giovedì 19 luglio 2018

Il Metallian dei Judas Priest e il Tarkus di Emerson, Lake & Palmer

Gli album dei Judas Priest non sono noti solo per la qualità della musica che da quattro decadi fa di loro una delle band più influenti della storia del metal, ma anche per le copertine sfarzose e dai soggetti sempre notevoli. La più particolare delle copertine della band capitanata da Rob Halford è quella di Defenders of The Faith del 1984 che mostra uno strano essere con la testa da tigre, corna da ariete e con il corpo di un carro armato.

Il disegno è opera dell'artista grafico Doug Johnson (che aveva anche realizzato la copertina dell'album precedente Screaming for Vengeance del 1982) e il soggetto disegnato si chiama Metallian. Come riportato dal sito The X Quorum l'idea iniziale fu della band che ne chiese la realizzazione a Johnson visto l'ottimo esito della copertina precedente. Il Metallian vorrebbe rappresentare il difensore della fede, a cui si riferisce il titolo dell'album, in chiave heavy metal.

Il retro di copertina sottolinea il concetto, riportando la scritta:

Rising from darkness where Hell hath no mercy and the screams for vengeance echo on forever. Only those who keep the faith shall escape the wrath of the Metallian... Master of all metal

Curiosamente quella dei Judas Priest non è la prima copertina di un album a ritrarre un soggetto a metà tra un animale e una macchina da guerra. L'album Tarkus di Emerson, Lake & Palmer del 1971, infatti, mostra in copertina l'essere omonimo: un incrocio tra un armadillo gigante e un carro armato. L'autore dell'opera è William Neal (che realizzò anche la copertina dell'album seguente Pictures at an Exhibition dello stesso anno) che nel suo libro Watching Paint Dry del 2011 spiega che la scelta dell'armadillo è dovuta all'assonanza del nome dell'animale con la parola armour (armatura) e che il nome nasce dalla crasi di tartarus e carcass. Il termine tartaro (tartarus) è qui usato nel suo significato mitologico di luogo tenebroso e spaventoso, la parola fu tratta dal quarto versetto del secondo capitolo della Seconda Lettera di Pietro del Nuovo Testamento che in alcune traduzioni in inglese (come la Holman Christian Standard Bible) riporta proprio la parola tartarus (la traduzione della CEI traduce invece con abissi tenebrosi dell'inferno) Il Tarkus, il cui nome è scritto con le ossa di un animale il cui scheletro è appena dietro alla scritta, è quindi il simbolo dell'umanità sempre impegnata in guerre che ne causano l'autodistruzione.

L'interno della copertina di Tarkus narra la storia del mostro a partire dalla sua nascita da un uovo eruttato da un vulcano. Tarkus incontra quindi delle figure mostruose con cui combatte, fino all'ultimo scontro con una manticora che lo metterà in fuga.


I Judas Priest ed Emerson, Lake & Palmer hanno ovviamente ben poche somiglianze dal punto di vista musicale, ma stranamente questi due album appartenenti a generi e decenni diversi hanno in comune delle copertine nate da idee simili che sono delle vere opere d'arte tanto belle quanto la musica contenuta nei rispettivi dischi.

giovedì 12 luglio 2018

Buddy Guy - The Blues is Alive and Well

Tre anni dopo il precedente Born to Play Guitar torna il leggendario bluesman Buddy Guy con un nuovo album intitolato profeticamente The Blues is Alive and Well. E stando alla qualità della musica contenuta nel disco sembra proprio che quanto dice il titolo sia decisamente corretto, perché gli anni passano e George Guy (vero nome di Buddy Guy) ha passato gli ottant'anni ma la sua musica non sembra risentirne.

Il nuovo album è composto da quindici tracce per una durata complessiva di 64 minuti e già questo è un risultato ragguardevole visto che molti artisti che hanno meno della metà degli anni di Buddy Guy si fermano ben prima di una durata del genere. Il disco è composto da un blues genuino che riporta alle atmosfere del profondo sud degli Stati Uniti e tutte le quindici tracce sono contraddistinte dall'onnipresente suono della chitarra di Buddy Guy unito alla sua voce tonante che a dispetto degli anni non ha ancora perso nulla della sua potenza iniziale.

