Visualizzazione post con etichetta Italia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Italia. Mostra tutti i post

martedì 15 maggio 2018

Francess - Submerge

Il 2018 vede il ritorno dell'italo-giamaicana Francess, la voce più calda dell'R&B nostrano, con un nuovo album di inediti che esce a un solo anno di distanza dal precedente A Bit of Italiano del 2017 e a tre dal precedente disco di pezzi nuovi intitolato Apnea del 2015. Il nuovo album si intitola Submerge ed è composto da dieci tracce ispirate alla black music degli anni 90, ma anche ricche di contaminazioni di altri stili, generi e decenni.

L'album si apre con la title track, pubblicata in digitale il mese prima del resto dell'album, che offre un tuffo nel passato con sonorità che richiamano gli anni d'oro dell'R&B con un midtempo patinato e d'atmosfera in cui la cantante mette in mostra da subito le straordinarie doti della sua voce. Ma basta passare al pezzo successivo per capire come questo album sia ricco di sperimentazioni in ogni angolo della musica nera e non solo. In Follow Me troviamo infatti un'ottima mescolanza di suoni e ritmi tipici della canzone italiana degli anni 50 misti al groove dell'hip hop newyorkese di fine millennio.

Submerge offre anche molte derive nella musica dance con l'energica Ready Set Go e con la successiva Evolution che mischia soul, funk e disco nello stile dei maestri del genere del Regno Unito dei primi anni 80. Sonorità ottantiane da eurodisco si trovano anche nella bellissima e ritmata Moon.

Il disco è ricco anche di momenti più raccolti e intimistici con le ballad Memory Lane e Until Dawn che sarebbero splendide già in sé stesse dal punto di vista autorale e che la suadente voce della cantante rende semplicemente mozzafiato.

Completano il disco il midtempo Ivory e The Show Must Go Wrong con delle venature pop più marcate. Menzione a parte merita il pezzo di chiusura: conclude l'album la cover di The Man I Love di George Gershwin che regala un altro stupendo viaggio nel tempo direttamente nei primi anni del dopoguerra e basta chiudere gli occhi ascoltandolo per ritrovarsi a immaginare Francess che la canta a fianco delle altre dive dell'epoca che l'hanno interpretata come Billie Holiday, Ella Fitzgerald o Sarah Vaughan.

Giunti al termine di questo ascolto l'unica considerazione che si può fare è che questa giovane cantante sforna album con una frequenza impressionante e che la qualità di tutte le sue incisioni non ha nulla da invidiare a quello delle regine del genere più blasonate. E se oltre oceano i fan e la critica si dividono su chi sia la migliore interprete dell'R&B, dalle nostre parti non serve alcuna discussione in merito: perché Francess non ha eguali, né nessuno che le si possa avvicinare.

giovedì 29 marzo 2018

Sandro Di Pisa - Jesus Christ Superguitar

In occasione del Natale del 2017 il jazzista e divulgatore italiano Sandro Di Pisa ha realizzato una propria versione interamente strumentale della celeberrima rock opera Jesus Christ Superstar di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. La versione di Di Pisa si intitola Jesus Christ Superguitar e come suggerisce il titolo stesso è un riarrangiamento per chitarra dell'opera originale, in cui le voci dei protagonisti sono sostituite da altrettante chitarre. Troviamo quindi la chitarra jazz nel ruolo di Gesù, la chitarra rock in quello di Giuda, la chitarra classica che interpreta la Maddalena, il synth guitar che fa le veci degli apostoli e la chitarra acustica nei ruoli di Anna, Caifa, Pilato ed Erode. Le cinque chitarre insieme interpretano le parti corali della folla.

Già dal primo ascolto appare ovvio che l'opera di Di Pisa è il frutto del lavoro di un genio della musica di altissimo valore, che è riuscito a dare a un'opera che vanta innumerevoli interpretazioni dei risvolti inaspettati a cui nessuno, nemmeno gli autori, aveva pensato fino ad ora. Le chitarre di Sandro Di Pisa hanno un'espressività incredibile, tanto che sembra che cantino, più che suonare. La scelta dei ruoli ovviamente non è casuale e nemmeno scontata. La chitarra jazz dà un tocco deciso e al contempo delicato alla parte di Gesù che esprime forza e speranza anche attraverso uno strumento. Allo stesso modo la chitarra rock che interpreta Giuda mette da parte ogni mezza misura per esprimersi in una parte determinata e ribelle che con le sue distorsioni esprime il disappunto e la visione critica del personaggio all'interno dell'opera. La chitarra classica che dà la voce alla Maddalena riporta la dolcezza e lo smarrimento dell'unico personaggio femminile.

La passione di Di Pisa per la musica jazz, e per la musica in generale, è rispecchiata anche nell'adattamento dei titoli dei pezzi. Ad esempio, Everything is Alright diventa Everything's in Five, Osannah diventa Bossanna e Gethsemane diventa Gezzeman. Inoltre all'interno di alcuni pezzi sono presenti frammenti di opere slegate da Jesus Christ Superstar. Nella già citata Everything's in Five si trovano ad esempio snippet di Take Five del Dave Brubeck Quartet e del tema di Mission: Impossibile di Lalo Schifrin; in The Last Supper troviamo un frammento di Whiter Shade of Pale dei Procol Harum e nel finale Superguitar (adattamento del pezzo più celebre dell'opera, Superstar) si trova un inserto di Le Poupée Qui Fait Non del cantante francese Michel Polnareff.

Questa opera di Sandro Di Pisa dona una freschezza inaspettata a uno dei musical più noti della storia, tanto che già dal primo ascolto viene da chiedersi quali delle chitarre di Di Pisa interpreterebbero Grizabella o Mistoffelees se il jazzista nostrano decidesse di mettere le mani anche su Cats o se la chitarra jazz potrebbe interpretare anche Giuseppe in Joseph and the Amazing Technicolor Dreamcoat. E di fronte a questi interrogativi non resta che sperare che Jesus Christ Superguitar non resti un esperimento isolato e che Di Pisa decida di mettere la sua genialità al lavoro su altre opere.

mercoledì 7 febbraio 2018

RavenBlack Project - Breaking Through The Mist

Nel 2015 il progetto RavenBlack Project, guidato dal chitarrista e compositore Riccardo Bacchi, ha pubblicato il proprio primo, e fin'ora unico, album intitolato Breaking Through The Mist. Il disco è composto da nove tracce che attingono dall'hard rock melodico degli anni '70 ispirandosi a band come i Rainbow e i Deep Purple, ricco di basi energiche e potenti a cui si unisce la voce degli eccezionali vocalist chiamati a far parte del progetto.

Già da un primo ascolto, ciò che colpisce di questo disco è la forza del suono che offre un metal puro, energico e carico di riff di chitarra dello stesso Bacchi; infatti sui nove pezzi del disco ne troviamo cinque dalle sonorità dure e graffianti. Due di queste sono interpretate dal bassista e cantante Mark Boals. Il primo è il brano di apertura My New Revelations, sostenuto dal suono della chitarra e nel quale la voce di Boals dà grande prova della sua potenza, Il secondo brano cantato dall'ex bassista dei Dokken è The Road to Hell Paso che unisce sonorità AOR ottantiane a venature southern, Boals chiude il pezzo con un acuto potentissimo con cui dimostra che nel pezzo precedente aveva solo dato un piccolo assaggio delle sue qualità.

Tra i pezzi veloci troviamo anche One-Night Stand affidata alla voce dell'ex cantante dei Rainbow Doogie White, e due brani interpretati da altrettanti vocalist italiani d'eccezione: Redemption Blaze, puro hard rock anni 70 ricco del suono dell'organo Hammond, cantata da Alberto Bollati, e Your Load of Lies che è il pezzo più metallico dell'intero disco, grazie anche alla graffiante voce di Franco Campanella.

