venerdì 5 febbraio 2021

Sortilège: metal anni 80 da Parigi

I Sortilège, nati a Parigi nel 1981, sono una delle realtà di punta della ricca scena metal francese degli anni 80. Il gruppo, che ha conservato formazione originale per tutta la sua carriera, era composto da Christian Augustin alla voce, Daniel Lapp al basso, Jean-Philippe Dumont alla batteria e Stephane Dumont e Didier Demajean alle chitarre.

L'anno dopo la fondazione, il gruppo aprì i concerti dei Def Leppard in Francia e l'anno seguente realizzò il primo EP che porta il nome del gruppo stesso. Il disco è composto da sole cinque tracce di puro metal anni 80 ispirato agli stilemi della NWOBHM, con sonorità basate su poderosi riff di chitarra e su lirismi vocali, grazie al frontman Christian Augustin che è la vera punta di diamante della band e che si dimostra da subito in grado di eseguire acuti potentissimi. Il disco è contraddistinto da sonorità veloci; tra le cinque tracce spiccano Gladiateur che mostra un maggiore aspetto melodico, e la title track ispirata ad atmosfere horror. L'edizione in CD del disco contiene anche sei bonus track in inglese, di cui tre sono autocover prese da Sortilège e tre dall'album seguente; i brani in inglese rimangono ottimi anche se perdono un po' dell'originalità data dalla lingua francese.

L'anno seguente la band pubblicò il proprio secondo album Métamorphose in cui la band ripropone la stessa formula dell'EP precedente, ma con produzioni migliorate e suono più raffinato. Il disco è composto da nove tracce e per la prima volta troviamo due ballad quali Hymne à La Mort e Délire D'un Fou. Il disco si chiude con l'ottima title track che si apre con un vocalizzo di Augustin accompagnato solo dalla chitarra, prima che entrino gli altri strumenti e la canzone acceleri. L'album è stato inciso anche integralmente il lingua inglese con il titolo di Metamorphosis.

Dopo il successo di Métamorphose, che portò i Sortilège a suonare a a festival metal in Germany, Paesi Bassi, Svizzera, Belgio e Francia, la band realizzò un secondo LP intitolato Larmes de Héros in cui si allontana parzialmente dal metal per approdare a un hard rock più morbido e patinato e tendente all'hair metal. Il disco è molto più ricco di power ballad, che sono quattro su un totale di nove tracce, e in generale il canto di Augustin e i riff di Dumont si fanno meno aggressivi. Alcuni pezzi, come Le Dernier Des Travaux D'Hercules, mostrano ancora sonorità potenti e affini ai dischi precedenti, ma in generale la presenza di vere power ballad come Mourir Pour Une Princesse indicano una netta virata verso sonorità meno aggressive. Anche in questo caso il disco è stato ristampato in inglese con il titolo di Hero's Tears.

Purtroppo lo scarso successo commerciale portò la band a interrompere l'attività dopo l'uscita del terzo disco e da allora non hanno più prodotto musica nuova. I Sortilège si riunirono nel 2019 per una serie di concerti, alcuni dei quali sono stati rimandati a causa della pandemia da COVID-19, ma all'orizzonte per ora non si vedono nuovi album, né live né da studio.

Purtroppo i Sortilège sono praticamente sconosciuti al di fuori della Francia nonostante la loro musica sia paragonabile per qualità a quella dei mostri sacri del genere americani e britannici. Non resta da sperare che il loro nuovo tour serva a ridare vigore e notorietà al gruppo.

mercoledì 27 gennaio 2021

The Undisputhed Truth - The Undisputed Truth

Nel 1970 il produttore dei Temptations Norman Whitfield assemblò un altro gruppo vocale con il quale sperimentare nuove commistioni e sonorità senza esporsi alla critica di pubblico e stampa che riteneva che il produttore stesse daneggiando il proprio gruppo principale distorcendone la natura a proprio piacimento. Il gruppo che prese vita da questa decisione furono gli Undispited Truth, composti da Joe "Pep" Harris, Billie Rae Calvin e Brenda Joyce Evans

