lunedì 10 ottobre 2016

Roadhouse: rock melodico da Sheffield

Gli inglesi Roadhouse sono una delle migliori e più sottovalutate realtà del panorama del rock melodico britannico degli anni 80 e primi anni 90. Il gruppo fu fondato a Sheffield e la prima formazione era composta da Paul Jackson alla voce, Pete Willis e Richard Day alle chitarre, Wayne Grant al basso e Frank Noon alla batteria. Noon e Willis erano ex membri dei Def Leppard: Noon fu il primo batterista della band per la registrazione di The Def Leppard EP e il secondo fu il chitarrista per i primi due album On Through the Night e High 'n' Dry; la loro influenza nella musica dei Roadhouse si sente molto, infatti dal punto di vista musicale il suono dei Roadhouse è in molti aspetti simile a quello dei Def Leppard.

Dopo aver inciso un primo demo di quattro brani, i Roadhouse registrarono il loro unico ed eponimo album nel 1991. Per la realizzazione dell'album la formazione della band vide un'avvicendamento con l'ingresso di Trevor Brewis alla batteria in sostituzione di Frank Noon.

L'album è un piccolo e semi sconosciuto capolavoro dell'AOR e del rock melodico e riesce a dosare sapientemente i vari ingredienti tra suoni sostenuti e melodia. La prima traccia del disco si intitola All Join Hands ed è un brano veloce e divertente che nei cori e nella melodia ricorda molto le sonorità della band di Joe Elliot. Già dal secondo pezzo intitolato Time il ritmo scende, il brano è infatti un midtempo piuttosto tradizionale dal suono morbido e patinato. Con il terzo brano i ritmi tornano a salire, Tower of Love è un'altro brano veloce che richiama lo stile del pezzo di apertura. Anche A Little Love prosegue sulla strada della precedente, offrendo un rock melodico ricco di cori e di riff di chitarra, e se non sapessimo che il pezzo è dei Roadhouse potremmo essere portati a credere che sia tratto da Adrenalize. Loving You, quinta traccia del disco, è una power ballad che rallenta decisamente il ritmo della musica e che offre un pezzo melodico nella tradizione di quel periodo. Anche la successiva Hell Can Wait è una power ballad, ma completamente diversa dalla precedente in quanto caratterizzata da un suono minimale in cui regna la chitarra e la voce di Willis.

A seguire troviamo Hell Can Wait che di nuovo alza i ritmi ed è forse il pezzo più veloce dell'intero album e anche quello che nei cori e nei riff di chitarra ricorda più le sonorità dei Def Leppard. Il settimo pezzo si intitola One Heart e continua sulla strada del rock melodico fatto per intrattenere e divertire, ancora ricchi i cori sul ritornello che si sommano al potente cantato di Paul Jackson. In ottava posizione troviamo New Horizon che pur non distanziandosi troppo dal resto del disco aggiunge qualche suono un po' più rabbioso. Con la nona traccia Stranger in Your Eyes i Roadhouse aggiungono un po' di funk al proprio suono e sembrano questa volta ispirarsi più agli Europe. Il disco si chiude con un altro midtempo intitolato Desperation Calling e di nuovo piuttosto tradizionale per l'epoca.

Nonostante la loro carriera sia stata molto breve, la produzione discografica dei Roadhouse non si esaurì con l'unico album da loro inciso; infatti nei numerosi singoli estratti compaiono altre tracce non incluse nell'album stesso. Il primo singolo estratto fu Tower of Love che oltre ad essa contiene il brano Can't Take The Credit For It in cui la band prende ispirazione dalle registrazioni dell'epoca dei Bon Jovi e Freight Train (che nonostante sia indicata come versione acustica è in realtà l'unica versione mai incisa), pezzo dal sapore country impreziosito dal suono dell'armonica. Il secondo singolo fu All Join Hands che contiene l'energica Straight For Your Heart e la ballad More Than I Want. Il terzo singolo fu Hell Can Wait che ripropone More Than I Want e include anche Jackson High in versione demo (tratto dal demo realizzato dalla band prima dell'album) in cui troviamo alla batteria Frank Noon, il pezzo è un altra power ballad ancora sorretta da un poderoso coro che sostiene Jackson sul ritornello.