Oltre a queste nell'album troviamo quattro brani più raccolti tra cui la toccante The Faithless and The Dreamer, brano lento dedicato alle vittime dell'11/9 cantato da Andre Matos, ex vocalist degli Angra, con Jon Oliva dei Savatage, e la power ballad in stile ottantiano Wasting Memories cantata da James Christian degli House of Lords. Tra i brani lenti spiccano due splendidi gioielli di musica interpretati dalla sempre straordinaria Amanda Somerville. Il primo di essi si intitola The Ancestral Call e vede Amanda duettare con Doogie White; il pezzo è una sorta di ballata celtica medievale ricca di flauti, chitarre e percussioni acustiche. Il brano mostra un lato di White ben diverso da quello grintoso di One-Night Stand e l'aspetto migliore del pezzo è proprio la parte canora dei due straordinari vocalist che nell'ultimo ritornello duettano con Doogie a fare la voce bassa e Amanda quella alta. Il secondo pezzo cantato da Amanda Somerville è la splendida e onirica Lullaby for a Wolf, che si apre con un vocalizzo della cantante e che è realizzata con soli voce, piano e chitarra acustica.

Nella versione fisica del disco è presente come bonus track la cover di Tarot Woman dei Rainbow (a rimarcare qual è la fonte di ispirazione principale di questo progetto) che lascia invariata la melodia originale, ma la rende molto più aggressiva affidandola alle voci di Bolas e Campanella.

Due anni dopo l'uscita dell'album è stata pubblicata anche una versione acustica di Wasting Memories con alla voce Giacomo Voli, uno dei migliori cantanti italiani rock di ogni epoca, che rallenta notevolmente il pezzo condendolo con una strumentazione acustica di grande atmosfera.

Ascoltando Breaking Through The Mist si capisce fin da subito che si tratta di una perla di grande valore, che purtroppo non gode della notorietà che meriterebbe. Questo album di Riccardo Bacchi è semplicemente perfetto e non deluderà le aspettative degli amanti del rock e del metal che si accingeranno ad ascoltarlo. Bacchi mischia con grande maestria elementi musicali diversi, con una strumentazione molto varia e avvalendosi di cantanti che contribuiscono alla realizzazione dell'opera ognuno con il proprio stile. L'album nel suo complesso offre una varietà di suoni veramente notevole a comporre un disco che offre tantissime emozioni diverse.

Non resta che augurarsi che Breaking Through The Mist non resti un esperimento isolato e che Riccardo Bacchi torni presto in studio con questa o un'altra squadra di musicisti a registrare un altro capolavoro di questo calibro. Anche nella speranza che magari le prossime incisioni di questo progetto riescano a guadagnare le posizioni in classifica che la loro musica merita.

martedì 9 gennaio 2018

Strane somiglianze: Ivan Graziani vs Phil Collins

Intorno alla fine degli anni 80 si diffuse nel nostro paese la leggenda metropolitana secondo cui il brano A Groovy Kind of Love di Phil Collins, tratto dalla colonna sonora del film Buster del 1988 interpretato dallo stesso Collins, fosse un plagio di Agnese di Ivan Graziani tratta dall'album Agnese Dolce Agnese del 1979. La melodia dei due brani è effettivamente molto simile e ovviamente avrebbe fatto molto scalpore che il leggendario ex batterista dei Genesis avesse copiato un cantautore italiano che per quanto bravo era ed è praticamente sconosciuto al di fuori dei confini nazionali.

Tuttavia sarebbe bastata una minima ricerca (anche se, lo ammettiamo, nel 1988 era un po' più difficile) per verificare che il pezzo di Phil Collins è una cover. L'originale è fu scritta da Toni Wine e da Carole Bayer Sager e fu incisa per la prima volta nel 1965 dal duo Diane & Annita e nello stesso anno anche dai Mindbenders, uno dei gruppi più influenti della british invasion, per il loro album eponimo. Tra l'altro nel 1967 fu realizzata anche una cover italiana di A Groovy Kind of Love dai Camaleonti che la intitolarono Non c'è Più Nessuno e la inserirono nell'album Portami Tante Rose. Basta questa considerazione a rovesciare il quesito iniziale: perché alla luce di questo fatto potremmo arrivare alla conclusione che fu Graziani ad aver copiato la versione originale di A Groovy Kind of Love.

In realtà nessuno dei due ha copiato l'altro: più banalmente entrambi gli autori si sono ispirati a un brano classico. La melodia di entrambi i pezzi è infatti basata sul Rondò della Sonatina in Sol Maggiore, op. 36 no. 5 di Muzio Clementi, musicista italiano vissuto tra il 1752 e il 1832. Ovviamente i diritti d'autore sul brano di Clementi erano già scaduti al tempo di A Groovy Kind of Love e quindi nessun plagio, ma solo un uso proprio di un brano di pubblico dominio.

Collins non ha plagiato Graziani quindi, e nemmeno Graziani ha plagiato nessuno. Nonostante le smentite che negli anni non sono mancate, purtroppo questa leggenda è ancora ben radicata nella cultura popolare italiana, come confermato dal giornale La Spezia Oggi che nel 2015 scriveva ancora parlando di Graziani [...] fa uscire un altro lavoro notevole, “Agnese Dolce Agnese” dove troviamo appunto il brano “Agnese”, saccheggiato da Phil Collins con un plagio clamoroso nella versione “A groovy kind of love”.

Purtroppo certe leggende sono dure a morire, ma prima di infangare qualcuno sarebbe meglio fare una minima ricerca.

martedì 5 dicembre 2017

Intervista a Francess

La cantante italoamericana Francess è la migliore voce del panorama R&B del nostro paese. All'attivo ha già due album: il primo si intitola Apnea ed è stato pubblicato nel 2015, il secondo è intitolato A Bit of Italiano è stato pubblicato nel 2017 e contiene una raccolta di classici della canzone italiana reinterpretati nello stile della musica nera.

Per parlare dei suoi due album e del suo background musicale, Francess ha accettato la nostra richiesta di un'intervista, che pubblichiamo di seguito.

Ringraziamo Francess per la sua cortesia e disponibilità.


125esima Strada: Ciao Francess e grazie anzitutto per il tempo che ci stai dedicando. I nostri lettori ti conoscono già perché sul nostro blog ci sono le recensioni di entrambi i tuoi album. Nonostante ciò ti chiediamo una tua breve presentazione. Raccontaci chi sei e come è nata la tua passione per la musica.

Francess: La musica in casa mia è sempre stata presente, non ci sono musicisti ma tanti appassionati. Io ho iniziato però a cantare abbastanza tardi; ho fatto il liceo artistico, poi ho iniziato l’Accademia delle Belle Arti, ho lavorato per un periodo anche da uno scultore ed è stato lui a farmi capire che non era quella la mia strada. Ed è stato lì che ho incontrato i miei attuali produttori dell’etichetta indipendente SonicFactory, con cui ho iniziato un percorso.

Questo percorso mi ha portato a sperimentare diverse cose fino ad arrivare a oggi, a questo disco che è molto particolare ed è un lavoro che mi sta molto a cuore. Faccio una premessa: io ho il padre giamaicano, la madre italiana, sono nata a New York e cresciuta a Torino, un bel mix! Questo progetto nasce proprio dal desiderio di costruire un ponte tra le mie due culture e le mie due lingue. Quindi abbiamo fatto questo esperimento, abbiamo preso brani della tradizione musicale italiana e li abbiamo rielaborati portandoli come arrangiamento nel mio mondo sonoro che deriva dalla passione per il jazz, il blues, il soul. E soprattutto li abbiamo tradotti in inglese.


125esima Strada: Visto che hai introdotto l’argomento del tuo nuovo disco, proseguiamo pure a parlarne. Come avete scelto i pezzi? Passare da Buscaglione a Neffa è un bel salto!

Francess: Sicuramente siamo partiti da brani che ci piacevano e poi abbiamo fatto una selezione di quelli che si prestavano a una trasformazione molto radicale. Ci tenevamo a non stravolgere i brani originali nella traduzione, ma la traduzione fedele non si può fare con tutte le canzoni e quindi il campo si è ristretto e piano piano abbiamo scelto quelli che andavano meglio e che ci piacevano di più.


