giovedì 17 novembre 2016

Da dove nasce il termine grunge?

Nei primi anni 90 il grunge era uno dei generi musicali più popolari e di successo; con il loro suono ruvido e aspro gruppi come i Nirvana, i Collective Soul, gli Alice in Chains e i Soundgarden dominavano le classifiche e la rotazione dei video su MTV.

Ciò che però è poco noto è come il termine grunge abbia avuto origine. Come sostantivo grunge deriva dall'aggettivo grungy che significa sporco o poco curato e che nella lingua inglese esisteva già prima del conio del sostantivo

Il primo uso documentato e verificabile dell'aggettivo grungy in campo musicale risale a un articolo di Lester Bangs intitolato Psychotic Reactions and Carburetor Dung pubblicato nel 1971 sulla rivista Cream ed incluso nel libro dallo stesso titolo pubblicato nel 1988 che raccoglie gli scritti più famosi dell'autore. Nell'articolo, descrivendo l'album Psychotic Reaction dei Count Five, Bangs scrisse Count Five [...] ripped their whole routine off with such grungy spunk. Lo stesso Bangs poi trasformò l'aggettivo nel sostantivo grunge nell'ottobre del 1972, sempre sulle pagine di Cream per descivere il primo ed eponimo album dei White Witch a proposito del quale scrisse Grunge noise and mystikal studio abstractions.

Secondo quanto riportato dal libro Nirvana: The Biography di Everett True, Bangs uso lo stesso termine nell'aprile dello stesso anno per descrivere i Groundhogs su Rolling Stone scrivendo good of-the-racks heavy grunge. In realtà tale articolo sembra non esistere del tutto. Nessuna ricerca in rete ne indica l'esistenza, non compare nel già citato libro di Bangs e nemmeno nel sito Rock's Backpages. Inoltre Everett True non chiarisce in quale numero dell'aprile del 72 comprarirebbe questo articolo, perché in quel mese uscirono due numeri di Rolling Stone: il 13 e il 27.

Nel 1978 Paul Rambali usò il termine grunge per descrivere il suono del rock mainstream in un articolo pubblicato su NME intitolato The American Midwest: Akron and Cleveland

Tuttavia il primo ad usare questo termine per una band di seattle che afferiva al genere che oggi conosciamo come grunge fu il cantante dei Green River e in seguto dei Mudhoney Mike Arm che nel 1981 scrisse una lettera alla rivista locale di Seattle Desperate Times per denigrare la musica della propria band di allora, i Mr. Epp & the Calculations. Come riportato dal libro Everybody Loves Our Town: A History of Grunge di Mark Yarm, Arm scrisse, firmando la lettera con proprio vero nome Mark McLaughlin, I hate Mr. Epp & the Calculations! Pure grunge! Pure noise! Pure shit! Il testo della lettera di Arm è citato anche nel volume Desperate Times: The Summer of 1981 che racchiude tutte le pubblicazioni della rivista.

Arm aggiunse comunque di non aver inventato il termine di sana pianta, ma di averlo letto sul retro di copertina di una ristampa degli anni 70 dell'album Rock 'N Roll Trio del gruppo rockabilly Johnny Burnette and the Rock 'N Roll Trio uscito nel 57. La copia del disco da cui Arm avrebbe preso spunto era stata acquistata dal chitarrista dei Green River e dei Mudhoney Steve Turner. Il testo avrebbe descritto la chitarra di Burlison come grungy guitar sound. Tuttavia sulla copertina di nessuna delle edizioni del disco elencate su Discogs compare quel testo e comunque si tratterebbe dell'uso dell'aggettivo grungy, non del sostantivo grunge. Secondo quanto riportato dal libro di True, lo stesso Steve Turner aggiunse anche di aver sentito il termine anche accostato a Link Wray, ma la menzione è troppo vaga per essere verificata.