Il disco vede anche una notevole presenza di ospiti illustri. Jeff Beck e Keith Richards affiancano Buddy Guy nell'evocativa Cognac che è il pezzo dalle atmosfere più classiche dell'album, Jeff Bay porta un tocco di soul in Blue No More unendosi a Buddy Guy non solo con la chitarra ma anche alla voce, ma l'ospite più illustre è senza dubbio Mick Jagger che suona l'armonica nella lenta You Did The Crime.

Tra i pezzi migliori troviamo sicuramente la potente Guilty as Charged che sconfina nel blues rock, genere in cui Buddy Guy si cimenta in varie tracce di questo disco, e la title track contraddistinta dalla presenza poderosa di numerosi strumenti a fiato. Atmosfere da blues rock si trovano anche in Ooh Daddy che propone una bella mescolanza tra blues e rock and roll ispirato agli anni 50. Nella track list spiccano anche Whiskey for Sale, impreziosita dal coro di voci femminili nel ritornello, e Nine Below Zero grazie al suono del piano che duetta con la chitarra.

The Blues is Alive and Well è il diciottesimo album solista di Buddy Guy, senza contare le innumerevoli collaborazioni e i duetti di cui la sua discografia è costellata, ed è l'ennesimo capolavoro della sua lunga carriera in cui non ha mai commesso un passo falso. Questo nuovo disco, che rasenta la perfezione, è sicuramente uno degli album di blues migliori degli ultimi anni e dimostra come Buddy Guy resti uno dei migliori interpreti del genere: del passato e di ogni tempo.

mercoledì 4 luglio 2018

Lacuna Coil Rugby Sound Festival - Legnano, 3/7/2018

Il Rugby Sound di Legnano è da diciotto anni uno degli eventi più importanti dell'estate lombarda e sul suo palco, all'interno della corte del Castello di Legnano, si sono avvicendate molte delle band più importanti del pianeta. Anche quest'anno il calendario è stato ricco di eventi, alcuni dei quali decisamente imperdibili tra i quali quello del 3 luglio che vedeva come headliner i Lacuna Coil. Lo straordinario quintetto milanese non ha bisogno di presentazioni in nessuna parte del mondo, dove sono considerati tra le metal band più importanti degli ultimi due decenni, tranne che nella loro patria e per motivi francamente inspiegabili, visto che il metal alle nostre latitudini gode di ottimo seguito, ma forse il pubblico italico è troppo esterofilo e preferisce seguire gruppi stranieri piuttosto che valorizzare i tanti (buoni e ottimi) prodotti italiani.

Credit: Elena Di Vincenzo

Non avevo mai visto i Lacuna Coil dal vivo e il fatto che l'evento fosse vicino a casa e ufficio rendeva l'occasione particolarmente ghiotta. L'Isola del Castello Visconteo di Legnano ospita questa magnifica manifestazione tra stand che vendono panini e birra in un'atmosfera da grigliata estiva tra amici. Fortunatamente il clima è stato clemente, con un gradevole venticello che ha tenuto lontano zanzare e caldo (che nel pomeriggio si era fatto sentire con forza, in quella che fin qui era stata la giornata più calda dell'anno) regalandoci la serata perfetta per un evento di musica altrettanto perfetta.

Il concerto è stato aperto dal gothic metal dei milanesi Cayne, che hanno iniziato a scaldare il pubblico con un po' di sano metal duro e d'atmosfera con i pezzi tratti dai loro album. La musica dei Cayne, anche se purtroppo poco nota, non è mai banale considerando anche che nei loro strumenti si trovano tastiere e violini, scelta poco comune nel panorama del gothic metal. Un ottimo avvio per un evento che prometteva benissimo da ancora prima di iniziare.