Oltre all'album e ai singoli la band realizzò anche un EP e una cassetta di 5 brani, entrambi intitolati semplicemente Roadhouse, in cui compaiono solo brani presenti anche sull'album.

E' incomprensibile come una band grandiosa come i Roadhouse non abbia avuto il successo commerciale che meritava perché la loro musica è davvero ottima ed eseguita alla perfezione, il loro disco può essere considerato a pieno titolo tra i capolavori dell'AOR ma purtroppo non gode della giusta considerazione. E' doveroso però, oggi che le tecnologie ce lo permettono, riscoprire questo capolavoro e dare finalmente alla seconda band di Pete Willis il credito che merita.

martedì 4 ottobre 2016

Da dove nasce l'uso del gesto delle corna?

Il gesto delle corna è uno dei capisaldi della cultura rock e metal e viene fatto dalla folla a ogni concerto davanti alle proprie band preferite. Purtroppo le origini di questo gesto si perdono nella storia, la teoria più nota vuole che questa usanza fu avviata da Ronnie James Dio quando si trovò a essere il leader dei Black Sabbath ma in realtà era diffusa già da molto prima.

Il primo uso documentato di questo gesto con riferimento alla musica rock si trova sulla copertina inglese del 45 giri Yellow Submarine / Eleanor Rigby dei Beatles uscito nel 1966
(la versione americana riportava una foto diversa della band) in cui si vedono i fab four che tengono un sottomarino giallo in mezzo a loro mentre John Lennon fa il gesto delle corna con la mano sinistra con anche il pollice esteso. La stessa foto è riportata sul vinile sul lato di Yellow Submarine. Due anni dopo, nel 1968, i Beatles pubblicarono il film omonimo sulla cui locandina i quattro sono disegnati e nel disegno John Lennon esegue il gesto delle corna sulla testa di Paul McCartney.

In origine, quindi, il gesto delle corna non era strettamente connesso all'ambito dell'hard rock e del metal. Il primo uso di questo gesto nell'ambito hard&heavy (o di quello che oggi definiremmo proto-metal) risale infatti a tre anni dopo e si trova sul retro della copertina dell'album Witchcraft Destroys Minds & Reaps Souls dei Coven pubblicato nel 1969. Nella foto sul retro si vedono tre dei membri del gruppo fare il gesto delle corna e nella foto interna della copertina del vinile si vede il gruppo fare il medesimo gesto intorno a una donna nuda stesa in mezzo al loro con un teschio sui genitali a suggerire che la stessa debba essere l'oggetto di un sacrificio umano.

Ma non furono i Coven a lanciarne l'uso massivo nella musica metal, perché all'inizio degli anni 70 il gesto delle corna fu usato come segno distintivo dei Parliament-Funkadelic (gruppo nato dalla fusione dei Parliament e dei Funkadelic che di fatto erano formati dagli stessi musicisti) capitanati da George Clinton e Bootsy Collins. Il gesto delle corna veniva eseguito nelle esibizioni live sia dalla band che dal pubblico all'interno dell'universo iconografico della band definito P-Funk mythology. La copertina dell'album Ahh... The Name Is Bootsy, Baby! dei Bootsy's Rubber Band (uno dei tanti progetti paralleli dell'universo P-Funk) del 1977 mostra Collins che fa il gesto delle corna al pubblico che lo attornia.

Il primo uso di questo gesto che lo ha reso popolare al grande pubblico dell'hard rock e del metal è riconducibile a Gene Simmons che sulla copertina di Love Gun del 1977 fa il gesto delle corna con la mano destra. Nella sua autobiografia pubblicata nel 2002 e intitolata Kiss And Make-Up Simmons racconta di aver iniziato a fare il gesto delle corna per caso: alle volte teneva il plettro con il pollice il medio e l'anulare e il pubblicò pensò che stesse facendo le corna e rispose imitandolo. In seguito Simmons continuò a fare questo gesto nelle foto o in altre apparizioni pubbliche tenendo esteso anche il pollice perché l'intenzione originale era di imitare il gesto di Spider Man quando lancia la tela dal proprio polso.