L'album di esordio del gruppo porta lo stesso nome della band e fu pubblicato nel 1971. Il disco è composto da undici tracce che offrono quarantaquattro minuti di black music molto varia e di facile presa. Nel disco si trovano tutti gli stilemi delle sonorità della Motown: passando dall'R&B classico, al soul, al funk, alla psichedelia e anche qualche tocco di rock. L'unico brano inedito del disco è il divertente pezzo di apertura You Got The Love I Need, ai confini tra R&B e disco. Delle restanti tracce, quattro (Save My Love For A Rainy Day, Ball of Confusion, Smiling Faces Sometimes e Since I've Lost You) furono incise in quegli anni anche dai Temptations, sia nelle loro incisioni più vicine al Motown sound sia a quelle psichedeliche coeve di questo album. Tra le altre troviamo anche alcuni classici degli anni 60 come Aquarius, dal musical Hair, Ain't No Sun Since You've Been Gone, I Heard It Through the Grapevine, Like a Rolling Stone di Bob Dylan, California Soul, incisa in precedenza dai 5th Dimension e da Marvin Gaye e Tammi Terrell, e We've Got a Way Out Love degli Originals.

Lo schema base delle canzoni è che Harris esegue la voce principale, con gli altri due vocalist impegnati in controcanti e doppie voci (ci sono comunque un paio di eccezioni, ad esempio in Aquarius la voce principale è quella di Brenda). Alcune delle cover sono eseguite mantenendo la stessa atmosfera dei pezzi originali, mentre altre sono completamente riviste, come Like a Rolling Stone in cui la polifonia vocale trasforma il pezzo originale in uno completamente diverso. Lo stesso vale per Ball of Confusion il cui arrangiamento è completamente diverso da quello dei Temptations e per I Heard It Through the Grapevine, notevolmente accelerata e arricchita di cori e controcanti. Non mancano le ballad classiche, nello stile originale della Motown, come Ain't No Sun Since You've Been Gone e We've Got a Way Out Love.

Gli Undispited Truth danno quindi prova già da loro primo album di essere un prodotto solido, capace di reinterpretare pezzi noti in chiavi diverse. Purtroppo la vita del gruppo vide molte vicissitudini; dopo altri due album focalizzati principalmente sulla revisione di cover contemporanee, il gruppo si divise e Harris venne affiancato da nuovi vocalist. L'anno seguente gli Undisputed Truth lasciarono la Motown per la Whitfield e in breve tempo sparirono dalle scene. E' un vero peccato che la loro fama sia così limitata, perché anche se non godono del blasone dei gruppi più noti della Motown hanno comunque confezionato una buona quantità di dischi di alto livello, che meritano di essere conosciuti e ascoltati.

mercoledì 20 gennaio 2021

John Fogerty - Fogerty's Factory

Durante il lockdown dovuto alla pandemia da COVID-19 l'ex frontman dei Creedence Clearwater Revival ha realizzato il proprio nuovo album intitolato Fogerty's Factory con l'aiuto del suoi figli Shane, Tyler e Kelsy in veste di musicisti. Nel disco, la cui copertina è un omaggio a quella dell'album Cosmo's Factory del 1970 dei CCR, la famiglia Fogerty reintepreta in chiave acustica e in presa diretta alcuni dei classici della discografia della band storica e di quella solista del frontman in un'atmosfera leggera e da festa in famiglia. Il disco contiene anche due cover, quella di Lean on Me di Bill Withers, dedicata al movimento BLM, e quella di City Of New Orleans di Steve Goodman.

I pezzi sono stati registrati nello studio casalingo di Fogerty, ad esclusione di Centerfield tratta dall'album omonimo del 1985, registrata al Dodgers Stadium (ovviamente senza pubblico) in occasione del settantacinquesimo compleanno di John. Il disco offre un po' di sano divertimento, con i brani che mostrano chiaramente il loro lato più rustico e ruspante, anche per il fatto di essere basato interamente su solo voce, chitarre e basso, senza batteria. Sicuramente lo si ascolta volentieri ed essendo tutti brani noti scorre senza intoppi e senza annoiare. Tuttavia non si tratta certo di un capolavoro, visto che si tratta di cover acustiche di pezzi famosi la cui melodia resta inalterata e quindi non aggiunge nulla a quanto già conoscevamo.

Viene comunque da chiedersi perché dal 2007 John Fogerty sforni solo cover. A Revival del 2007 sono infatti seguiti The Blue Ridge Rangers del 2009, che conteneva cover di altri musicisti, e Wrote a Song for Everyone del 2013, album di autocover che vedeva importanti ospiti della scena rock contemporanea. E per quanto quindi Fogerty's Factory sia piacevole da ascoltare, lascia un po' la sensazione dell'occasione sprecata. Non resta che sperare che questo sia un esperimento per provare la nuova band e che Fogerty e i suoi figli ci regalino un album di inediti nei prossimi anni.