Che Mark Arm sia l'inventore del termine per descrivere il suono delle band di Seattle di quel periodo è confermato anche da Clark Humphrey, uno degli autori di Desperate Times, nel suo libro Loser: The Real Seattle Music Story. Un ulteriore importante contributo alla diffusione del termine fu dato da Bruce Pavitt che, come riportato dal libro The Rough Guide to Nirvana di Gillian Gaar e nel già citato volume di Mark Yarm, in un catalogo della Sub Pop pubblicato verso la fine degli anni 80 descrisse l'EP Dry As a Bone dei Green River come ultra-loose GRUNGE that destroyed the morals of a generation. Nello stesso catalogo Pavitt descrisse la musica dei Mudhoney come ultra sludge, grungy glacial, heavy special, dirty punk. Curiosamente in entrambe le band militavano sia Mike Arm sia Steven Turner.

Lester Bangs fu quindi l'inventore del termine, Mike Arm lo attribuì al suono ruvido e graffiante delle band di Seattle e Bruce Pavitt lo rese popolare. Per la creazione del termine grunge dobbiamo quindi ringraziare tutti e tre.

domenica 13 novembre 2016

Litfiba - Eutòpia

Sono trascorsi quasi cinque anni dal lontano 17 gennaio del 2012 quando uscì Grande Nazione, il primo album in studio successivo alla reunion tra Ghigo Renzulli e Piero Pelù seguito a un allontanamento artistico durato dieci anni. E finalmente dopo una lunga attesa arriva il nuovo album dei Litfiba intitolato Eutòpia che prima ancora che per la musica colpisce per la bellissima grafica caratterizzata da un'atmosfera steampunk che pervade tutte le foto di copertina e del libretto.

Il disco è composto da dieci pezzi (più due disponibili solo nella versione in vinile) di puro hard rock sfrenato e trascinante. Il pezzo di apertura intitolato Dio del Tuono dà l'avvio all'album in grande stile con sonorità che corrispondono al titolo grazie a un suono tonante contraddistinto da duri riff di chitarra e dalla potente voce di Piero che nel finale di lancia in un lungo e poderoso urlo a metà tra uno scream metal e un acuto lirico.

La band si avventura anche in alcune sperimentazioni musicali toccando campi inesplorati in passato (pur avendo nei suoi 35 anni di attività esplorato stili di rock diversissimi) e riprende anche esperimenti sonori già provati in passato. Due pezzi iniziano con un fischio di parte di Piero, esperimento già provato in Spirito e Il Mio Corpo Che Cambia. Il primo di questi è Maria Coraggio, dedicato alla memoria di Lea Garofalo e pubblicato su internet la settimana prima dell'uscita dell'album; il secondo è Straniero che è l'unica vera ballad del disco dal sapore decisamente western. Altro brano piuttosto lento, almeno sulle strofe, è Intossicato, il cui ritornello accelera notevolmente a creare un brano dalla doppia faccia e di grande effetto grazie al netto cambio di tempo.

Ritmi lenti si trovano anche nella title track che chiude l'edizione in CD, anche questa parte lenta come una ballad per poi assestarsi su ritmi midtempo.

Due brani iniziano con un cantato più basso e ruvido di quanto Piero abbia mai fatto in questi quasi quattro decenni di carriera. Il primo di essi è Santi di Periferia, travolgente rock che per il suo ritmo saltellante vira verso il funk. Il secondo è l'aspro In Nome di Dio, che condanna ogni tipo di fanatismo religioso. Nel disco troviamo anche l'ottima L'Impossibile, rilasciata su internet un mese prima del resto dell'album, un hard rock energico impreziosito da un bel coro sull'ultimo ponte.

Tra i brani degni di nota troviamo anche la grintosa Gorilla Go che parla degli arrivisti che avanzano a spallate usando la metafora del mondo calcistico, riprendendo così sia le tematiche di Nuovi Rampanti sia quelle di Diavolo Illuso. Ottimo brano è anche Oltre che unisce chitarre che ricordano le colonne sonore di Morricone a uno stile musicale e canoro che tende con forza verso il punk.

Come anticipato, nella versione in vinile sono presenti due tracce strumentali in più. La prima è intitolata La Danza di Minerva ed è stata scritta da Ghigo, anch'essa ha un retrogusto western grazie al suono leggero delle chitarre e propone la base per la melodia di quello che poi sarebbe diventato L'Impossibile. La seconda si intitola Tu Non C'eri ed è stata scritta da Piero come colonna sonora del film omonimo di Erri De Luca interpretato proprio da Piero.