125esima Strada: Raccontaci come è nato l’inedito Good Fella, che racconta degli stereotipi sugli italiani all'estero. Tu che sei italoamericana sei cresciuta con questi stereotipi, immagino.

Francess: Questo brano mette insieme le mie due lingue, è scritto un po’ in inglese e un po’ in italiano. E’ molto ironico perché ci ho messo tutti gli stereotipi possibili sull’Italia. Volevo parlare del mio conflitto interiore che ho sempre avuto per via delle mie origini. Nasce così quindi, ed esprime il mio orgoglio e il mio senso di appartenenza all’Italia.


125esima Strada: In Don’t Want The Moonlight alla fine canti in italiano e questo mostra un lato della tua voce diverso da quello solito. Pensi in futuro di poter fare qualche pezzo intero o un disco intero in italiano?

Francess: Non escludo niente e sicuramente questo disco mi ha fatto riflettere su questa cosa. E’ stato un esperimento linguistico vedere che suoni potevano uscire dalle due lingue diverse. Potrebbe essere una strada interessante anche solo come esperimento per capire in che direzione mi potrebbe portare.


125esima Strada: Parliamo anche del tuo disco precedente, Apnea. Come è nato? Credo che sia molto difficile fare un disco di R&B in Italia.

Francess: Quello è stato il mio primo disco, avevo iniziato questo percorso con i miei produttori che ho avuto la fortuna di incontrare e che hanno creduto nelle mie capacità. Ma soprattutto mi hanno dato uno spazio per cercare di capire chi ero musicalmente e artisticamente seguendo i miei gusti e quello che mi piaceva. Quindi il genere nasce da questo, ci abbiamo creduto e l’abbiamo realizzato.

E’ il disco che segna il mio inizio e mi dà anche un’impronta e un’identità.


125esima Strada: C’è qualche pezzo di Apnea a cui sei particolarmente legata? Se posso dirti il mio parere personale, a me piace soprattutto Cool.

Francess: Sicuramente Cool è un pezzo che mi è sempre piaciuto anche da fare live. Mi coinvolge molto, e quindi sono d’accordo con te.


125esima Strada: Ricordo di averti sentita dire che tra i musicisti che ti hanno influenzata di più c’è Billie Holiday, oltre a lei chi sono i tuoi musicisti preferiti?

Francess: Ce ne sono tanti, ascolto tanti tipi di musica diversa. Però sicuramente ho ascoltato molto Lauryn Hill e Nina Simone che sono quelle che hanno influito di più sul mio modo di sentire o vivere la musica.


125esima Strada: Sinceramente non mi aspettavo di sentirti nominare Lauryn Hill perché i suoi dischi sono fatti spesso su basi campionate mentre tu suoni con una band. Se io dovessi consigliare una cantante R&B a un marziano, tra te e lei sceglierei te.

Francess: Beh, io crescendo e sperimentando la mia voce a livello di vocalità ho sempre ascoltato Lauryn Hill e mi è sempre piaciuta molto. Proprio a livello vocale.


125esima Strada: Chi sono invece i tuoi musicisti preferiti di oggi?

Francess: Questa è una domanda difficile perché ascolto molta musica del passato. Di oggi mi piace veramente poco. Sicuramente mi piace molto Vinicio Capossela.


125esima Strada: Ho visto i tuoi video e sono fatti con molta professionalità, non hanno nulla da invidiare a quelli delle star più blasonate. Come riuscite a raggiungere livelli così alti pur non avendo i budget delle star?

Francess: Abbiamo un’ottima squadra, il lavoro di squadra è sempre fondamentale per fare buoni prodotti. Abbiamo sempre trovato gente pronta a investire tempo e risorse per riuscire a fare un ottimo lavoro.


125esima Strada: Ti faccio una domanda che esula un po’ dal resto. Cosa pensi delle nuove tecnologie come Spotify o YouTube che consentono anche a chi è lontano e non può comprare fisicamente il disco di sentire la tua musica?

Francess: Non sono mai contraria ai cambiamenti, quindi anche le nuove piattaforme digitali come YouTube, Spotify o altri sono ottime risorse. Bisogna sfruttarle perché hanno rivoluzionato il modo di ascoltare la musica, di comprarla e di venderla. Bisogna capire come tirarne fuori il meglio, ma sono un ottimo mezzo.

mercoledì 4 ottobre 2017

Giacomo Voli - Prigionieri Liberi

Giacomo Voli non è più solo un cantante uscito da un talent show ma è ad oggi una delle più importante realtà del rock italiano, a tre anni dalla sua esperienza a The Voice il cantante di Correggio è infatti oggi la voce maschile dei TeodasiA, con cui ha inciso nel 2016 l'album Metamorphosis, e il frontaman dei Rhapsody of Fire, la formazione metal più gloriosa del nostro paese in cui ha sostituito egregiamente il leggendario Fabio Lione, con cui ha realizzato un album di nuove versioni di pezzi editi intitolato Legendary Years.

Nonostante gli impegni con le due band, Giacomo non trascura la propria carriera solista che lo vede produrre dell'ottimo rock in italiano e a due anni e mezzo dall'EP di esordio Ancora nell'Ombra ha appena pubblicato il suo primo LP intitolato Prigionieri Liberi. Il disco è composto da otto tracce di puro rock, spesso ai confini con l'hard rock e ricche di venature prog. I pezzi sono stati scritti, nelle musiche e nei testi, dallo stesso Voli e da Daniela Ridolfi che è anche produttrice del disco e hanno come caratteristica principale quella di mettere in luce l'incredibile estensione vocale del cantante e di mostrarne le notevoli capacità.

L'album si apre con l'aggressiva Esasperante, che con un testo graffiante su una base ricca di distorsioni narra del rapporto contrastato con la donna amata la cui gelosia è soffocante. La seconda traccia dal titolo Segni di Tregua prosegue su atmosfere simili, con un'altra base sostenuta ed energica a creare un brano che descrive la strana prossimità dell'amore e del dolore.

Tra i brani energici troviamo anche Templi Moderni, una critica sferzante alla spettacolarizzazione del vuoto nei media e ai talent show (e non solo quelli canori), e la title track in cui compare come ospite Giulia Dagani, il pezzo narra del senso di oppressione di chi è costretto a vivere situazioni di facciata che costringono a indossare maschere in pubblico e a negare la propria vera identità. Il pezzo è impreziosito dai duetti dei due cantanti che si integrano perfettamente con Giacomo che fa le voci alte e Giulia quelle basse.

Il disco lascia molto spazio anche a momenti più melodici e intimistici. Troviamo infatti una sorta di preghiera salmodica in Non Ci Pensi Mai e due ballad quali L'Ultimo Frame e Il Libro dell'Assenza, quest'ultima è in particolare uno dei pezzi migliori dell'album grazie all'atipico fischio che introduce le strofe e al testo toccante che descrive il desiderio di rivedere la donna amata dopo un periodo troppo lungo di allontanamento; la melodia del pezzo ne fa l'unica vera power ballad mai incisa in italiano.

Completa il disco la cover di Ti Sento dei Matia Bazar, che Voli aveva già interpretato nei suoi live con la GV Band, che trasforma un brano pop in uno hard rock sostenuto dal suono potente delle chitarre, mantenendone la melodia originale.

Questo primo album conferma che Giacomo Voli è una delle realtà più interessanti del panorama rock nostrano. Ciò che colpisce di questo straordinario vocalist è l'incredibile versatilità, che gli consente di passare dal power metal alle cover della tradizione italiana traendo il meglio della propria incredibile voce in ogni occasione

Musicisti come Giacomo Voli sono tesori preziosi per la nostra nazione che grazie a un numero veramente ristretto do personalità di questo calibro può continuare a produrre ottima musica, proprio come Prigionieri Liberi.