Alla diffusione del gesto delle corna contribuì notevolmente anche Ronnie James Dio, come anticipato all'inizio dell'articolo, quando nel 1979 diventò la voce dei Black Sabbath in sostituzione di Ozzy Osbourne. Dio (il cui soprannome deriva dall'assonanza del suo nome con quello del famoso mafioso Giovanni Dioguardi noto in America come Johnny Dio e non da riferimenti religiosi di alcun tipo) decise di utilizzare un gesto proprio per sostituire il segno della pace con indice e medio alzati usato frequentemente da Ozzy. Come spiegato in numerose occasioni (come le interviste rilasciate a Metal-Rules e a Rock Scene Magazine), Dio optò quindi per il gesto delle corna che vedeva fare da sua nonna (Dio era un americano di prima generazione i cui genitori e nonni erano italiani) per scacciare il malocchio; il cantante eseguiva il gesto già quando era il frontman dei Rainbow, a partire dal 1975, ma questo divenne popolare alle grandi masse solo dopo che Dio prese il posto di Ozzy nei Black Sabbath.

Quindi, in sintesi, potremmo dibattere a lungo se a renderlo popolare nel mondo hard&heavy sia stato Gene Simmons o Ronnie James Dio, ma è indubbio che il primo utilizzo di tale gesto nel mondo del rock risalga invece a John Lennon che, tra le tante innovazioni che ha portato, ha introdotto anche il gesto delle corna.

giovedì 29 settembre 2016

Steel Panther - Milano, 28/9/2016

Nota: Questo articolo è stato scritto dal nostro guest blogger Tino, che ringraziamo per il prezioso contributo.

La musica non è come il cinema, nella musica ci sono i cicli si diceva in Be Cool, film del 2005 dove John Travolta interpretava un produttore musicale; mai come ora questa affermazione è vera, sopratutto se parliamo degli Steel Panther: una strepitosa band californiana che unisce, in pieno stile anni 80, musica orecchiabile ma potente e graffiante, capelloni, magliette strappate, testi espliciti a sfondo sessuale.

Il quartetto inizia la sua carriera all'inizio degli anni duemila, ma tra cover e apparizioni in spettacoli televisivi non fece molto altro e dovette aspettare il 2009 con il lancio di Feel the Steel che gli valse quasi la nomination per la categoria Best Comedy Album ai Grammy Awards del 2010.

Con una popolarità in crescita costante e l'uscita del secondo disco Balls Out, gli Steel Panther furono invitati ad aprire i concerti dei Def Leppard e dei Mötley Crüe e, solo una settimana dopo, dei Guns 'n Roses. Nei due anni successivi molte date dei due tour in UK, del tour in Europa e dei due tour in Australia (il primo dei quali sponsorizzato da Brazzers) furono dei completi sold-out e al Download Festival del 2012 si esibirono davanti a una folla di 100.000 persone.

L'ultimo album in studio della band, All You Can Eat, è del 2014 e il suo successo consente alle cotonate pantere di poter organizzare il primo tour negli Stati Uniti come headliner. Unica produzione live della band è Live From Lexxi's Mom Garage, un live acustico davanti a un pubblico di sole donne. Inclusa, appunto, la madre del bassista Lexxi Foxx.

Lo spettacolo sul palco laterale dell'Alcatraz inizia mandando on-air I Love It Loud dei Kiss, un inizio piuttosto insolito, prima dell'ingresso della band in pantaloni attillatissimi, magliette strappate e fasce in testa in puro stile anni 80 e iniziando lo spettacolo con Eyes of a Panther seguita da Just Like Tiger Woods. Il gruppo intervalla molti siparietti divertenti e autoironici durante il concerto, Satchel ad esempio ha chiesto quanti tra il pubblico sono venuti al concerto pensando di vedere i Poison.

Il concerto poi prosegue con Party Like Tomorrow is The End of The World, Asian Hooker, Turn Out the Lights prima di uno spettacolare assolo di chitarra dove Satchel ha suonato molti riff di pezzi famosissimi di altri gruppi (Iron Maiden, Guns 'n Roses, Metallica solo per citarne alcuni) mentre con un piede picchiava il pedale della cassa della batteria. Prosegue la carrellata di pezzi prima di arrivare alla parte acustica del concerto con She's on the Rag e arrivare al secondo spettacolino della band. Michael Starr invita una ragazza sul palco, Michelle, e sulle note dell'omonimo pezzo dei Beatles i quattro mattacchioni improvvisano un momento alla Uomini e Donne dove cercando di corteggiare (invano) la povera malcapitata.