Intorno alle 21 solo saliti sul palco i Rezophonic, supergruppo nella cui formazione si alternano musicisti delle band più disparate, che hanno regalato un'ora di musica di ogni genere, spaziando dal metal, al crossover, al reggae, al beatbox. Per l'occasione la formazione dei Rezophonic è stata arricchita dalla presenza di Marco Priotti e Andrea Butturini, concorrenti dell'ultima edizione di The Voice of Italy nella squadra di Cristina Scabbia.

I tanto attesi Lacuna Coil sono salito sul palco poco dopo le 22 iniziando con Our Truth introdotto dal celestiale vocalizzo di Cristina che ha scatenato la magia che ha regnato per le quasi due ore successive. Il concerto è iniziato come un fiume di energia in piena che ha pervaso il pubblico in ogni angolo dell'Isola del Castello grazie al gruppo che ha eseguito i pezzi migliori del proprio repertorio prendendoli da ogni fase della loro carriera e da ognuno dei loro album (ad eccezione del primo In a Reverie), privilegiando comunque gli ultimi tre: Dark Adrenaline, Broken Crown Halo e Delirium, ed è proprio nella title track di quest'ultimo che Cristina tira fuori più che mai i due aspetti più taglienti della sua voce con un'ottima commistione di forza e dolcezza.

I tre musicisti interpretano ogni pezzo alla perfezione, tanto che le basi suonano esattamente allo stesso modo di come fanno nei dischi, e due vocalist si amalgamo, si alternano e duettano con un'intesa e una maestria che solo le band più navigate possono vantare. Il contrasto tra la voce limpida e cristallina di Cristina e quella aspra a ruggente di Andrea è sempre molto efficace e crea un'atmosfera che nessun altro gruppo al mondo sa creare.

Verso la fine dell'esibizione la band invita sul palco il giovane disabile Christian, a cui decidano The House of Shame. Subito dopo i Lacuna Coil fingono di aver finito il concerto, ma ovviamente non ci crede nessuno e tra il pubblico non c'è una persona che si allontani. Poco dopo i cinque tornano sul palco per chiudere con gli ultimi quattro pezzi, iniziando con I Forgive (But I Won't Forget Your Name) e finendo con Nothings Stands in Our Way.

Credit: Elena Di Vincenzo

Poco prima dell'encore inizia piovere: e chissenefrega! Ci bagniamo sotto la pioggia battente, consapevoli che comunque il concerto volge al termine, che tra poco il climatizzatore della macchina offrirà un buono strumento per asciugarsi, ma anche che comunque per sentire i Lacuna Coil avremmo sopportato anche neve e grandine. La pioggia crea anche un divertente siparietto all'interno della band, con il bassista Marco Coti Zelati che dice a Cristina di non avvicinarsi troppo al bordo del palco per evitare di bagnarsi, ma l'anima rock di Cristina non ha certo paura di un temporale estivo e quindi ringrazia per il suggerimento ma lo ignora disinvoltamente.

Purtroppo il concerto si avvia alla conclusione, e mentre Cristina canta, nella cover di Enjoy The Silence dei Depeche Mode, All I ever wanted, all I ever needed is here in my arms mi viene da pensare che mi abbia letto nella testa perché al termine di un'infuocata giornata estiva, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è proprio un concerto di una band leggendaria che questa sera si è fermata a pochi chilometri da casa.

lunedì 2 luglio 2018

Reborn In March - Habits

Il quintetto milanese dei Reborn In March ha pubblicato a maggio del 2018 il proprio primo album in studio intitolato Habits, il disco offre un'ora di alternative rock che attinge dalla tradizione del Regno Unito degli anni 80 e 90 e che sembra nato da una collisione a tre tra Muse, Coldplay e Sister Of Mercy, senza rinunciare a qualche contaminazione d'oltreoceano. Le sonorità della band sono caratterizzate dalle atmosfere cupe e gotiche delle basi musicali a cui si unisce la voce graffiante del vocalist Marco Scaravilli il cui canto è una sorta di inedito incrocio tra Chris Martin e Matthew Bellamy, prendendo il meglio dei due e arricchendolo con un po' di gusto personale. Completano la formazione i chitarristi Diego Del Sarto (fondatore del gruppo insieme al cantante) e Davide Pucillo, il bassista Dario Di Falco e il batterista Tommaso Bortoli.