Non resta che godersi l'ascolto di questo album, in attesa del prossimo disco di inediti dei Rhapsody of Fire.

mercoledì 20 settembre 2017

Magni Animi Viri - Heroes Temporis

Il 2007 ha visto la nascita della prima rock-opera interamente in italiano, il progetto musicale guidato dal maestri Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo porta il nome di Magni Animi Viri e il loro album si intitola Heroes Temporis.

Il disco si basa su basi musicali suonate dalla band composta da chitarre, bassi e batteria a cui si unisce la Bulgarian Symphony Orchestra diretta dal maestro Giacomo Simonelli. Il suono prodotto da questa larga schiera di oltre cento musicisti unisce le sinfonie della musica classica al suono più moderno del power metal, a questo tessuto musicale si sommano le splendide voci del tenore operistico Francesco Napoletano e della cantante pop-rock Ivana Giugliano, invertendo quindi il paradigma del metal sinfonico che spesso vede voci liriche femminili accanto a voci maschili dallo stile moderno.

L'album narra del viaggio nella vita del protagonista della storia, interpretato da Napoletano, che ripensa alle diverse fasi della propria esistenza e in questo percorso incontra varie figure quali quella di un genitore e ovviamente quella della donna amata con cui ha un rapporto contrastato. Alla fine del proprio viaggio il protagonista scoprirà di aver vissuto un sogno.

Dal punto di vista musicale il risultato è semplicemente meraviglioso e l'unione di due mondi musicali così diversi è incredibilmente armoniosa. La vera forza di questo disco è la voce di Napoletano che dà sfoggio della propria potenza ed estensione per tutta la durata dell'album. I due vocalist si alternano, si amalgamano e spesso duettano, con Napoletano che fa le voci più alte e la Giugliano che interpreta quelle più basse, come nel pezzo centrale dell'opera Vorrei e nella leggera Sai Cos'è, unico pezzo del disco a essere suonato con chitarre acustiche. Bellissimo è anche il controcanto della Giugliano sul ritornello finale di Come Un Falco cantato da Napoletano.

Alcuni brani sono eseguiti dalla sola Giuglano che sfodera una voce graffiante e versatile in pezzi che risultano più tradizionalmente pop-rock che power metal operistico. Tra questi troviamo la ballad Finché, la rockeggiante Pensieri e l'onirico midtempo Immenso.

I brani migliori del disco sono quelli in cui Napoletano mostra al meglio le doti della sua magnifica voce, tra essi troviamo i due pezzi di apertura Heroes... e ...temporis, le già citate Vorrei e Come Un Falco e la poderosa Mai Più.

Il disco è impreziosito dalla presenza di sostenuti cori in molti dei pezzi che spesso regalano una bellissima alternanza tra la sezione femminile e quella maschile. Alcune parti sono invece solo lette per aggiungere segmenti narrati alla vicenda, la voce del lettore è prestata da Matteo Salsano.

Nove anni dopo la pubblicazione iniziale, Trotta e Contegiacomo sono tornati in studio per realizzare la world edition di Heroes Temporis cantata in inglese da due vocalist d'eccezione: Russell Allen (cantante tra gli altri dei Symphony X e degli Adrenaline Mob) alla voce maschile e Amanda Somerville (Trillium, Avantasia, Exit Eden e molti altri) alla voce femminile. La parte del narratore è invece interpretata da Clive Riche. La tracklist è leggermente più corta perché mancano alcuni brevi inserti musicali, ma le parti cantante restano immutate, e i titoli dei brani sono tradotti in inglese.

Le melodie sono le medesime del disco in italiano e Russell Allen sfodera una prova magistrale mostrando una versatilità inaspettata nel tentativo di eseguire un canto operistico che sarebbe al di fuori del suo repertorio tradizionale, il risultato è decisamente buono ma per quanto vada lodata la prova di Allen gli manca ancora quel qualcosa in più per raggiungere le vette di Napoletano che rimangono ancora lontane. Amanda Somerville è invece semplicemente inarrivabile, del resto Amanda è una delle migliori cantanti al mondo e ben poche possono avvicinarsi al suo stile; il suo canto è limpido, dolce e deciso e, senza nulla togliere alla pur bravissima Giugliano, regala un'altra performance stellare.

Questo album, in entrambe le sue versioni, è un capolavoro di assoluto valore e di grande effetto. Una volta ascoltata per intero la versione originale viene subito voglia di inserire nel lettore la versione in inglese per poi rimettere quella in italiano e ricominciare l'ascolto dall'inizio. Le melodie di questo album e la voce di Napoletano entrano in testa come un martello pneumatico e non ne escono più e subito dopo il primo ascolto ci si ritrova già a canticchiare Siamo gocce di un oceano, specchio delle luci su di noi.

Ma nonostante questo sia un disco che convince sotto ogni aspetto, ascoltando la world edition resta un grande dubbio e un invito che vogliamo rivolgere a Giancarlo Trotta e Luca Contegiacomo: quanto sarebbe bella una terza versione di Heroes Temporis cantata da Francesco Napoletano e Amanda Somerville ognuno nella propria lingua?

Speriamo che i due maestri raccolgano il nostro invito e che questo non resti solo un sogno, così da poterci un giorno togliere la curiosità.

lunedì 24 luglio 2017

Pino Scotto Bubbles Fest - Pavia, 23/7/2017

Il concerto di Pino Scotto al Bubbles Fest è ormai una "classica" dell'estate pavese. Giunta alla sua quarta edizione, la manifestazione organizzata dalla Bubbles Crew ospita nel fossato del Castello Visconteo quattro serate di musica, condita con birra e ottima cucina, con alcuni tra i migliori gruppi italiani degli ultimi decenni. E dall'anno dell'inaugurazione la serata conclusiva vede la performance del leggendario rocker napoletano ed ex frontman dei Vanadium.

Pino è salito sul palco introno alle 22:30 accompagnato dalla sua band formata da tre musicisti di altissimo livello, ciascuno dei quali meriterebbe un posto in un ipotetico dream team del rock italiano. Il gruppo è composto da Dario Bucca al basso, Steve Angarthal (che suona con Pino fin dai tempi dei Fire Trails) alla chitarra e Marco Di Salvia alla batteria, e nonostante siano solo in tre producono un impatto sonoro che altre band realizzano con quattro o cinque elementi. Il trio colpisce il pubblico non solo per l'esibizione musicale perfetta, ma anche per alcune chicche della loro performance, come Angarthal che suona la chitarra come i denti e Di Salvia che nei momenti più concitati fa roteare la sua lunga chioma mentre suona.

I pezzi eseguiti da Pino spaziano per tutta la sua carriera musicale, attingendo sia dalla discografia dei Vanadium, sia da quella dei Fire Trails, fino al arrivare alla sua carriera solista e alternando quindi il canto in inglese a quello in italiano. Gli anni passano ma la voce di Pino resta forte e tonante come confermano i numerosi scream in cui si lancia e che esegue con la potenza degli anni migliori. In totale il quartetto regala un'ora e mezza di grande hard rock ai confini col metal, per un concerto all'insegna del divertimento e dell'energia ininterrotta

Come in ogni concerto di Pino, i pezzi cantati sono alternati dai suoi coloriti commenti socio-politici che, vista la location del concerto, non risparmiano nemmeno le zanzare e l'umidità. La voce di Pino si interrompe solo per pochi minuti circa a metà del concerto quando il cantante cede la scena ad Angarthal che esegue un brano dal suo album solista.

Tra un pezzo e l'altro Pino ricorda anche il compianto Lemmy Klimster di cui narra anche qualche aneddoto legato al tour italiano dei Motorhead di metà degli anni 80 in cui i Vanadium fecero da gruppo di apertura.

Al termine del concerto, lasciando il fossato del castello resta il ricordo del concerto a chiusura dell'evento che la Bubbles Crew ha organizzato anche quest'anno, portando a Pavia un piccolo estratto della migliore musica che il nostro paese abbia prodotto. Grazie Pino, per la bella serata. Grazie Bubbles Crew, ci vediamo l'anno prossimo.

domenica 9 luglio 2017

Litfiba Rugby Sound Festival - Legnano, 8/7/2017

Nota: questo articolo è stato scritto dal nostro guest blogger Tino che ringraziamo per il prezioso contributo.