17 Girls in a Row genera un po' quello che tutti si aspettano ovvero l'invasione di una ventina di ragazze sul palco che rimangono anche per il pezzo successivo, Gloryhole tratto dal loro ultimo album in studio.

I cavalli di battaglia Community Property e Death to All but Metal portano il concerto alla finta conclusione prima dei due pezzi finali Fat Girl e Party All Day (Fuck All Night).

16 pezzi per un paio d'ore di spettacolo, gli Steel Panther hanno dimostrato non solo di essere degli ottimi musicisti ma anche degli eccezionali intrattenitori.

lunedì 26 settembre 2016

Bruce Springsteen - Chapter and Verse

Sono passati oltre quattro anni dall'uscita dell'ultimo album di inediti intitolato Wrecking Ball e quasi tre dalla deludente raccolta di B-side e brani scartati intitolata High Hopes, e ora finalmente troviamo tra le uscite discografiche il nuovo album del Boss pubblicato in contemporanea con la sua autobiografia intitolata Born to Run.

Il disco si intitola Chapter and Verse ed è composto da 18 brani di cui 5 inediti e 13 già pubblicati su album o raccolte. I cinque inediti sono tratti dal passato remoto della carriera di Springsteen e spaziano dal 1966 al 1972. I primi due sono addirittura tratti dalle registrazioni dei Castiles (il primo gruppo di Springsteen) e risalgono rispettivamente al 66 e al 67. Il primo pezzo è intitolato Baby I ed è un rock and roll ruspante e grezzo in cui Springsteen, che mostra di non avere ancora la voce levigata che lo ha reso celebre, esprime tutta la sua gioia in modo molto spontaneo e un po' disordinato. Segue una cover di You Can't Judge a Book by the Cover di Bo Diddley (scritta da Willy Dixon) che i Castiles eseguono in modo piuttosto fedele all'originale ma aggiungendo un po' di allegria e, di nuovo, di rock and roll.

Il terzo pezzo si intitola He’s Guilty (The Judge Song) e risale al 1970, quando Bruce cantava in una band chiamata Steel Mill (da cui poi nacque la E-Street Band); il pezzo è ricco di riff di chitarra e molto energico e inizia a dare un assaggio di quella che sarà per decenni la musica distintiva del Boss, il suono è ancora un po' grezzo ma va raffinandosi con forza. Con la successiva The Ballad of Jesse James si cambia decisamente registro, come dice il titolo stesso si tratta di una ballad che vira fortemente verso il country, dal punto di vista canoro Springsteen inizia a far vedere le doti che nel giro di pochi anni saprà tirare fuori e il pezzo nel suo complesso è molto accattivante. L'ultimo inedito si intitola Henry Boy è composto solo di voce e chitarra e non suona del tutto nuovo perché la melodia è molto simile a quella che Bruce avrebbe poi usato per Rosalita.

Per il resto troviamo 13 brani che riassumono la carriera di Springsteen dal 1972 al 2012 con pezzi storici come 4th of July Asbury Park (Sandy), Born tu Run, Born in the U.S.A. e The Rising. E' ovvio che l'attenzione si debba concentrare sui cinque inediti, che sono gemme di grande valore. Magari qualitativamente sono più grezze di quanto ci si aspetterebbe da Springsteen, ma ci rivelano una versione del Boss fino ad oggi ignota, più ruspante, genuina e inesperta di quella che conosciamo bene.

Viene chiedersi quante altre perle di questo valore abbia Bruce nei propri archivi e il piacere di poterne ascoltare almeno cinque fa perdonare il fatto che forse ci aspettavamo un disco nuovo e che dopo quasi cinque anni sarebbe anche lecito chiederlo.

giovedì 22 settembre 2016

Cosa significa il nome Kiss?

Secondo una popolare leggenda metropolitana il nome della band Kiss significherebbe Knights In Satan's Service. Prima ancora di andare a vedere qual è la vera origine del nome scelto dalla band guidata da Paul Stanely e Gene Simmons sarebbe interessante che chi crede a questa teoria spiegasse dove vede dei rimandi satanici nell'attività dei Kiss, visto che la loro musica parla di norma di feste, divertimento e di amore.