In sintesi Eutòpia è un vero capolavoro di rock sanguigno a 360 gradi. Il disco convince sotto tutti i punti di vista, sia per la qualità sia per la varietà dei suoni proposti. Da anni i fan dei Litfiba dibattono su quale sia il miglior album della band fiorentina, tra i sostenitori della trilogia del potere e quelli della quadrilogia degli elementi, e da oggi questa insolita competizione ha un nuovo contendente, perché Eutòpia è davvero un album stellare che metterà tutti d'accordo.

mercoledì 9 novembre 2016

Alicia Keys - Here

Il suono del nuovo album di Alicia Keys rispecchia perfettamente la foto in copertina della cantante, che alcuni mesi fa ha lanciato la campagna #nomakeup dopo essere apparsa senza trucco ai Video Music Awards di MTV: struccata, spettinata e senza abiti o gioielli di lusso, ma pur sempre bellissima. La musica contenuta nell'album è altrettanto grezza, diretta e a tratti ruvida, e anche in questo caso Alicia Keys riesce nel compito di realizzare un ottimo album in cui dimostra di sapersi muovere bene anche in terreni diversi da quelli percorsi fin'ora.

L'album si intitola Here ed è stato pubblicato il 4 novembre di quest'anno. E' composto da 18 brani nella versione deluxe, 16 in quella standard, di cui cinque interludi. Ciò che si nota già dal primo ascolto è che i pezzi non sono più retti solo dal suono del piano suonato dalla stessa Alicia, ma questo lascia molto spazio alle chitarre e alle percussioni risultando così in un suono più duro. L'album si apre con The Gospel che narra uno spaccato di vita del ghetto e la cui base è fatta da uno staccato al pianoforte e dal suono ossessivo della batteria. La tematica della vita del ghetto e delle sue difficoltà è ripresa anche in Blended Family, che vede la presenza come ospite del rapper A$AP Rocky, la cui musica si basa invece fortemente sulle chitarre. Tra gli altri pezzi in cui le chitarre dominano troviamo l'ecologista Kill Your Mother, composto solo di chitarra e voce, che è il pezzo più aspro e ruvido dell'intero disco. Di tutt'altro genere è Girl Can't Be Herself che pur essendo anch'essa retta delle chitarre tende fortemente verso il reggae (campo in cui Alicia si era già avventurata con un celeberrimo remix di You Don't Know My Name) e tratta proprio della scelta di rinunciare al trucco per esporre la propria vera personalità. Anche Holy War, in cui la cantante si chiede perché parlare di sesso sia osceno mentre parlare di guerra è accettato, è basata su chitarra e percussione, anche se il pezzo ha la struttura di una ballad e dal punto di vista canoro da modo ad Alicia di mostrare almeno in parte la sua estensione vocale.

Come anticipato, il pianoforte non viene comunque abbandonato e troviamo dei pezzi più vicini al repertorio passato di Alicia come Pawn It All (il cui sono tende fortemente verso l'hip hop) e la melodica Where Do We Begin Now. Nel disco è presente un secondo pezzo decisamenrte hip hop intitolato She Don't Really Care_1 Luv (che contiene un campionamento di One Love di Nas) in cui Alicia descrive come esistano forti connessioni tra le donne nere nate nei cinque distretti di New York e quelle nate in Africa. Merita una menzione particolare anche la lenta e rabbiosa Illusion of Bliss che narra della difficoltà dell'uscire dal tunnel della droga.

Rispetto all'edizione standard, la versione deluxe contiene due tracce in più. La prima di esse si intitola Hallelujah ed è di nuovo piuttosto vicina alle produzioni passate di Alicia, con un cantato morbido sulla base del piano. Il secondo si intitola In Common e vira con forza verso atmosfere ambient e dance, il pezzo era stato pubblicato a maggio come singolo e la scelta è davvero incomprensibile perché si tratta del più debole dell'intero disco.

Alcuni critici hanno paragonato questo album a The Miseducation of Lauryn Hill, ma il paragone è assolutamente ingiusto nei confronti di Alicia. Anzitutto la Keys ha registrato molti più album di Lauryn Hill (anche includendo quelli dei Fugees), in secondo luogo The Miseducation è ricchissimo di campionamenti, mentre le basi di Here (ad esclusione della già citata She Don't Really Care_1 Luv) sono suonate interamente dai musicisti reclutati dalla cantante. Lauryn Hill esce irrimediabilmente sconfitta da questo confronto.