Credit: Elena Di Vincenzo
Li vidi la prima volta nel 2011, mi pare fosse il tour successivo alla reunion e non nascondo che allora ebbi qualche perplessità: "ma ci credono davvero?" "Il concerto sarà bello?" Mi sbagliavo, e alla grande, il concerto fu fantastico e mi convinsi che, a volte, le minestre scaldate possono andare bene davvero.

Lessi con entusiasmo la recensione del concerto di marzo dello stesso tour e appena giunta voce di un altro concerto in zona nessun dubbio, dovevo andarci.

Solo che il livello dello spettacolo andato in scena all’Isola del Castello di Legnano, in occasione del Rugby Sound Festival, era qualcosa di diverso, di molto diverso, letteralmente uno tsunami di energia ha inondato le oltre 7000 persone che hanno atteso, anche sotto un po’ di pioggia e fulmini, la band toscana.

Con Lo spettacolo, Grande Nazione e Dio del Tuono, i Litfiba iniziano questo strepitoso concerto la cui scaletta abbraccia tutta la loro carriera iniziata nel lontano 1981 e che ha all'attivo ben 14 album in studio.

Credit: Elena Di Vincenzo
Ghigo sul palco è impeccabile e Piero Pelù è un vero leone che domina la scena, il pubblico è davvero molto partecipe tant'è che dalla posizione in cui stavo, durante Fata Morgana la voce del pubblico copriva quasi quella del cantante. Tante anche le canzoni tratte da Eutòpia, ben 4, comprese Maria Coraggio, dedicata a Lea Garofalo vittima della ‘ndrangheta e In Nome di Dio, dedicata alla strage del Bataclan di Parigi del 2015.

Immancabile critica alla classe politica affrontata dalla violenza di Dimmi il Nome dall'album Terremoto del 1993; l’immortale Regina di Cuori prepara il pubblico al rush finale fatto dalla bellissima Lacio Drom e Gira nel Mio Cerchio, i Litfiba chiudono con Cangaceiro (dall’album Pirata del 1989) e la storica El Diablo, inutile precisare la gioia e il delirio del pubblico.

Un concerto fantastico di una band che, nel panorama rock nazionale, non è seconda a nessuno. Litfiba, avete fatto bene ad ascoltare il consiglio di Elio e le Storie Tese che nel 2003 incisero Litfiba Tornate Insieme, e ora ve lo chiedo io … tornate di nuovo a regalarci serate così, magari ancora al Rugby Sound!!!

lunedì 15 maggio 2017

Francess - A Bit of Italiano

Due anni dopo l'album di esordio torna la cantante R&B italo-giamaicana Francess con un nuovo disco registrato in studio intitolato A Bit of Italiano. Come suggerisce il titolo stesso il disco è una raccolta di cover, più un inedito, di pezzi italiani tradotti in inglese e trasformati in brani R&B unendo così le due anime musicali a cui la cantante si ispira, la musica nera e la canzone italiana, e riprendendo anche la tradizione dei crooner degli anni 50, come Dean Martin o Al Martino, che portavano oltreoceano i brani melodici del nostro paese traducendoli nella loro lingua. L'album di Francess attinge dalla tradizione popolare, con la cover di Ma Se Ghe Penso, e da quella cantautorale spaziando in vari decenni da Fred Buscaglione fino a Neffa.

Il disco si apre con Don't Want the Moonlight, cover di Guarda Che Luna proposta anche in versione acustica in chiusura del disco, che trasforma il pezzo di Buscaglione in una ballad onirica e crepuscolare; Francess canta gli ultimi versi del pezzo in italiano passando quindi dal canto sommesso dell'R&B alla voce piena della canzone italiana dimostrando grande maestria in diversi stili e creando un contrasto di grande effetto. L'ecletticità della cantante emerge anche in tutto il resto del disco che essendo fatto di brani così diversi le dà modo di esprimersi in terreni altrettanto variegati. Si passa ad esempio dal canto lento e dalla melodia de Il Cielo in Una Stanza, notevolmente rallentata rispetto all'originale e con una base minimale che mette in risalto le doti vocali della cantante, al ritmo incalzante di Vengo Anch'io, No Tu No.

Nel disco troviamo anche una versione saltellante ed allegra di Attenti al Lupo impreziosita dai cori e dall'ottimo suono onnipresente della chitarra. Tra i brani melodici spicca anche una straordinaria versione di Vacanze Romane a cui Francess dona un groove molto nero grazie anche alla base musicale che crea la giusta atmosfera a riprova del fatto che i musicisti e i produttori di questo album sono professionisti di altissimo livello. Nel disco è presente anche una cover di Quello Che Le Donne Non Dicono intitolata What Women Never Say che trasforma il midtempo di Fiorella Mannoia in una ballad R&B. In questi ultimi due brani più melodici Francess si esprime di nuovo in un canto più potente dimostrando ancora una volta la sua notevole capacità di passare da uno stile ad un altro.

L'unico pezzo degli anni 2000 è Passione di Neffa che l'ex rapper campano aveva scritto nel 2007 con sonorità simili ai canti siciliani del dopoguerra e che Francess trasforma in uno struggente lento che vira verso il soul.

In mezzo ai classici troviamo l'inedito che si intitola Good Fella e descrive in modo scherzoso gli stereotipi sugli italiani ben noti all'estero su una base R&B più vicina a quelle del primo album della cantante.

Oltre alla musica, in questo disco deve essere lodata anche l'opera di traduzione che riesce ad adattare i testi in inglese mantenendone il significato pressoché ovunque, compito in cui hanno fallito quasi tutti i traduttori di ogni epoca.

In conclusione, con questo secondo album Francess si conferma la miglior voce dell'R&B italiano, anche perché adeguatamente supportata da un'ottima produzione. Ma soprattutto A Bit of Italiano dimostra che i grandi musicisti sanno cogliere nei classici riflessi inaspettati a cui neanche gli autori originali avevano pensato, mischiando stili diversi e trasformando opere belle in altre ancora migliori.

sabato 1 aprile 2017

Litfiba Eutòpia Tour - Assago, 31/3/2017

Credit: Gian Davide Alfano
Vedere dal vivo la propria band preferita è come una serata tra amici che non vedi da qualche tempo: non sai cosa aspettarti, ma sai che andrà alla grande. L'ho pensato appena ho visto le date dell' Eutòpia Tour e ho letto che ce n'era una al Forum di Assago, alle porte di Milano. Ho comprato il biglietto per un posto in Tribuna Gold ancor prima che uscisse l'album nuovo, perché Piero e Ghigo non hanno mai sbagliato un colpo e ovviamente non sarebbe successo nemmeno questa volta. L'album Eutòpia si è rivelato uno dei migliori della loro carriera e il concerto al Forum del 31 marzo è stato proprio lo attendevo: una grande festa del miglior rock sanguigno che il nostro paese (e non solo) abbia mai prodotto.

La folla gremiva gli spalti e il parterre, attendendo il gruppo di Piero e Ghigo con trepidazione. Quando poco dopo le 21 è partita Lo Spettacolo, che con il suo potente riff di chitarra iniziale sembra fatta proprio per aprire i concerti, un boato di gioia ha accolto la band. E da lì sono state due ore e mezza di energia pura che pervadeva ogni angolo del Forum. I Litfiba dimostrano che gli anni per loro non passano mai: Ghigo è sempre perfetto e presente alla chitarra e la voce di Piero è forte e tonante come ai tempi di Terremoto. La band sceglie sapientemente i pezzi per la setlist prendendoli da tutta la loro storia: da Lulù e Marlene tratto dall'album di esordio Desaparecido del 1985 fino all'ultimo Eutòpia, regalando così alla folla stili musicali diversissimi. Il gruppo passa infatti con estrema facilità dalla new wave, all'hard rock, alle atmosfere del deserto di Tex e Fata Morgana fino a momenti più tranquilli con le ballad Vivere il Mio Tempo, La Mia Valigia e Straniero, tratta proprio da da Eutòpia.

