico brano che ancora resta ancorato al suono di Seattle è l'ottima Atomi. Di grande impatto sono anche le strumentali Kali Yuga e Amazzonia, i due pezzi in cui i suoni etnici si fanno più forti, e la lunga e variegata jam Astronotus che unisce il suono delle chitarre a quelli tribali.

Dopo questo secondo album i Karma si allontanarono dalle scene e ufficialmente non pubblicarono altri album. Tuttavia nel 2007, a ben 11 anni di distanza da Astronotus, Moretti e Viti diedero vita a un duo chiamato Juan Mordecai che vide tra i propri musicisti di supporto gli ex Karma Bacchini, Besozzi e Pacho. Il primo e unico album degli Juan Mordecai, che a differenza dei Karma cantano in inglese, si intitola Songs of Flesh and Blood e pur restando nelle sonorità psichedeliche presenta una varietà musicale impressionante. Il disco parte con la graffiante Prodigal Son dalle atmosfere che tendono al punk e prosegue con la lenta The Flesh Song che è il brano più psichedelico dell'intero album. Tra i brani migliori si trovano anche Someone Better, di chiara ispirazione stoner rock, 3 Little Lusts ispirata invece al folk rock americano, e Black Clouds con le sue atmosfere country seppure più buie e cupe di quelle consuete dei cantanti statunitensi del genere. Non manca in questo disco un tocco di grunge con la stupenda Skin & Bones che ne propone una versione un po' più psichedelica rispetto alle sonorità dei Karma. In due degli undici pezzi la voce solista è affidata a Viti anziché a Moretti: I Saw You e Demon Lover, entrambe molto lente e d'atmosfera.

Il finora unico album degli Juan Mordecai è un assoluto capolavoro per qualità e varietà e questa esperienza aprì le porte alla reunion dei Karma nel 2010, ma la band tornò insieme solo da vivo per un tour e non registrò materiale inedito.

E' un vero peccato che Moretti e la sua band abbiano prodotto solo tre album perché sono indiscutibilmente tra i migliori musicisti della nostra penisola. Del resto oggi David Moretti è Deputy Creative Director di Wired ed è molto improbabile che torni a scrivere e registrare. Ma è comunque grazie a lui e al suo gruppo che il nostro paese può vantare queste poche ma ottime perle di rock.

giovedì 15 ottobre 2015

ilNero - E=MC2 - Essenza di Macchina Cuore Cervello

Ci sono artisti che per un motivo o per un altro non arrivano alla notorietà e alla fama che meriterebbero. Magari per scelte personali diverse o perché non hanno mai trovato modo di esprimere al meglio la propria creatività. E' questo il caso di uno dei migliori vocalist al mondo che ha goduto solo di pochi anni di notorietà ad inizio millennio quando ha raccolto una pesante eredità alla guida del più grande gruppo rock della storia d'Italia (e non solo). Ma fortunatamente il 2015 vede il ritorno sulla scena musicale di Gianluigi Cavallo detto Cabo, ex frontman dei Litfiba dal 2000 al 2006, con il suo nuovo gruppo chiamato ilNero.

Cabo esordì musicalmente nel 1994 con la pubblicazione di due singoli dance intitolati Brooklyn (pubblicato a nome DJ Cavallo) e A Say Baby (a nome Indyana) ma è l'anno seguente che arrivò la vera svolta con la realizzazione di un demotape di stampo chiaramente hard rock intitolato Il Patto composto da 12 pezzi.

Alla fine del 1999 Cavallo venne scelto da Ghigo Renzulli per sostituire Piero Pelù come voce dei Litfiba dopo l'uscita di quest'ultimo dal gruppo. Il primo album realizzato con Cabo alla voce fu Elettromacumba del 2000 e nonostante fosse più che decoroso mostrò che l'accordo musicale tra i due funzionava solo in parte. Le ballad e i brani midtempo come Il Pazzo che Ride, Il Giardino di Follia e Dall'Alba al Tramonto sono infatti molto belli e di grande effetto e soprattutto allargano l'offerta musicale dei Litfiba che fino ad allora di brani lenti ne avevano fatti proprio pochi. Ma sui brani veloci l'intesa tra i due non sembrava funzionare a dovere; basta confrontare le versioni di Il Patto e Piegami di Elettromacomba con quelli del demo di Cabo per rendersi conto che l'aggressività, l'energia e il suono graffiante degli originali sono completamente persi per adagiarsi su sonorità piatte e di maniera. In particolare l'inizio de Il Patto preso di peso da Regina di Cuori e da Prendi in Mano i Tuoi Anni semplicemente uccide il deflagrante brano scritto anni prima da Cabo. Ciò nonostante Cavallo dimostrò da subito di avere grande personalità e di imporre il proprio stile senza tentare minimamente di imitare Pelù (e chi dice il contrario non ha mai sentito né l'uno né l'altro): un paragone tra i due è del tutto impossibile perché hanno stili canori e musicali completamente diversi. Due grandissimi cantanti con ben poco in comune.