Il disco è composto da nove tracce energiche che si assestano tutte su ritmi piuttosto alti e che coniugano sapientemente sonorità dure ai confini con il metal con ricche melodie facili da memorizzare, tanto che il disco entra in testa come un earworm già al primo ascolto. Il quintetto è molto efficace nel creare una mescolanza sonora che unisce modelli del passato a un tocco di modernità, creando contrasti musicali di grande effetto.

E' difficile trovare pezzi migliori di altri in questo ottimo disco di esordio perché tutte le nove tracce sono di altissimo livello e l'album non conosce riempitivi o momenti di noia. Se proprio dovessimo selezionare dei pezzi migliori di altri la scelta cadrebbe sicuramente su Tom's Habits, brano di chiaro stampo ottantiano in cui Scaravilli dà anche prova della propria estensione e potenza, che parla della monotonia della routine che la maggior parte delle persone vive. Tra la nove tracce spicca anche la penetrante Swim contraddistinta da atmosfere grunge, con il canto del vocalist ispirato a quello di Kurt Cobain dei tempi di In Utero. Suggestioni grunge si trovano anche nella potente e ruggente traccia di chiusura Smiling Like A God.

Tra i pezzi migliori troviamo anche cupa Lady Envy, dedicata a una persona la cui vita è rovinata dai sentimenti negativi, e Runaway, che il pezzo più veloce dell'intero album, il cui testo narra l'attrazione per una donna angelicata, tanto desiderata quanto irraggiungibile.

Quello dei Reborn In March è, in sintesi, uno dei più interessanti esordi discografici di questo 2018, con un album fresco, che intrattiene senza sosta e che, staccandosi da ogni modello musicale del nostro paese, porta una bella ventata di novità in um mercato discografico troppo spesso uguale a sé stesso. Con il loro primo album la band milanese si conferma subito come la migliore realtà del rock alternativo italiano, che regge benissimo il confronto con le band d'oltremanica e che sicuramente regalerà altre perle di rock come questa per molti, molti anni.

mercoledì 13 giugno 2018

Ancestral - Master of Fate

Master Of Fate è il secondo album dei siciliani Ancestral, che segue di dieci anni il loro precedente intitolato The Ancient Curse. Il quintetto di Castelvetrano vede in questo secondo disco, pubblicato nel 2017, due importanti cambi di formazione con l'ingresso di Carmelo Scozzari alla chitarra e Jo Lombardo (già vocalist degli Orion Riders e dei Metatrone) alla voce, che sostituiscono rispettivamente Giovan Battista Ferrantello e Mirko Olivo. I due si uniscono al resto del gruppo composto da Domiziano Mendolia al basso, Alessandro Olivo alla chitarra e Massimiliano Mendolia alla batteria.

L'album è composto di dieci tracce di ottimo power metal di altissima qualità che posiziona a pieno titolo la band tra i migliori interpreti al mondo di questo genere, grazie alle incredibili capacità degli strumentisti e alla straordinaria voce di Lombardo che dimostra di avere una potenza e un'estensione, soprattutto verso l'alto, che pochissimi altri possono vantare. Le sonorità degli Ancestral sono ispirate ai mostri sacri del power europeo come gli Helloween o i Blind Guardian condendolo con molti inserti melodici che attingono al contempo dalla NWOBHM e dal power americano.