mercoledì 13 gennaio 2021

Neon Tapehead - Never Say Never

Nel 2016 il chitarrista moscovita Dmitry Ursul ha fondato il proprio nuovo gruppo chiamato Neon Tapehead, con cui realizza da allora dell'ottima musica electrofunk ispirata alle atmosfere patinate degli anni 80. Dopo un primo disco registrato del 2018 dal titolo Tapehead's Grooves e dopo qualche cambio nella formazione, nel 2020 la band è tornata con un nuovo singolo intitolato Танцуй (cantato in russo) a cui è seguito il nuovo EP Never Say Never, composto da cinque pezzi che offrono un'ottima commistione di electrofunk, disco music e R&B e che raccolgono tutti gli stilemi della musica da ballo del decennio d'oro, creando una mescolanza sonora di grande impatto ed effetto.

Attualmente il gruppo è composto dal fondatore Dmitry Ursul, leader del gruppo, alle chitarre e alla produzione, Maya Shonia alla voce, Dmitry Votintsev al basso e Alexandr Kovalchuk alla batteria. Già dal primo ascolto la musica dei Neon Tapehead colpisce, diverte e si lascia ascoltare con piacere. Oltre alle basi musicali realizzate con grande maestria, il punto di forza di questo gruppo è la voce di chiara ispirazione black di Maya Shonia che riesce a dare ai brani un groove incredibile cantando in stile R&B e conferendo alle cinque canzoni un'efficace mistura di leggerezza e sensualità.

Tutto il disco è pervaso da venature scintillanti e festaiole tipiche del decennio a cui si ispira, al punto che questo disco più che un omaggio agli anni 80 sembra preso di peso da allora e teletrasportato ai giorni nostri. E' difficile individuare tracce migliori di altre, perché questo EP coinvolge e intrattiene per tutta la sua durata, in ogni caso spiccano Let's Get Down in cui l'impronta della black music è più forte che altrove e la title track che è il brano più etereo del disco.

Never Say Never dei Neon Tapehead racchiude quindi proprio ciò di cui più si sente bisogno in questo momento: allegria e spensieratezza, senza rinunciare a una produzione di altissimo livello. Un ottimo disco con cui iniziare un nuovo anno.

mercoledì 6 gennaio 2021

Tupac - Storia di un ribelle di Andrea Di Quarto

È uscito alla fine del 2020 il volume Tupac - Storia di un ribelle del giornalista di TV Sorrisi e Canzoni Andrea Di Quarto che ricostruisce la vita del celebre rapper dal contesto sociale in cui è nato fino al tragico epilogo a Las Vegas.

Il libro di Di Quarto, senza troppi giri di parole, è semplicemente perfetto ed è un'opera di magistrale giornalismo come ai nostri giorni se ne vedono poche, soprattutto su un argomento di nicchia come l'hip hop e da parte di un giornalista italiano. Di Quarto infatti attinge da un numero di fonti davvero impressionante e di altissimo livello, garantendo così un racconto veritiero e il più possibile aderente alla realtà. L'autore anzitutto risale spessissimo alle dirette parole degli stessi protagonisti delle vicende narrate, attingendo da numerose interviste e dichiarazioni. Inoltre cita tra le proprie fonti riviste, giornali e documentari tra i più autorevoli, senza cedere mai al richiamo facile di tabloid e titoli clickbait.

Proprio per via dell'intento di offrire un racconto veritiero, Di Quarto smonta molte delle bufale più diffuse sulla vita del rapper; ad esempio chiarisce che il suo legame con Jada Pinkett era solo di amicizia anche se a molti piace ricamarci sopra una storia d'amore di fatto mai avvenuta. Inoltre un merito innegabile e importantissimo di questo libro è che non si tratta di un'"agiografia di Tupac" ma di un racconto super partes che non vuole edulcorare il messaggio e che mette il luce le contraddizioni e le debolezze che spesso hanno caratterizzato Tupac e il suo messaggio musicale.

Come è ovvio un'ampia parte del libro è dedicata alla morte di Tupac e all'analisi delle indagini e delle teorie che sono nate da allora, sottolineando punti di forza e di debolezza di ognuna di loro. L'autore comunque smonta senza mezzi termini quelle più ridicole che vogliono il rapper ancora vivo a nascondersi chissà dove o complotti orditi dall'FBI.