Ma se il buon senso non basta, ci sono comunque smentite dettagliate e spiegazioni da parte dei fondatori del gruppo. Nella sua autobiografia Face the Music: A Life Exposed pubblicata nel 2014 Paul Stanley scrisse di aver sentito queste teorie per la prima volta nel 1977 e di aver deciso, dopo averle ignorate per un po', di volerle combattere affinché il nome della sua band non venga infangato da accuse infondate. We were not knight in Satan's service, devil worshipers on anything else chiarisce il cantante.

Nel libro Kiss And Make-Up uscito nel 2002 anche Gene Simmons smentisce queste voci aggiungendo che queste nacquero in seguito a una sua intervista alla rivista Circus in cui disse che talvolta si chiede che sapore abbia la carne umana, ma precisando che si trattava solo di una curiosità, non di qualcosa che avrebbe voluto sperimentare. Questa asserzione, unita alla sua usanza di fare il gesto delle corna portò alcuni a ritenere che Simmons fosse un adoratore del demonio.

Una terza smentita arriva anche dal chitarrista Ace Frehley che nella sua autobiografia No Regrets pubblicata nel 2011 chiarisce il concetto in modo più esplicito dei due colleghi: Complete and utter bullshit.

Sgombrato il campo dalle leggende, il vero significato del nome è spiegato nella biografia ufficiale dei gruppo intitolata Behind the Mask pubblicata nel 2003. Il nome Kiss è effettivamente un acronimo, ma significa Keep It Simple, Stupid.

Un'altra popolare leggenda riguardo i Kiss vuole che la doppia S nel logo sia disegnata in modo da ricordare il simbolo delle SS naziste. La bozza iniziale del logo fu disegnata da Ace e poi completata da Stanley. In realtà, come spiegato di nuovo da Frehley in No Regrets le due S volevano essere due fulmini senza altri significati, tuttavia Stanley (che si dice molto sensibile all'argomento in quanto di famiglia ebrea) spiega che anche suo padre fu ingannato dal disegno e pensò che ci fossero significati nazisti. La band fu comunque costretta a modificare il proprio logo in Austria, Svizzera, Polonia, Lituania, Ungheria e Israele sostituendo le due S con delle Z rovesciate e a distanza di quattro decenni dall'inizio della sua carriera la band usa ancora un logo diverso in questi stati. Basta confrontare, ad esempio, le copertine di Monster per rendersi conto di ciò.


Purtroppo accuse infondate di questo tipo, sia quelle legate al satanismo sia quelle legate al nazismo, possono infangare il nome di una band e arrecare danno a chi, come i Kiss, davvero non se lo merita. E in questo caso le leggende non aiutano a creare un'aura di mistero intorno alla musica, servono sono a screditare una delle più grandi band della storia.

venerdì 16 settembre 2016

Gli album dei Doors successivi alla morte di Jim Morrison

Contrariamente a quanto comunemente si crede L.A. Woman non è l'ultimo album in studio dei Doors e la morte di Jim Morrison non ha terminato la carriera della band. Dopo la scomparsa del loro storico leader infatti la band ha registrato altri due album in cui alla voce si alternano Ray Manzarek e Robby Krieger.

Il primo dei due album intitolato Other Voices uscì il 18 ottobre del 1971 (incredibilmente, solo due giorni dopo la pubblicazione del 45 giri di Riders on the Storm) ed è composto da otto brani di cui cinque cantati da Manzarek, due da Krieger e uno da entrambi. Il disco prosegue sulla strada del rock psichedelico ma cambiando radicalmente approccio e avvicinandosi più al periodo psichedelico dei Beatles piuttosto che alle produzioni precedenti dei Doors, del resto la voce di Manzarek se da una parte tenta di ricalcare lo stile di Morrison è anche molto simile a quella di Paul McCartney. In questi due dischi inoltre il trio non rinuncia al rock blues e esplora anche suoni nuovi e latineggianti.

