mercoledì 20 gennaio 2021
John Fogerty - Fogerty's Factory
I pezzi sono stati registrati nello studio casalingo di Fogerty, ad esclusione di Centerfield tratta dall'album omonimo del 1985, registrata al Dodgers Stadium (ovviamente senza pubblico) in occasione del settantacinquesimo compleanno di John. Il disco offre un po' di sano divertimento, con i brani che mostrano chiaramente il loro lato più rustico e ruspante, anche per il fatto di essere basato interamente su solo voce, chitarre e basso, senza batteria. Sicuramente lo si ascolta volentieri ed essendo tutti brani noti scorre senza intoppi e senza annoiare. Tuttavia non si tratta certo di un capolavoro, visto che si tratta di cover acustiche di pezzi famosi la cui melodia resta inalterata e quindi non aggiunge nulla a quanto già conoscevamo.
Viene comunque da chiedersi perché dal 2007 John Fogerty sforni solo cover. A Revival del 2007 sono infatti seguiti The Blue Ridge Rangers del 2009, che conteneva cover di altri musicisti, e Wrote a Song for Everyone del 2013, album di autocover che vedeva importanti ospiti della scena rock contemporanea. E per quanto quindi Fogerty's Factory sia piacevole da ascoltare, lascia un po' la sensazione dell'occasione sprecata. Non resta che sperare che questo sia un esperimento per provare la nuova band e che Fogerty e i suoi figli ci regalino un album di inediti nei prossimi anni.
mercoledì 13 gennaio 2021
Neon Tapehead - Never Say Never
Attualmente il gruppo è composto dal fondatore Dmitry Ursul, leader del gruppo, alle chitarre e alla produzione, Maya Shonia alla voce, Dmitry Votintsev al basso e Alexandr Kovalchuk alla batteria. Già dal primo ascolto la musica dei Neon Tapehead colpisce, diverte e si lascia ascoltare con piacere. Oltre alle basi musicali realizzate con grande maestria, il punto di forza di questo gruppo è la voce di chiara ispirazione black di Maya Shonia che riesce a dare ai brani un groove incredibile cantando in stile R&B e conferendo alle cinque canzoni un'efficace mistura di leggerezza e sensualità.
Tutto il disco è pervaso da venature scintillanti e festaiole tipiche del decennio a cui si ispira, al punto che questo disco più che un omaggio agli anni 80 sembra preso di peso da allora e teletrasportato ai giorni nostri. E' difficile individuare tracce migliori di altre, perché questo EP coinvolge e intrattiene per tutta la sua durata, in ogni caso spiccano Let's Get Down in cui l'impronta della black music è più forte che altrove e la title track che è il brano più etereo del disco.
Never Say Never dei Neon Tapehead racchiude quindi proprio ciò di cui più si sente bisogno in questo momento: allegria e spensieratezza, senza rinunciare a una produzione di altissimo livello. Un ottimo disco con cui iniziare un nuovo anno.
mercoledì 6 gennaio 2021
Tupac - Storia di un ribelle di Andrea Di Quarto
Il libro di Di Quarto, senza troppi giri di parole, è semplicemente perfetto ed è un'opera di magistrale giornalismo come ai nostri giorni se ne vedono poche, soprattutto su un argomento di nicchia come l'hip hop e da parte di un giornalista italiano. Di Quarto infatti attinge da un numero di fonti davvero impressionante e di altissimo livello, garantendo così un racconto veritiero e il più possibile aderente alla realtà. L'autore anzitutto risale spessissimo alle dirette parole degli stessi protagonisti delle vicende narrate, attingendo da numerose interviste e dichiarazioni. Inoltre cita tra le proprie fonti riviste, giornali e documentari tra i più autorevoli, senza cedere mai al richiamo facile di tabloid e titoli clickbait.