L'album parte con l'ottima Back To Life contraddistinta da pesanti venature AOR ottantiane. Subito dopo segue la potente Wind Of Egadi ricca di assoli di chitarra e di scream da parte del vocalist che qui regala una delle sue performance migliori. Atmosfere vicine all'AOR si trovano anche nella bellissima title track, impreziosita da contaminazioni di stili diversi e da qualche tocco melodico in più, che è sicuramente il pezzo migliore del disco e non è un caso che il gruppo abbia scelto proprio questa per dare il titolo all'intero LP. Tra i pezzi più influenzati dall'AOR spicca anche la power ballad No More Regrets, che rallenta notevolmente i ritmi rispetto al resto del disco.

Nell'album troviamo anche qualche influenza thrash con Seven Months of Siege in cui il cantato e gli scream di Lombardo sembrano ispirati, con successo, ai giorni migliori di Neil Turbin. Tracce di thrash arricchiscono anche la strumentale Refuge Of Souls che coniuga la velocità a qualche riff più morbido in stile hair metal anni 80.

L'album vanta anche la presenza di un ospite d'eccezione, con Fabio Lione che affianca Lombardo nella ruggente Lust for Supremacy: i due si alternano nelle strofe e duettano nel ritornello con Lione che fa le voci basse (nel suo solito stile epico) e Lombardo che interpreta quelle alte.

In chiusura troviamo On the Route of Death e From Beyond che riportano allo stile teutonico del power metal europeo e non stupisce quindi che per chiudere l'LP la band abbia scelto la cover di Savage degli Helloween che non compare in nessun album del gruppo tedesco ma che è il B-side di Dr. Stein dall'album Keeper of the Seven Keys - Part II. Lombardo si confronta così con la performance di Micheal Kiske uscendone a testa alta e regalando un'interpretazione molto più matura di quella del cantante originale che all'epoca aveva solo vent'anni.

In sintesi Master of Fate è uno dei migliori dischi di power metal del nostro paese e regge benissimo il confronto con le band più blasonate al mondo, ed è un vero mistero come questo disco non sia al vertice delle classifiche di vendita, perché convince sotto ogni punto di vista, con dei musicisti di altissimo livello sia dal punto di vista interpretativo sia da quello autorale e grazie alla presenza di un cantante tra i migliori del pianeta. E il connubio di questi fattori e dei vari stili in cui il gruppo si cimenta rendono quest'album un'opera ricca e imprescindibile per gli amanti del metal di ogni genere.

martedì 5 giugno 2018

Amanda Somerville's Trillium - Tectonic

Il 2018 vede il ritorno dei Trillium, il gruppo metal capitanato dalla straordinaria Amanda Somerville, con un nuovo album intitolato Tectonic che esce a sette anni di distanza dal precedente Alloy. In questi sette anni la cantante ha pubblicato una quantità impressionante di album tra collaborazioni ed innumerevoli progetti paralleli tra i quali ci limitiamo a citare Kiske/Somerville, con l'ex cantante degli Helloween con Michael Kiske, le Exit Eden, quartetto di quattro delle migliori voci del symphonic metal, gli HDK, band guidata dal marito di Amanda e chitarrista Sander Gommans e gli Avantasia che di certo non hanno bisogno di presentazioni.

Tectonic è composto di dieci tracce basate, come è ovvio e naturale, sulla portentosa voce di Amanda che al mondo non ha eguali e pochissime che le si possono avvicinare, e le basi strumentali ricche di suoni potenti e di distorsioni sembrano scritte apposta per valorizzarla.

L'album presenta una preponderanza di pezzi energici e aggressivi in cui Amanda dà piena prova della propria potenza vocale e della propria estensione. Il brano di apertura Time To Shine mostra subito gli ingredienti distintivi di Tectonic, con un suono energico e sostenuto ma anche ricco di melodia e di valori positivi. Atmosfere simili si trovano nella seguente Stand Up, nella potente Hit Me e nella graffiante Full Speed Ahead. E basta un ascolto, anche singolo, a uno dei ritornelli delle ultime due per capire come in questo disco Amanda sia nella forma migliore che ha mai incontrato nella sua pur straordinaria carriera.