L'album parte con In the Eye of the Sun, pezzo dal sapore blues cantanto da Manzarek che rimanda alle sonorità di Morrison Hotel. Il secondo pezzo, in cui troviamo Krieger al microfono, è la leggera è allegra Variety Is The Spice Of Life che proprio per la sua freschezza offre suoni nuovi e distintivi che non trovano simili nelle produzioni passate dei Doors. Anche il terzo brano intitolato Ships w/ Sails, cantato da Manzarek, propone sonorità decisamente nuove, ma questa volta la band si lascia influenzare dai suoni latini tipici di band come i Santana grazie alle percussioni suonate dal cubano Francisco Aguabella che vanta collaborazioni con alcuni tra i migliori musicisti di ogni tempo. Con la successiva Tightrope Ride, cantata ancora da Manzarek, il ritmo sale ed è forse il brano più veloce dell'intero album in cui l'influenza dei Beatles di Revolver si sente molto forte.

La quinta traccia è Down On The Farm, l'unica in cui i due cantanti duettano, ed è un altro brano allegro e divertente di chiara ispirazione country grazie all'armonica suonata dallo stesso Krieger e che al contempo non rinuncia alle influenza latine vista la presenza di una marimba suonata da Emil Richards. I'm Horny, I'm Stoned è l'ultimo pezzo cantato da Krieger e torna alle sonorità blues che avevano aperto il disco, sebbene con un approccio più leggero. Gli ultimi due brani sono entrambi cantanti da Manzarek. Wandering Musician è un pezzo guidato dal pianoforte suonato dallo stesso Manzarek che forse narra proprio di tre musicisti che vagano non potendo più contare sulla propria guida, anche in questo brano l'influenza dei Beatles si sente con forza. L'ultimo pezzo intitolato Hang on to Your Life vede ancora la presenza di Aguabella alle percussioni ed è forse il pezzo più latino dell'intero disco, ma questa volta le influenze non si fermano al rock latino ma virano anche verso il latin jazz anche grazie alla lunga jam session finale.

Non passò nemmeno un anno prima che i tre rimanenti Doors dessero vita ad un altro album nel luglio del 1972. Questo nuovo lavoro si intitola Full Circle e ripropone la mescolanza di suoni latini e psichedelia che aveva contraddistinto il disco precedente. Il primo brano si intitola Get Up and Dance e come suggerisce il titolo stesso è molto vivace e vibrante ed è sostenuto da un poderoso coro di voci femminili sul ritornello che si sommano al canto di Manzarek. Segue l'allegra 4 Billion Souls in cui alla voce torna Krieger e questa volta è proprio il chitarrista che sembra voler imitare lo stile canoro dei Beatles. La terza traccia è intitolata Verdilac e le sonorità tornano fortemente psichedeliche arricchite da forti influenze funk, il pezzo sembra ispirato a qualche sottofondo per la meditazione ed è impreziosito dal sax tenore suonato da Charles Lloyd che gli conferisce anche delle forti venature jazz. Con il brano successivo Hardwood Floor le atmosfere tornano festanti e spensierate e sostanzialmente si torna alla formula del brano di apertura con il coro di voci femminili che sostiene Manzarek sul ritornello. Il quinto pezzo è quello più smaccatamente blues e rock dell'intero album ed è una cover della celeberrima Good Rocking Tonight (qui intitolata Good Rockin') di Roy Brown interpretata in modo energico e vibrante a conferma che la band non rinuncia a nessun tassello della sua carriera precedente. Il brano seguente è quello che forse ha raggiunto il maggior successo nell'epoca dei Doors senza il loro leader storico: The Mosquito un pezzo latin jazz ispirato ai mariachi messicani e dal testo molto vacuo e scherzoso. La traccia successiva The Piano Bird è il secondo e ultimo in cui troviamo Krieger alla voce, il brano è fortemente jazz e di nuovo ispirato a ritmi latini, inoltre vede di nuovo dalla presenza di Charles Lloyd che questa volta suona il flauto. Con It Slipped My Mind le sonorità del gruppo tornano verso il blues rock ma questa volta con atmosfere più leggere. A chiudere l'album troviamo The Peking King and the New York Queen, altro brano piuttosto allegro con atmosfere che richiamano di nuovo la traccia di apertura, ma che vira anche verso il funk grazie alle chitarre in sottofondo.

Oltre a questi dischi, nel periodo successivo alla morte di Morrison la band pubblicò il brano Treetrunk come B-side di Get Up and Dance. Il pezzo non fu inserito nell'album perché ritenuto troppo commerciale ed effettivamente è molto pop e orecchiabile, ma comunque di ottimo livello soprattutto per il fatto di riproporre un duetto tra Krieger e Manzarek.