In sintesi il libro di Di Quarto, che è autore anche di due volumi sulla storia del rap usciti nel 2018, è un ottimo lavoro di impeccabile fattura. Sicuramente si può consigliare la lettura di Tupac - Storia di un ribelle ad almeno due categorie di persone: gli appassionati di hip hop e i biografi. I primi perché ci troveranno un valido e completo racconto della vita uno dei rapper più rappresentativi della storia. I secondi perché imparino come si scrivono le biografie.

mercoledì 23 dicembre 2020

George Thorogood & The Destroyers ‎– Rock And Roll Christmas

Nel momento più alto della sua carriera, dopo la pubblicazione del suo iconico album Bad to the Bone il rocker del Delaware George Thorogood ha inciso il suo primo e finora unico singolo di Natale dal titolo Rock And Roll Christmas. Pubblicato nel 1983, il brano è allegro, festaiolo e dal ritmo incalzante proprio come ci si aspetta da una canzone di George Thorogood, di cui contiene tutti gli stilemi con una forte impronta blues e rock and roll e con menzioni nel testo a Elvis Presley, Chuck Berry e Buddy Holly. Il pezzo si apre con uno snippet di Joy to the World suonato al sassofono da Hank "Hurricane" Carter (che ha fatto parte dei Destroyers dal 1980 al 2003) e il suono del sax è preponderante durante tutto il pezzo.

Il B-side di Rock And Roll Christmas è New Year's Eve Party, anch'essa ispirata al rock and roll degli anni 50, con ritmi meno forsennati del brano sul lato A, ma senza rinunciare alle atmosfere di festa a cui questo singolo è dedicato. Anche il questo caso Hank Carter ci regala uno snippet al sassofono: quello di Auld Lang Syne, noto in Italia come Valzer delle Candele.

Rock and Roll Christmas è in realtà uno dei pezzi meno noti di Thorogood, che non compare in nessuno dei suoi album e nemmeno nelle raccolte, ciò nonostante si tratta di un pezzo di ottima fattura, divertente e allegro, che realizza un'ottima commistione tra tradizione e modernità e che costituisce un'ottima aggiunta alla collezione di canti natalizi rock, per dare alle feste un tocco più moderno.

mercoledì 16 dicembre 2020

Tin Idols - Metal Kalikimaka, Volume 2

Ad un anno di distanza dal primo volume, gli hawaiani Tin Idols nel 2015 hanno ripetuto l'esperimento di realizzare un disco di canti natalizi in versione metal con l'album Metal Kalikimaka, Volume 2 (dove Kalikimaka significa Natale in lingua hawaiana). Il gruppo guidato dal produttore e batterista Gerard Gonsalves sceglie quindici pezzi della tradizione natalizia attingendo sia dai classici, come O Holy Night o Silent Night, sia dai moderni come All I Want For Christmas Is You di Mariah Carey e Wonderful Christmastime di Paul McCartney.

Come nel volume precedente, la punta di diamante di questo disco è la voce di Sandy Essman, che nello scorso autunno ha pubblicato il proprio secondo album solita e l'ottavo degli Storm di cui è la frontwoman, che interpreta tre canti con la potenza e la sicurezza che le sono proprie: God Rest Ye Merry Gentlemen, Do You Wanna Build A Snowman? e Metal Kalikimaka, cover di Mele Kalikimaka, di cui conserva la melodia con un testo nuovo, resa celebre per la prima volta da Bing Crosby nel 1950 e che qui rinuncia alle atmosfere oceaniche in favore di un potente metal. Sandy, inoltre, partecipa come corista in vari pezzi tra cui la grintosa interpretazione di White Christmas cantata dalla graffiante voce di Christina Estes. Tra le altre voci femminili spiccano Willow Chang che interpreta una versione elettronica di Coventry Carol con una voce eterea vicina alla new age e Lana Saldania che canta Blue Christmas in uno stile particolarmente cupo. Un'altra ottima prova al femminile è quella di Marti Kerton che si cimenta in una cover rock accelerata di Last Christmas degli Wham!.

Tra le migliori performance maschili troviamo sicuramente quella di John Diaz, che trasforma O Holy Night in un aggressivo pezzo AOR, e quella di Mark Caldeira, un'altra delle voci storiche dei Tin Idols che aveva interpretato Gesù in Jesus Christ Supernova e che qui si cimenta in una versione allegra e veloce di Run Run Rudolph.

Con Metal Kalikimaka, Volume 2 il combo hawaiano ripete quindi il successo del primo volume, con un disco variegato, che attinge da un repertorio vasto in cui gli autori hanno saputo trovare risvolti inaspettati in brani appartenenti al passato recente e a quello remoto. Sicuramente i Tin Idols si confermano tra i migliori interpreti dei canti natalizi anche con questo secondo disco che diverte e convince per tutta la sua durata e che può essere una valida colonna sonora alternativa per questo Natale.