Con Cabo i Litfiba realizzarono altri due album in studio Insidia e Essere o Sembrare che confermarono quanto già mostrato con il primo: ottime ballad come Oceano e Giorni di Vento, mentre i pezzi veloci sono sempre troppo anemici, con l'esclusione dell'eccezionale Luce che Trema. Alla fine del 2006 Cavallo annunciò la propria uscita dai Litfiba per idee musicali incompatibili tra lui e Renzulli e per dedicarsi alla propria attività imprenditoriale come CEO di un'azienda informatica chiamata Virtualcom da lui stesso fondata. Dopo sette anni di silenzio Cabo tornò nel gennaio del 2014 con una cover di Heroes di David Bowie nettamente diversa dall'originale e anche da tutte le reinterpretazioni successive, forse un po' si avvicina alla versione dei Wallflowers del 1998 ma è comunque personalizzata in un lungo crescendo di energia. Bastarono quei sei minuti a dimostrare che Cabo aveva ancora molte frecce al proprio arco e a spingere i fan ad attendersi un ritorno in grande stile.

All'inizio del 2015 Cavallo annunciò la nascita del suo nuovo gruppo chiamato ilNero in cui milita anche il figlio Sebastiano in veste di chitarrista; il logo della band è un bellissimo ambigramma che reca la scritta ILNERO se lo si legge come si presenta e CABO se lo si ruota di 180 gradi. Dopo il primo concerto tenutosi il 30 gennaio del 2015 la band annunciò che il primo album era in fase di realizzazione e a maggio fu pubblicato il primo singolo intitolato Soli ed Unici, un vibrante midtempo dal testo poetico che richiama alla memoria i migliori pezzi della militanza di Cabo nei Litfiba.

A settembre, poche settimane prima dell'uscita dell'album è stato pubblicato anche il brano Cuore, che si apre con un'insolita introduzione al pianoforte raggiunto poi dagli altri strumenti e dall'inconfondibile voce del cantante. L'album intero, intitolato E=MC2 - Essenza di Macchina Cuore Cervello, è stato pubblicato ad ottobre del 2015 ed è composto di 11 tracce di puro rock immediato e tagliente, ricco di riff di chitarra e dalle atmosfere prevalentemente cupe ed energiche in cui la voce di Cabo si esprime al meglio della propria potenza e profondità. Tra gli 11 brani ce ne sono 9 nuovi (tra cui Cuore) scritti appositamente, oltre a una cover e la già citata Soli ed Unici che risale al demotape del 95. Nel disco si trovano pezzi veloci di grande impatto come Dolce Vita e Splendido Girone che a nostro giudizio sono i migliori dell'intero album e alcuni che partono lenti e sommessi per poi esplodere nel ritornello, tra questi si distingue Oltre per le sonorità blues che ne caratterizzano l'inizio. Tra i brani di spicco troviamo anche la bellissima ballad Reality Show, l'atipica title track che vira verso il trip hop e la leggera A Pezzi che dopo un avvio tendente al jazz prende con decisione la strada del soft rock. Come anticipato, nel disco troviamo anche la cover di Personal Jesus dei Depeche Mode anch'essa proposta in una versione differente dall'originale e da tutte le interpretazioni successive, il brano qui suona molto cupo e aggressivo e ricorda forse la versione di Marilyn Manson, ma il paragone non deve ingannare perché il risultato è senza alcun dubbio migliore visto che, banalmente, Cabo è una grande cantante decisamente superiore al ridicolo Marilyn Manson.

Il rock italiano odierno naviga in brutte, anzi pessime, acque. Ad esclusione dei Litfiba (che purtroppo non producono nulla di nuovo dal lontano 2012) non esiste nulla. Se il meglio che il nostro paese sa produrre sono i Negrita e se consideriamo rock i quattro accordi di Ligabue è perché il livello è veramente infimo. Fortunatamente ilNero, a dispetto del suo nome, getta un po' di luce in questa tenebra; per rialzare il livello della produzione musicale del nostro paese avevamo proprio bisogno che un signore che di lavoro fa il CEO di una multinazionale togliesse giacca e cravatta e si mettesse a fare del sano rock sanguigno in jeans e maglietta con i teschi.

Bentornato, Cabo! E non farci aspettare altri sette anni prima di farti risentire.