Dopo aver ascoltato questo album ciò che emerge con forza è la prova di grandissima ecletticità di Alicia Keys, il cui sesto album è un altro grande capolavoro dell'R&B e del soul con il quale dimostra che, con o senza trucco, resta la regina incontrastata della musica nera.

lunedì 7 novembre 2016

Kenny Chesney - Cosmic Hallelujah

Il nuovo album di Kenny Chesney, il diciassettesimo della sua carriera, avrebbe dovuto uscire l'8 luglio di quest'anno con il titolo Some Town Somewhere. Da allora ha cambiato sia titolo sia data di uscita, ed è stato finalmente pubblicato il 28 ottobre con il titolo di Cosmic Hallelujah. Ma a parte il titolo e la data di pubblicazione quello che conta è che a oltre vent'anni dall'esordio la musica di Kenny Chesney non conosce cali di qualità o momenti di noia, e anche questo nuovo disco ci regala dodici pezzi di altissimo livello.

La formula resta quella a cui il cantante di Knoxville ci ha abituato, con del country divertente e veloce caratterizzato da un buon equilibrio tra energia e melodia. L'uscita dell'album era stata anticipata dalla pubblicazione di due singoli. Il primo di questi è il midtempo Noise, pubblicato a marzo, la cui scelta è davvero incomprensibile visto che si tratta del brano più debole dell'intero disco. Il secondo singolo intitolato Setting the World on Fire è stato pubblicato a luglio ed è ancora un midtempo che vede la presenza come ospite di Pink che nonostante non sia certo una cantante da Hall of Fame qui se la cava alla grande e il brano è di ottimo impatto.

E' difficile individuare pezzi migliori di altri in questo album, sicuramente le allegre Trip Around The Sun e All the Pretty Girls che aprono il disco meritano una menzione per l'atmosfera festaiola che creano e per i riff di chitarra puramente country da cui sono contraddistinti. Merita una menzione anche la trascinante Bar at the End on the World che è forse il pezzo più energico dell'intero album.

L'album presenta poi quattro ballad consecutive, tutte dalle sonorità fortemente country grazie al suono leggero delle chitarre, intitolate Rich and Miserable (l'unico pezzo oltre a Noise che Kenny avrebbe potuto risparmiare), Jesus & Elvis, Winnebago e Coach ad arricchire notevolmente l'offerta sonora di questo album.

L'album si chiude con la dodicesima traccia, non è listata in copertina, che è una versione bluegrass di I Want to Know What Love Is dei Foreigner. Sicuramente si tratta di un esperimento interessante, ma data la velocità sostenuta perde molta dell'atmosfera che caratterizzava l'originale.

Nonostante nel nostro paese sia praticamente sconosciuto, Kenny Chesney vanta nel suo curriculum collaborazioni con artisti del calibro di Willie Nelson, Uncle Kracker e Kid Rock ed è veramente un peccato che in Italia queste perle di musica americana passino inosservate in favore di musicisti ampiamente inferiori. Speriamo quindi che Cosmic Hallelujah dia modo anche agli ascoltatori nostrani di scoprire un talento immenso come questo che riempie le classifiche americane dal lontano 1994. Meglio tardi che mai.

lunedì 31 ottobre 2016

La breve carriera di The Phantom

Tra i grandi interpreti del rockabilly degli anni 50 e 60 ce n'è uno la cui carriera è stata brevissima, avendo inciso un solo 45 giri, ma nonostante ciò è considerato uno degli artisti più influenti del genere essendo tuttora annoverato tra gli ispiratori dello psychobilly. L'artista in questione è ovviamente The Phantom che nel 1960 pubblicò il singolo Love Me / Whisper My Love, registrato in realtà nel 1958 ma dato alle stampe solo due anni dopo.