In questo arcobaleno di suoni non sono mancati momenti più esotici, con i ritmi gitani di Lacio Drom, in cui il pubblico ha dimostrato al massimo il proprio affetto per la band unendosi al saltellante ritornello ti porterò nei posti dove c'è del buon vino e festa festa fino al mattino, e il rock reggaeggiante di Spirito il cui coro uaea uae, uaea uae ha infiammato le migliaia di persone raccolte ad ascoltare la propria band preferita. I Litfiba dimostrano anche la loro creatività non dorme mai, nemmeno in un momento in cui possono godere del successo di un nuovo album appena pubblicato: dal vivo eseguono infatti anche un inedito mash-up tra Tex e Intossicato, due brani tra cui passano quasi trent'anni di storia.

Credit: Gian Davide Alfano
Ovviamente era alta l'attesa per le esecuzioni dal vivo dei pezzi nuovi e la band non ha deluso: i brani di Eutòpia eseguiti sono stati sette e dal vivo suonano ancora più forti che sul disco trasmettendo ancora una volta la maestria di una band che sforna solo capolavori. Durante tutto lo show ogni brano è stato impreziosito da stupende coreografie di luci e da proiezioni di immagini diverse e in movimento sullo sfondo del palco.

Verso la fine del concerto, dopo una versione quasi metal di Gira Nel Mio Cerchio, il gruppo ha dato un piccolo omaggio ai Doors con una cover di Break On Through (to the Other Side), appena prima di chiudere con El Diablo e la title track dell'ultimo album.

Tornando a casa senza voce per aver cantato a memoria tutti i pezzi eseguiti dai Litfiba resta il ricordo di aver assistito a una serata memorabile, a un concerto di una band leggendaria composta da geni della musica a tuttotondo che a oltre trent'anni dall'esordio mantiene la passione delle origini e le capacità di entusiasmare le folle che hanno solo i musicisti più esperti.

Grazie Piero, grazie Ghigo, grazie Litfiba. Siete grandi, siete eterni!

lunedì 5 dicembre 2016

Giacomo Voli - Milano, 3/12/2016

Non avevo mai visto Giacomo Voli dal vivo, non avevo mai assistito a un concerto in acustico, non ero mai stato al The Boss di Milano. E quindi non sapevo proprio cosa aspettarmi da questa serata di rock italiano unplugged.

Il locale nel cuore di Milano è molto raccolto e l'esibizione si è svolta nella sala sotterranea, al termine della cena al piano di sopra dove Giacomo girava tra i tavoli dimostrando molta vicinanza ai suoi fan e anche una bella dose di simpatia che rende il tutto più divertente. E quando si sono accese le luci rosse sul piccolo palco del The Boss, Giacomo ha creato un'atmosfera magica appena ha appoggiato le dita sulla tastiera per iniziare la propria esibizione con Gethsemane tratto da Jesus Christ Superstar per poi proseguire con oltre due ore di musica attingendo da un repertorio vastissimo che spazia dai Deep Purple, ai Queen, passando per Bob Dylan e i Pink Floyd e tra questi non sono mancati alcuni omaggi alla migliore musica italiana con brani della PFM, di Mia Martini e dei Litfiba. Il tutto rigorosamente unplugged. Giacomo si accompagna alla tastiera o alla chitarra e per gran parte dello spettacolo è affiancato alla chitarra e alle seconde voci da Riccardo Bacchi, chitarrista della GV Band. In due pezzi Giacomo ha duettato anche con le voci femminili di Chiara Tricarico dei Temperance in Lost Words of Forgiveness dei TeodasiA e di Francesca Mercury in Somebody to Love dei Queen. Oltre ai pezzi delle grandi leggende della musica Giacomo ha proposto anche quelli del suo EP Ancora nell'Ombra e alcuni inediti scritti da lui stesso e da Riccardo Bacchi.

Tutto il concerto si è svolto in un'atmosfera molto amichevole e casalinga, quasi come in una serata tra amici che si ritrovano a condividere un po' di buona musica, con Giacomo che coinvolge il pubblico sui brani più noti e corali, come Hush dei Deep Purple o la già citata Somebody to Love. Ma oltre a creare un ambiente intimo, Voli dà in ogni pezzo una prova della sua voce potente e dall'estensione incredibile capace di raggiungere vette altissime e anche tonalità basse con grande efficacia. Giacomo chiude il concerto con Life on Mars di David Bowie, eseguita anche a The Voice, prima che il pubblico gli chieda un inevitabile bis perché il concerto è stato troppo bello e nessuno ha voglia di andare a casa. La richiesta viene esaudita con due pezzi: il Nessun Dorma di Puccini e Child in Time dei Deep Purple nel quale Giacomo si esibisce in un vocalizzo incredibile nel quale si lancia in un fantastico sovracuto.

Prima di entrare al The Boss non sapevo cosa aspettarmi e forse è stato meglio così, perché le emozioni della buona musica non si possono prevedere. La musica è fatta di spontaneità e delle emozioni che i grandi interpreti sanno creare, e Giacomo Voli è sicuramente uno dei migliori nel panorama rock nostrano.

domenica 13 novembre 2016

Litfiba - Eutòpia

Sono trascorsi quasi cinque anni dal lontano 17 gennaio del 2012 quando uscì Grande Nazione, il primo album in studio successivo alla reunion tra Ghigo Renzulli e Piero Pelù seguito a un allontanamento artistico durato dieci anni. E finalmente dopo una lunga attesa arriva il nuovo album dei Litfiba intitolato Eutòpia che prima ancora che per la musica colpisce per la bellissima grafica caratterizzata da un'atmosfera steampunk che pervade tutte le foto di copertina e del libretto.

Il disco è composto da dieci pezzi (più due disponibili solo nella versione in vinile) di puro hard rock sfrenato e trascinante. Il pezzo di apertura intitolato Dio del Tuono dà l'avvio all'album in grande stile con sonorità che corrispondono al titolo grazie a un suono tonante contraddistinto da duri riff di chitarra e dalla potente voce di Piero che nel finale di lancia in un lungo e poderoso urlo a metà tra uno scream metal e un acuto lirico.

La band si avventura anche in alcune sperimentazioni musicali toccando campi inesplorati in passato (pur avendo nei suoi 35 anni di attività esplorato stili di rock diversissimi) e riprende anche esperimenti sonori già provati in passato. Due pezzi iniziano con un fischio di parte di Piero, esperimento già provato in Spirito e Il Mio Corpo Che Cambia. Il primo di questi è Maria Coraggio, dedicato alla memoria di Lea Garofalo e pubblicato su internet la settimana prima dell'uscita dell'album; il secondo è Straniero che è l'unica vera ballad del disco dal sapore decisamente western. Altro brano piuttosto lento, almeno sulle strofe, è Intossicato, il cui ritornello accelera notevolmente a creare un brano dalla doppia faccia e di grande effetto grazie al netto cambio di tempo.

Ritmi lenti si trovano anche nella title track che chiude l'edizione in CD, anche questa parte lenta come una ballad per poi assestarsi su ritmi midtempo.

Due brani iniziano con un cantato più basso e ruvido di quanto Piero abbia mai fatto in questi quasi quattro decenni di carriera. Il primo di essi è Santi di Periferia, travolgente rock che per il suo ritmo saltellante vira verso il funk. Il secondo è l'aspro In Nome di Dio, che condanna ogni tipo di fanatismo religioso. Nel disco troviamo anche l'ottima L'Impossibile, rilasciata su internet un mese prima del resto dell'album, un hard rock energico impreziosito da un bel coro sull'ultimo ponte.

Tra i brani degni di nota troviamo anche la grintosa Gorilla Go che parla degli arrivisti che avanzano a spallate usando la metafora del mondo calcistico, riprendendo così sia le tematiche di Nuovi Rampanti sia quelle di Diavolo Illuso. Ottimo brano è anche Oltre che unisce chitarre che ricordano le colonne sonore di Morricone a uno stile musicale e canoro che tende con forza verso il punk.