Tectonic offre un ventaglio musicale che attinge anche dall'AOR ottantiano con la quinta traccia Fighting Fate e anche da sonorità più teatrali con la straordinaria Cliché Freak Show che presenta contrasti di grande effetto tra le strofe recitate i ritornelli cantanti con la consueta maestria. La musica dei Trillium sconfina anche nel gothic con Nocturna, che rallenta notevolmente i ritmi rispetto al resto del disco per assestarsi su atmosfere più crepuscolari. Completano il disco la veloce e incalzante Shards, la straziante Fatal Mistake dedicata all'ex tastierista dei Trillium Simon Oberender morto suicida e la bellissima traccia di chiusura Eternal Spring, power ballad che mostra come Amanda Somerville sappia coniugare potenza e dolcezza come nessun'altra.

Tectonic è in sintesi un album ottimo, che convince sotto ogni punto di vista ed è forse il miglior album della ricchissima discografia di Amanda Somerville e quello che mette in luce maggiormente le straordinarie caratteristiche della sua voce che nonostante sia già a livelli stellari sembra migliorare da ogni disco al successivo. Questo nuovo lavoro dei Trillium è sicuramente uno degli album migliori di quest'anno e siamo sicuri che non passerà molto tempo prima che Amanda sfoderi un altro disco in cui supererà anche questa vetta.

giovedì 31 maggio 2018

An interview with Amanda Somerville

An Italian translation is available here.

Multifaceted and hyper-productive metal singer Amanda Somerville is back with the new album by Trillium, the band she fronts, called Tectonic which is being published these days. To discuss her new work and her other projects, Amanda accepted our proposal for an interview that we are offering our readers today.

We would like to thank Amanda for her kindness and availability.


125esima Strada: Hi Amanda, first of all thanks for the time you are giving us. Let's speak about Trillium's new album Tectonic first. To me it's outstanding and it's maybe your best record so far, how was this record conceived and written?

Amanda Somerville: Thank you for your interest and I’m very happy to hear you appreciate Tectonic! It was quite the labor of love, taking a long time to create. In the time since Alloy came out, I got married, had three kids, went on many tours and released several other albums, like Kiske/Somerville and Exit Eden, so there was a lot going on. Tectonic is a lot about all of what went on in those years and trying to make room for everything in my life, especially the big change of becoming a mother. I think it’s always life-changing and a huge adjustment to have a child, no matter who you are, but combining a career - especially a music career - with that is an incredible challenge. The first year after my first daughter, Lana, was born, I pretty much only wrote lullabies and silly children’s songs. Full Speed Ahead has a lot of race car metaphors in it, but it’s basically about me waking up one morning and realizing, "Whoa. I need to get back to myself as a songwriter and serious musician!"

My husband, Sander, and I wrote, produced and recorded everything you read and hear on the album almost entirely on our own. It was a major undertaking and yet immensely gratifying because we work so well together and love what we do. We are both really happy with how it turned out. For many songs, Sander had composed and tracked instrumental demos that we then reworked together and I wrote the lyrics and vocal lines to. Sander was in charge of the main part of the the production to get the instrumentals polished up. There were some songs that began differently, like Shards, which I had written and recorded as a piano-vocal demo and then we re-worked the arrangement and Sander laid down the instrumental tracks. Nocturna began as an acoustic guitar-vocal demo by a friend of mine from my hometown in Flint, Michigan, named Ashley Peacock. But everything ended in the same way, with hard work and wonderful musicians, just as you hear it on the album!

Of course there’s the geological definition in relation to a figurative meaning in my life as a reason for my naming the album Tectonic, but it’s also having to do with art and architecture and the combination of various elements in order to make a new work of art or structure. This album is combining so many elements and experiences from my life that span the last seven years that it’s really an incredible structure for me to present to everyone. I’m so very proud of it.


125esima Strada: Is there any song in Tectonic you like better than the others? If so, why?

Amanda Somerville: You know, it’s always been difficult for me to choose favorites amongst my songs because they’re kind of like children to me. They’re all special to me for different reasons, so I’ll just take a few as examples and tell you why.