Il vero nome di The Phantom era Marty Jerry Lott (come riportato sulla sua tomba), anche se sul vinile era riportato come M. Lott come autore dei brani. Secondo quanto riportato dal libro Rockabilly: The Twang Heard 'Round the World: The Illustrated History (di autori vari) dopo aver registrato il disco Lott seguì Pat Boone fino alla chiesa che il crooner frequentava regolarmente e lo convinse ad ascoltare il demo. Boone ne fu impressionato e creò per Lott l'immagine e la gimmick di The Phantom, comprensiva della maschera che Lott doveva indossare in pubblico. Boone avrebbe voluto che Lott firmasse per la sua casa discografica, ma quest'ultimo venne in contatto anche con il management di Boone che lo convinse a firmare per la Dot Records, compagnia di proprietà della Paramount Pictures.

Love Me è un pezzo rockabilly particolarmente energico che si apre con un urlo da parte di The Phantom per poi proseguire su un ritmo veloce che ovviamente risente molto delle influenze rock and roll del periodo, nel canto The Phantom imita palesemente lo stile di Elvis Presley. Whisper My Love è invece una ballata lenta molto melodica, sicuramente più tradizionale ma non per questo meno preziosa.

In un'intervista rilasciata nel 1980 alla rivista New Kommotion, Lott raccontò che la prima incisione di Love Me non aveva l'urlo iniziale; nonostante il risultato fosse soddisfacente, decise di reinciderla aprendo questa volta la registrazione con un urlo improvvisato e la seconda registrazione fu poi quella ufficiale e più famosa. L'incisione originale, senza urlo, è stata comunque resa disponibile molti anni dopo (secondo alcune fonti, tra cui Amazon, nel 2013, ma la stampa in copertina sembra molto più vecchia) quando fu pubblicato un altro 45 giri di The Phantom che aveva sul primo lato appunto la versione originale di Love Me e sul secondo Hey Bop Bop in versione dubplate, altro pezzo rockabilly dal suono piuttosto veloce e aggressivo. Questo secondo 45 giri è molto raro in quanto stampato in sole 300 copie.

Le informazioni sulla vita e sulla carriera di The Phantom sono molto scarse, ad aumentare la confusione arrivò nel 1989 la pubblicazione di un LP che (stando a quanto scritto in copertina) aveva sul primo lato 9 pezzi di The Phantom e sul secondo lato 10 di Jamie Coe. In realtà tale LP incappa in un errore clamoroso: scambia The Phantom con Nick Todd (all'anagrafe Nick Boone, fratello di Pat Boone), infatti l'unico brano di The Phantom presente è Love Me, i restanti 8 pezzi sono di Nick Todd e non hanno nulla in comune con The Phantom. Sulla copertina troneggia anche la scritta The Phantom (alias Nick Todd) ma basta confrontare le foto e le voci per capire the The Phantom e Nick Todd sono persone diverse.



Subito dopo aver inciso il suo unico 45 giri, The Phantom sparì dalle scene e nonostante durante la sua attività non ebbe il successo che avrebbe meritato è importante oggi preservarne la memoria per l'influenza che ha avuto su molti gruppi e cantanti che da lui hanno preso spunto come tutti gli interpreti dello psychobilly e in particolare i Cramps che nel 1984 incisero una cover di Love Me per il loro album Bad Music for Bad People del 1984.

martedì 25 ottobre 2016

Blackberry Smoke - Like an Arrow

Meno di due anni dopo Holding All the Roses, uscito a febbraio del 2015, tornano i Blackberry Smoke con il loro nuovo album in studio intitolato Like an Arrow, pubblicato nell'ottobre di quest'anno. L'album continua sulla strada tracciata dai dischi precedenti della band di Atlanta proponendo un southern rock robusto e melodico al contempo e ricco di suoni diversi.

Il disco parte molto forte con Waiting For the Thunder dalle sonorità sostenute anche se non troppo veloci; da notare che le strofe sono cantante a secco con gli strumenti che suonano solo tra le pause e su ponte e ritornello. Il secondo pezzo intitolato Let It Burn, pubblicato a settembre in anteprima, aggiunge un po' di rock and roll al southern rock e il risultato è decisamente divertente e godibile e anche tendente verso il rock della East Coast visto che in alcuni punti ricorda un po' Already Gone degli Eagles. Con la terza traccia intitolata The Good Life il ritmo rallenta decisamente e troviamo la prima ballad dai suoni piuttosto tradizionali, ma comunque di grande impatto. Il quarto pezzo intitolato What Comes Naturally è invece un midtempo sostenuto dal suono del pianoforte a creare un atmosfera molto southern con un tocco di jazz che arricchisce il pezzo. Segue un altro midtempo intitolato Running Through Time. Al sesto posto troviamo la title track, solo leggermente più veloce delle due precedenti ma dal suono molto più duro, distorto e tendente al grunge sia nella musica che nel canto.