Come anticipato, nella versione in vinile sono presenti due tracce strumentali in più. La prima è intitolata La Danza di Minerva ed è stata scritta da Ghigo, anch'essa ha un retrogusto western grazie al suono leggero delle chitarre e propone la base per la melodia di quello che poi sarebbe diventato L'Impossibile. La seconda si intitola Tu Non C'eri ed è stata scritta da Piero come colonna sonora del film omonimo di Erri De Luca interpretato proprio da Piero.

In sintesi Eutòpia è un vero capolavoro di rock sanguigno a 360 gradi. Il disco convince sotto tutti i punti di vista, sia per la qualità sia per la varietà dei suoni proposti. Da anni i fan dei Litfiba dibattono su quale sia il miglior album della band fiorentina, tra i sostenitori della trilogia del potere e quelli della quadrilogia degli elementi, e da oggi questa insolita competizione ha un nuovo contendente, perché Eutòpia è davvero un album stellare che metterà tutti d'accordo.

domenica 24 luglio 2016

Pino Scotto Bubbles Fest - Pavia, 23/7/2016

Credit: Silvio Piccinini
Come sarà vedere Pino Scotto dal vivo? mi chiedevo in attesa di vedere per la prima volta il rocker napoletano in concerto. Del resto la sua carriera è stata così lunga e varia che non sapevo se avrei dovuto aspettarmi una maggioranza di pezzi dei Vanadium, dei Fire Trails o della sua carriera solista.

Prima di trovare una risposta a queste domande, appena entrato nel fossato del castello Visconteo di Pavia mi sono trovato immerso nella festa: quella del Bubbles Fest! Il Bubbles Fest non è solo un festival di quattro giorni di musica, ma è anzitutto una grande festa organizzata alla perfezione da un gruppo di volontari in cui si respira l'aria delle grigliate tra amici di mezza estate, in allegria, serenità e con tanta buona musica.

I gruppo di supporto hanno suonato fino a poco prima delle 23, quando Pino e la sua band sono saliti sul palco dando inizio a oltre un'ora di rock forsennato e carico di energia. La risposta ai miei dubbi è arrivata ben presto: Pino ha ricoperto tutta la sua carriera aprendo il concerto con alcuni pezzi dei Fire Trails, per poi passare ad alcuni tratti dal repertorio dei Vanadium e dedicando la seconda metà dello spettacolo alla sua carriera da solista, compresi i due inediti tratti dal suo ultimo album Live for a Dream. Il rock e l'energia della sua musica sono intervallati solo dai coloriti commenti socio-politici di Pino a cui il suo pubblico è ben abituato.

La band di Pino è stellare e la loro esecuzione è perfetta in ogni pezzo. Il batterista Marco Di Salvia resterà impresso nella mente degli spettatori tanto quanto Pino per la sua esecuzione energica e coinvolgente; non da meno sono il bassista Dario Bucca e il chitarrista Steve Angarthal a cui Pino cede il microfono a metà concerto per potersi concedere qualche minuto di pausa e per poter dar modo al chitarrista di eseguire un pezzo dal suo nuovo album solista intitolato Uranus And Gaia.

Credit: Silvio Piccinini
Ma oltre alla musica anche la voce di Pino conquista il pubblico, nonostante abbia passato i sessant'anni la potenza vocale non l'ha abbandonato così come l'estensione che gli consente degli scream che farebbero impallidire molti colleghi trentenni.

Al termine del concerto Pino si ferma sotto al palco a salutare i suoi fan a cui racconta di voler essere una persona vera prima ancora di essere un musicista, perché nonostante una carriera quasi quarantennale è ancora incredibilmente vicino al suo pubblico e molto più umano di tanti altri che hanno meno della metà della sua capacità e qualità.

Come recitava la scritta sullo sfondo del palco, durante la serata è stata più volte ricordato il leggendario Lemmy Kilmster recentemente scomparso. Perché il rock è anzitutto voglia di stare insieme e anche di ricordare chi ne ha scritto la storia ma ora non c'è più.

Grazie Pino e grazie Bubbles Fest per la bella serata. A presto!

giovedì 21 luglio 2016

Punkreas Bubbles Fest - Pavia, 20/7/2016

Nota: questo articolo è stato scritto dal nostro guest blogger Tino che ha assistito al concerto dei Punkreas nel fossato del Casetto Visconteo di Pavia il 20 luglio 2016 e ci ha mandato il suo racconto. Ringraziamo Tino per il suo prezioso contributo.


Aca toro aca toro... era da tutto il pomeriggio che avevo in testa questo ritornello in attesa del concerto dei Punkreas alla prima serata del Bubbles Fest, quattro giorni di musica nel fossato del Castello Visconteo di Pavia.

Formatisi nel 1989 a Parabiago, in provincia di Milano, la band esordì l'anno successivo con United Rumors of Punkreas ma è il secondo disco, il mitico Paranoia e Potere, che proietta la band al primo posto, o poco sotto, tra i gruppi della scena punk in Italia.

Quasi trent'anni di carriera, pochissimi cambi di formazione, attività costante, melodie aggressive ma pulite, testi molto divertenti e "contro il sistema" ma dritti al punto senza giri di parole: questi i loro marchi di fabbrica. Unica nota negativa in questi anni di ottima carriera è forse stata la controversia con il chitarrista e co-fondatore Flaco, autore di molti testi della band milanese, che prima ha dichiarato di voler abbandonare il gruppo per poi rettificare la cosa pochi giorni dopo dicendo di essere stato allontanato per incompatibilità caratteriale.

Dopo tutti questi anni e vedendo band sia italiane sia internazionali commercializzarsi per adeguarsi ai tempi, i Punkreas hanno mantenuto imperterriti lo stesso stile senza cambiare una virgola. E il loro ultimo lavoro Il Lato Ruvido lo conferma: provare per credere.

Voglio Armarmi dall'album Pelle è stato il pezzo di apertura del concerto, ottima scelta per animare la folla, anche se buona parte del concerto è stata dedicata al disco appena uscito: ben cinque pezzi quali In Fuga (eseguita nell'album con la band Lo Stato Sociale), 8000588605, Il Lato Ruvido (pezzo che da il titolo all'album), e Modena – Milano (in origine incisa con i Modena City Ramblers). E questi cinque brani confermano che la band invecchia molto bene.

Sono però i pezzi di Paranoia e Potere quelli che la gente conosce meglio: La Canzone del Bosco prima e Aca Toro subito dopo hanno generato dieci minuti di puro delirio. A chiusura del concerto si torna agli esordi, o quasi, con Il Vicino dall'album Isterico e si chiude con Canapa, unico pezzo della serata tratto dall'album Falso.

Concerto spettacolare, e alla fine il ritornello è ancora in testa...

lunedì 20 giugno 2016

ilNero E=MC2 Tour - Desio, 18/6/2016

"Come sarà rivedere una band dopo cinque mesi?" mi chiedevo nel tragitto stradale verso Desio. Avevo ipotizzato di tutto, ma non che mi sarei trovato a vivere una serata completamente diversa da quella di gennaio. Del resto il rock è fatto di emozioni e le emozioni non sono mai uguali.

Il concerto è stato aperto da un ottimo gruppo di spalla che è salito sul palco intorno alle 23, il duo locale Abactor composto da basso e batteria che ha proposto un vibrante ed energico repertorio di brani propri di chiara ispirazione punk cantati in italiano che hanno scaldato il pubblico a dovere. Un'ottima apertura che ha concesso al duo di farsi conoscere e al pubblico di ascoltare qualcosa di nuovo e di meritevole e gli Abactor resteranno nella memoria degli spettatori non solo per la loro musica ma anche per l'incredibile mimica facciale del cantante e bassista.