Proprio per via dell'intento di offrire un racconto veritiero, Di Quarto smonta molte delle bufale più diffuse sulla vita del rapper; ad esempio chiarisce che il suo legame con Jada Pinkett era solo di amicizia anche se a molti piace ricamarci sopra una storia d'amore di fatto mai avvenuta. Inoltre un merito innegabile e importantissimo di questo libro è che non si tratta di un'"agiografia di Tupac" ma di un racconto super partes che non vuole edulcorare il messaggio e che mette il luce le contraddizioni e le debolezze che spesso hanno caratterizzato Tupac e il suo messaggio musicale.
Come è ovvio un'ampia parte del libro è dedicata alla morte di Tupac e all'analisi delle indagini e delle teorie che sono nate da allora, sottolineando punti di forza e di debolezza di ognuna di loro. L'autore comunque smonta senza mezzi termini quelle più ridicole che vogliono il rapper ancora vivo a nascondersi chissà dove o complotti orditi dall'FBI.
In sintesi il libro di Di Quarto, che è autore anche di due volumi sulla storia del rap usciti nel 2018, è un ottimo lavoro di impeccabile fattura. Sicuramente si può consigliare la lettura di Tupac - Storia di un ribelle ad almeno due categorie di persone: gli appassionati di hip hop e i biografi. I primi perché ci troveranno un valido e completo racconto della vita uno dei rapper più rappresentativi della storia. I secondi perché imparino come si scrivono le biografie.
mercoledì 23 dicembre 2020
George Thorogood & The Destroyers – Rock And Roll Christmas
Il B-side di Rock And Roll Christmas è New Year's Eve Party, anch'essa ispirata al rock and roll degli anni 50, con ritmi meno forsennati del brano sul lato A, ma senza rinunciare alle atmosfere di festa a cui questo singolo è dedicato. Anche il questo caso Hank Carter ci regala uno snippet al sassofono: quello di Auld Lang Syne, noto in Italia come Valzer delle Candele.
Rock and Roll Christmas è in realtà uno dei pezzi meno noti di Thorogood, che non compare in nessuno dei suoi album e nemmeno nelle raccolte, ciò nonostante si tratta di un pezzo di ottima fattura, divertente e allegro, che realizza un'ottima commistione tra tradizione e modernità e che costituisce un'ottima aggiunta alla collezione di canti natalizi rock, per dare alle feste un tocco più moderno.
mercoledì 16 dicembre 2020
Tin Idols - Metal Kalikimaka, Volume 2
Come nel volume precedente, la punta di diamante di questo disco è la voce di Sandy Essman, che nello scorso autunno ha pubblicato il proprio secondo album solita e l'ottavo degli Storm di cui è la frontwoman, che interpreta tre canti con la potenza e la sicurezza che le sono proprie: God Rest Ye Merry Gentlemen, Do You Wanna Build A Snowman? e Metal Kalikimaka, cover di Mele Kalikimaka, di cui conserva la melodia con un testo nuovo, resa celebre per la prima volta da Bing Crosby nel 1950 e che qui rinuncia alle atmosfere oceaniche in favore di un potente metal. Sandy, inoltre, partecipa come corista in vari pezzi tra cui la grintosa interpretazione di White Christmas cantata dalla graffiante voce di Christina Estes. Tra le altre voci femminili spiccano Willow Chang che interpreta una versione elettronica di Coventry Carol con una voce eterea vicina alla new age e Lana Saldania che canta Blue Christmas in uno stile particolarmente cupo. Un'altra ottima prova al femminile è quella di Marti Kerton che si cimenta in una cover rock accelerata di Last Christmas degli Wham!.
Tra le migliori performance maschili troviamo sicuramente quella di John Diaz, che trasforma O Holy Night in un aggressivo pezzo AOR, e quella di Mark Caldeira, un'altra delle voci storiche dei Tin Idols che aveva interpretato Gesù in Jesus Christ Supernova e che qui si cimenta in una versione allegra e veloce di Run Run Rudolph.