Time To Shine - I chose this to be the opener because I think it epitomizes what I set out Tectonic to be: heavy sounding with a positive and uplifting spirit. It’s about keeping on working to fulfill your dreams, staying true to yourself in the process and not letting anyone stand in the way.

Shards - This could have been the opening track because it’s really the song that transitions the restlessness and emotions from Alloy, leaving that behind and beginning anew with everything in Tectonic. I love the song and it means so much because, after writing it, I felt free of all of the darkness in Alloy.

Fatal Mistake - This is probably the saddest and heaviest song on Tectonic and I will NEVER play it live because it was so difficult to even record for me, but I still love it. My music is like therapy to me and my songs are like a journal in many ways, this being no exception. I wrote it after my friend and bandmate Simon Oberender committed suicide just before we were going on tour with Trillium in 2012. Tectonic is dedicated to him.


125esima Strada: My favorite song is Eternal Spring because it shows both sides of your voice: the power and the sweetness. What's the story behind this song?

Amanda Somerville: That’s wonderful, thank you! I co-wrote that with Yves Huts, who was the original bass player in Epica, along with another song that’ll probably be on my next solo album (whenever that’ll get done!). He sent me the instrumental demo track and then I wrote lyrics and the vocal lines and tracked some vocals. He really liked it and actually ended up using it as a wedding song for his brother. It’s definitely a love song!


125esima Strada: If we compare Tectonic to Alloy it seems that this new record is more metal oriented. Do you agree? If so, what's the choice behind this?

Amanda Somerville: Yes, definitely. My husband is the metal child of all metal children and so anything he touches is bound to end up very “metalized”! Haha! Since my background is really more folk / pop / rock, that’s how most of my songs start out sounding. I’m also a piano player, not a guitar player, so my songs needed him to bring out the edge and create a heavier sound. We both wanted this album to be more “pure” in the metal genre than Alloy was, which was kind of a mixing transition for me.


125esima Strada: How do you explain that your pop and jazz oriented solo records are so different from Trillium's albums and from pretty much everything else that you do?

Amanda Somerville: Well, that was really how I grew up as a musician and is my foundation, where I come from. Even though I’ve lived in Europe for many years and I’m fluent in various languages, my mother tongue is and always will be English. I feel that’s very similar to my musical path; I’ll always be a “singer-songwriter,” but I’ve also added hard rock and metal to my musical being.


125esima Strada: One of my favorite records of yours is Heroes Temporis by Magni Animi Viri. How did you get involved in that project and how do you like the original Italian version?

Amanda Somerville: Oh, yes, that’s really a great album. I got involved just like I have with many other bands and projects; Giancarlo [Trotta, producer of Heroes Temporis -- Ed.] contacted me and asked if I would like to be a part of his project. He sent me the original songs and I thought they were really beautiful. I think the original versions are amazing! What a voice Ivana Giugliano has! Really incredible.


125esima Strada: Talking about another of your current projects, will there ever be a second Exit Eden album?

Amanda Somerville: Yes, as a matter of fact, we’re recording it right now!


125esima Strada: I remember you mentioning more the once that you don't consider yourself a metal girl, so apart from metal what other kinds of music do you like?

Amanda Somerville: Haha! Well, I’ve become much more of a “metal girl” than I ever thought I would and have really embraced it. There’s really also no escaping it, living with my husband! I love jazz, specifically old-school, big band and modern easy listening jazz. I also love pop, rock and singer-songwriters like Tori Amos, Imogen Heap and Sarah McLachlan.


125esima Strada: Who are your all time favorite musicians?

Amanda Somerville: Paul Simon is my all-time favorite musician and songwriter. I met him once a long time ago in Hamburg and it was so embarrassing; I was a total fan-girl fail. He actually told me, “It’s all right, it’s all right. Calm down now.” Oh, my God!


125esima Strada: Thanks again, Amanda! It was a privilege speaking to you.

Amanda Somerville: Thank you and all the best!