Dopo Full Circle la band pubblicò un ultimo disco nel 1978 intitolato An American Prayer, ma in questo caso tornò alla voce Jim Morrison. L'album è infatti una raccolta di poesie lette dal cantante defunto su cui è stata incisa una base musicale suonata dagli altri tre membri. Come è facile aspettarsi, Morrison non canta ma legge e l'intero disco suona molto forzato.

E' un vero peccato che Other Voices e Full Circle non godano della fama che meritano perché sono ottimi dischi dal suono sperimentale che mostrano che la band ha saputo lavorare bene anche senza il proprio leader e che forse Densmore, Manzarek e Krieger sono tre geni della musica troppo spesso adombrati dal loro ingombrante vocalist.

lunedì 12 settembre 2016

Hardcore Superstar Summerfield Music Festival - Cassano Magnago (VA), 11/9/2016

Nota: questo articolo è stato scritto dal guest blogger Tino che ringraziamo per il suo prezioso aiuto.

Quando associamo la Svezia alla musica di solito ci vengono in mente gli ABBA, gli Europe, e qualche centinaio di band black metal; dal paese scandinavo però arrivano anche gli Hardcore Superstar, band heavy metal formatasi a Göteborg alla fine degli anni 90 e tutt'ora in attività.

10 album e oltre 20 singoli per una band estremamente energica ma capace di mettere d'accordo i punk-rockettari, i metallari borchiati e gli amanti del glam con i loro pezzi forti ma estremamente orecchiabili; viene da chiedersi come mai non vengano inseriti nella programmazione di qualche radio prettamente rock (Virgin Radio, ad esempio) nel nostro paese. Il gruppo iniziò la sua carriera nel 1998 firmando con l'etichetta inglese Music for Nations per il lancio del loro primo disco ma è solamente nel 2000 che l'uscita di Bad Sneakers and a Piña Colada lanciò gli svedesi sotto i riflettori del panorama internazionale e l'anno successivo iniziò un tour che attraversò Europa, Giappone e Canada; nello stesso anno aprirono i concerti di Motorhead e Ac/Dc nel nostro paese. Dopo altri due dischi la band uscì con l'album eponimo che ricevette giudizi positivi da tutto il mondo e consacrò gli Hardcore Superstar in campo internazionale. L'unico cambio di formazione nella storia della band fu nel 2008 quando il chitarrista Thomas Silver lasciò volontariamente il gruppo e venne rimpiazzato da Vic Zino dei connazionali Crazy Lixx. I lavori più recenti della band sono del 2013 con C'mon Take on Me, non particolarmente apprezzato dalla critica ma a me i due singoli One More Minute e Above The Law sono piaciuti parecchio e il lavoro più recente della band, HCSS del 2015, è un gran disco quasi ai livelli di Bad Sneakers.

Nessun giro di parole, la band capitanata dal tarantolato Jocke Berg ha spaccato, tirando fuori tantissima energia a volumi da galera facendo tremare il tendone del Summerfield Music Festival, in quel di Cassano Magnago. Dopo un'ottima apertura da parte dei romagnoli Speed Stroke, gli Hardcore Superstar hanno iniziato il concerto con una scaletta che ha toccato ben sei album. Il martellante Hello/Goodbye è il pezzo di apertura seguito dal lento Touch the Sky. Si prosegue poi con i pezzi tratti da The Party Ain't Over 'Til We Say So come My Good Reputation e Wild Boys intervallati da Dreamin' In A Casket (che da il nome all'album che lo contiene) e Silence For The Peacefully.

Pubblico scatenato per Last Call for Alcohol prima dell'apice di We Don't Celebrate Sundays. Moonshine e Dear Old Fame conducono verso l'ultimo pezzo Above The Law.

Concerto non lunghissimo, un ora e venti circa per circa 14 pezzi. Non se se fosse dovuto a limitazioni di orario o alla voce del cantante arrivata al limite, ma i miei timpani non ce la facevano davvero più, gli 80 chilometri che mi separavano da casa li ho percorsi con le orecchie che fischiavano, oggi sembra andare meglio.