Con Metal Kalikimaka, Volume 2 il combo hawaiano ripete quindi il successo del primo volume, con un disco variegato, che attinge da un repertorio vasto in cui gli autori hanno saputo trovare risvolti inaspettati in brani appartenenti al passato recente e a quello remoto. Sicuramente i Tin Idols si confermano tra i migliori interpreti dei canti natalizi anche con questo secondo disco che diverte e convince per tutta la sua durata e che può essere una valida colonna sonora alternativa per questo Natale.
lunedì 7 dicembre 2020
Blackmore's Night - Here We Come A-Caroling
Il 2020 vede il ritorno degli straordinari Blackmore's Night, duo composto da Ritchie Blackmore e dalla moglie Candice Night, alla musica natalizia con un EP di quattro pezzi intitolato Here We Come A-Caroling, dall'omonimo canto risalente all'epoca vittoriana. Il disco si propone come l'ideale compendio di Winter Carols, uscito originariamente nel 2006, di cui riprende gli stilemi con quattro classici della tradizione natalizia reinterpretati nello stile del rock rinascimentale tipico della coppia che fa degli strumenti classici e della voce celestiale di Candice Night il proprio punto di forza.
La scelta della coppia cade su quattro canti risalenti al diciannovesimo secolo, quali la title track, It Came Upon the Midnight Clear, O Little Town of Bethlehem e Silent Night. I primi tre colpiscono per l'atmosfera gioiosa e per la presenza preponderante della strumentazione folk, flauti e mandola su tutti; in particolare O Little Town of Bethlehem è in una versione molto più veloce della gran parte delle altre interpretazioni. Al contrario Silent Night si discosta dagli altri brani per la sua atmosfera raccolta, con la prima strofa realizzata con voce e organo e che si conclude con la sola aggiunta della chitarra.
Così come in Winter Carols l'unico difetto di questo disco è quello di essere troppo corto, perché le quattro tracce sono semplicemente perfette dal punto di vista musicale, vocale e di interpretazione. Here We Come A-Caroling è quindi un'ottima aggiunta alla discografia dei Blackmore's Night e una chicca imperdibile per gli appassionati di musica natalizia.
sabato 28 novembre 2020
Nostra Morte - Sin Retorno
Sin Retorno del 2012 è il secondo album dei messicani Nostra Morte, il cui esordio discografico risale al 2009 con l'album Un Cuento Antes de Morir. La musica del gruppo di Tepic, capitale dello stato di Nayarit nel Messico centrale, offre uno dei migliori esempi di metal sinfonico al mondo, che coniuga basi potenti, grintose e al contempo melodiche con il canto di impostazione operistica dei due vocalist Eiven Dumort e Dollette LaMort.
Il risultato di questa mescolanza sonora è un album solido, dalle atmosfere magniloquenti e teatrali con evidenti richiami alla letteratura gotica e al mondo dei vampiri. Il disco è composto da quattordici tracce, tutte di altissimo livello, che basano la propria forza sull'amalgama vocale che i due vocalist riescono a creare, duettando e alternandosi. Inoltre il canto in spagnolo, mentre gran parte del metal sinfonico mondiale è in inglese, dona alla musica di questa band un tocco di unicità davvero notevole, che ammorbidisce anche l'impatto sonoro del canto.
Il suono del disco è monolitico, al punto che è difficile individuare pezzi migliori di altri. In ogni caso spicca sicuramente la title track che apre il disco dando subito un assaggio di ciò che seguirà e Erik el Rojo in cui compare come ospite il baritono Pablo Akhma Atahualpa. Degna di nota sono anche Perséfone, che è il brano in cui Dollette dà la propria miglior prova vocale, e Réquiem DeMort che contiene uno snippet della canzone sovietica Katjuša. Il brano migliore dell'album è comunque Cuando la Muerte se Viste de Gloria che oltre alle sonorità operistiche e quelle metal aggiunge una buona dose di musica mariachi che crea un contrasto e una mescolanza e di grandissimo impatto.
Sin Retorno è, in sintesi, un vero capolavoro che mischia generi diversi con grande maestria il cui punto di forza è la commistione di stili e la voce impeccabile dei due cantanti. Ed è un vero peccato che questa band sia così poco conosciuta al di fuori del Messico, perché sicuramente non ha nulla da invidiare ai gruppi più noti europei e nordamericani di questo genere.