Con Ought To Know i ritmi tornano decisamente a salire con un rock allegro e movimentato ricco di riff di chitarra e di energia. L'ottava traccia è intitolata Sunrise in Texas ed è la più lenta dell'intero disco, con sonorità molto melodiche e tranquille, come si addicono a un risveglio all'alba nei climi caldi del sud degli Stati Uniti. Il nono brano intitolato Ain't Gonna Wait è il più melodico dell'album grazie al suono del tamburello, agli arpeggi di chitarra e al controcanto sul ritornello. Con Workin' For a Workin' Man i ritmi salgono di nuovo e troviamo un brano forte e veloce che esprime grinta ed energia. L'undicesima traccia Believe You Me propone di nuovo un rock and roll con forti innesti di funk che riportano ad atmosfere divertenti e festose e che danno un tocco di musica nera in un album di southern rock. Il brano di chiusura Free on the Wing vede come ospite Greg Allman ed è il pezzo più tradizionale dell'intero disco: molto southern, piuttosto lento e rilassato.

In sintesi, non si può non constatare che i Blackberry Smoke con Like an Arrow assestano un altro grande colpo, pubblicando un album divertente e ricco di suoni diversi, tutti sempre conditi con abbondante southern rock delle origini. E per una band che ha quasi 15 anni di attività alle spalle, il fatto di non aver mai sbagliato un disco è sicuramente un merito che possono vantare in pochi.

giovedì 20 ottobre 2016

Blackfoot - Southern Native

Non capita spesso che una band nel corso della propria carriera cambi tutta la formazione arrivando così a trovarsi con soli musicisti che non appartenevano alla formazione originale, ancora più raro è che il cambio totale dei membri del gruppo avvenga contemporaneamente. Per quanto improbabile, è questo ciò che è successo alla storica band di southern rock dei Blackfoot che nel 2016 è tornata con quattro elementi nuovi e con Rickey Medlocke, storico leader e frontman che vanta anche una lunga militanza nel Lynyrd Skynyrd, in veste di produttore. Descritto in altre parole, Madlocke che è titolare del marchio ha assemblato una band del tutto nuova a cui ha attribuito il nome di Blackfoot, recuperando il nome storico del gruppo.

Il nuovo album è stato pubblicato il 5 agosto di quest'anno e si intitola Southern Native, e come suggerisce la copertina lo scopo del nuovo gruppo è quello di rinverdire i fasti del passato proponendo un buon connubio di southern rock e di hard rock più moderno. L'album è composto di 10 tracce; tra i brani migliori troviamo i due energici e rapidi pezzi di apertura Need My Ride e Southern Native (di cui è stato anche realizzato un video). L'offerta sonora del disco è comunque molto ampia e nell'album sono presenti anche quattro ballad intitolate Everyman, Call of a Hero, Take Me Home e Ohio.

Tra i pezzi migliori dobbiamo annoverare anche la cover di Whiskey Train dei Procol Harum proposta in versione molto simile all'originale ma molto più carica di energia, trasformando così un rock psichedelico in un blues rock di grande impatto.

Chiude il disco una traccia incredibile che si discosta da tutto il resto del disco e dalla storia dei Blackfoot: il brano Diablo Loves Guitar è infatti un flamenco strumentale fatto di chitarra e percussioni che rimanda ad atmosfere calde e spagnoleggianti, ben lontane dal sud degli Stati Uniti.

Southern Native non è un capolavoro, né uno dei dischi migliori della carriera dei Blackfoot, ma è comunque un album godibile che può affiancare altre band di successo di questo genere come i Black Stone Cherry o i Blackberry Smoke. I fan di lunga data potrebbero non perdonare a Madlocke di aver concesso a un gruppo totalmente nuovo di utilizzare lo storico nome della band, ma a parte le polemiche bisogna ammettere che Madlocke è stato capace di produrre del sano rock anche senza doversi mettere al microfono.