E poi, poco dopo le 23:30 in gruppo di Cabo è salito sul palco quando l'attesa era ormai rovente per un concerto pieno di energia a fiumi ininterrotta. La band ha eseguito tutti i pezzi del loro primo album intitolato E=MC2 aggiungendo ad ognuno una dose di forza travolgente, il pezzo più forte è stato forse la cover di Personal Jesus eseguita con una base ricca di chitarre e batteria che sfiora l'heavy metal.

"Stasera sentirete un po' di brani nuovi, o meglio un po' di nuovi brani vecchi." aveva preannunciato Cabo ad alcuni fan radunatisi prima dell'esibizione per carpire un po' del lato umano di una rockstar incredibilmente vicina al suo pubblico. Avevamo capito cosa intendesse e di certo non servivano spiegazioni; infatti verso metà concerto la band ha eseguito Oceano, inizialmente inclusa nell'album Insidia risalente al periodo in cui Cabo era il vocalist dei Litfiba, in una versione più lenta e minimale dell'originale e più avanti anche No Mai e Stasera, tratte da Essere o Sembrare, che tutto il pubblico ha cantato a memoria dimostrando a Cabo di non essere mai uscito del cuore dei suoi fan.

Tra i brani del passato recuperati per il tour la band ha eseguito anche Il Patto proposta qui in una nuova versione ancora più energica e sanguigna e sicuramente più vicina a quella registrata da Cabo nel 95 per il proprio demo che alla versione di Elettromacumba. E il brano ha dato vita a un nuovo coro infuocato con  il pubblico che cantava dimmi si o no a mani tese verso il palco.

Il gruppo sul palco si muove alla grande con estrema bravura e una precisione nell'esecuzione degna dell'Olimpo del rock. Tra i membri della band va ricordata la presenza del figlio di Cabo, Sebastiano, che oltre a essere impegnato come chitarrista fa un gran lavoro vocale nei cori e nelle seconde voci. Ma ovviamente il piatto forte della band è la detonante voce di Cabo che quanto a potenza ed estensione non ha eguali in Italia e anche all'estero ha pochi rivali.

Terminato il concerto il pubblico ha chiesto il bis e mentre Cabo radunava la band al centro del palco per decidere il da farsi qualcuno dal pubblico chiedeva Luce Che Trema. "Ok, vi va se improvvisiamo qualcosa?" ha chiesto Cabo mentre i musicisti tornavano al loro posto. E come pezzo di chiusura il gruppo ha scelto proprio Luce Che Trema, il pezzo di punta di Insidia, che ha di nuovo e per l'ultima volta infiammato la folla, e a giudicare dalla precisione dell'esecuzione non sembrava proprio che fosse un'improvvisazione.

Dopo un'ora e mezza di fiumi di rock che entra nelle vene, quello che resta nel cuore non è solo la musica, ma è anche e soprattutto l'amicizia. Perché ai concerti de ilNero si entra da sconosciuti, ci si conosce sotto al palco e si esce amici. Il rock è questo, e ilNero è rock.

martedì 14 giugno 2016

Intervista a Giacomo Voli

Giacomo Voli è una delle più belle e fresche realtà del panorama rock del nostro paese. Classificatosi secondo alla seconda edizione di The Voice nel 2014 ha realizzato un primo EP nel 2015 intitolato Ancora nell'Ombra e ora affianca alla propria attività solista quella di voce del gruppo symphonic metal veneziano TeodasiA.

Per raccontarci qualcosa di più sul suo passato e sul suo futuro, Giacomo ha accettato la nostra proposta di rilasciarci un'intervista.

Ringraziamo Giacomo Voli per la sua cortesia e disponibilità.


125esima Strada: Ciao Giacomo e anzitutto grazie del tempo che ci stai dedicando. La mia prima domanda è inevitabilmente sulla tua partecipazione a The Voice? Quali sono i tuoi ricordi più belli relativi a questa esperienza?

Giacomo Voli: Ciao a tutti e grazie per l'intervista!

Ricordando il 2014 posso dire che il ricordo più bello è legato alle amicizie nate durante quell'esperienza, in modo particolare per Daria Biancardi, Giulia Dagani ma ricordo davvero tanti tanti talenti! Resto legato anche a Piero, che è rimasto comunque un amico "speciale" e ricordo i momenti di relax e di discussione anche post programma, che mi hanno permesso di crescere e perfezionare il mio desiderio artistico.


125esima Strada: Tra i pezzi che hai cantato a The Voice quale ritieni ti sia venuto meglio e perché?

Giacomo Voli: Credo che i più riusciti siano stati i primi tre (Rock and Roll, Knockin' on Heaven's Door, Impressioni di Settembre) e gli ultimi cantati in finale, incluso il singolo. Credo che sia dipeso anche dalla serenità, nelle prime puntate non mi aspettavo di poter procedere più di tanto... poi è successo, ed è aumentata anche la tensione. Una volta arrivato in finale mi sono disteso, perché comunque fosse andata era un risultato già pazzesco considerando il genere musicale che ho scelto.


125esima Strada: A The Voice ti sei cimentato in un repertorio piuttosto vario spaziando dai Led Zeppelin a Jeeg Robot d'Acciaio. Raccontaci qualcosa su queste scelte così diverse.

Giacomo Voli: Sicuramente, amando specialmente tutti i generi che si muovono dal rock al metal, era molto difficile scegliere brani che fossero compatibili con il format, i tempi televisivi e molte altre cose... tipo il fatto di cantare in italiano!

Credo che meglio di così sarebbe difficile scegliere, nel senso che comunque sono anche l'interpretazione e l'arrangiamento a rendere rock un pezzo, perciò dopotutto è andata bene così.

Il fatto di scegliere in modo vario perciò è stato per spaziare, e non ricadere in scelte ovvie. Se fai cantare ad un cantante rock un pezzo dichiaratamente rock... non scopri niente di nuovo! Ma se stravolgi le regole allora inventi qualcosa di nuovo, no?


125esima Strada: Mi stupisce il fatto che tu abbia eseguito il Nessun Dorma e anche che tu lo proponga abitualmente nei tuoi live. Come coniughi la tua passione per la lirica con quella per il rock?

Giacomo Voli: Lo so lo so =)

Diciamo che quella che è nata come una provocazione nel tempo ha rivelato il mio primo amore! Grazie al mio nonno materno, cornista di professione, ho conosciuto la musica classica e lirica, apprezzando le opere in tutte le loro sfumature (con particolare attenzione per le parti di corno francese naturalmente!). Insieme ricordo che guardammo Pavarotti & Friends, orgogliosi di ammirare il grande Luciano in coppia con le più grandi star mondiali, anche del rock come Brian May o Bryan Adams.

Un altro fattore sicuramente è stato quello di "scoprire" i Queen attraverso i vinili dei miei genitori, questo gruppo incredibile che ha saputo mischiare cori polifonici alla potenza dei riff, la voce tagliente di Freddie Mercury con le orchestrazioni. Tutt'oggi sono di ispirazione per me!


125esima Strada: Un'altra cosa che mi ha stupito è che l'inedito che hai presentato a The Voice, Rimedio, ha delle strofe sorprendentemente basse per la tua voce. Come mai questa scelta?

Giacomo Voli: Sei il primo che me lo chiede =)

Beh, il pezzo nasce così, scritto da Piero Pelù e perciò anche pensato più basso...

In fondo per me non è un dispiacere anche cantare in tessiture più basse! In questo direi che tengo caro il consiglio di Gaudi (vocal coach per quell'edizione), il quale mi ricordava che facendo sempre lo stesso "numero" in fondo poi ci si abitua. Perciò credo sia importante poter spaziare su tutta la propria estensione!


125esima Strada: Parliamo del tu EP. Come sono nati i brani di Ancora nell'Ombra?

Giacomo Voli: Ognuno in modo diverso chiaramente!

La Fenice è un brano nato molti anni fa, con nomi diversi e diversi arrangiamenti, a causa dei miei errori. Ridi nel Tuo Caffè l'ho voluto scrivere per dedicarlo ad una persona speciale che sa affrontare la vita con il sorriso nonostante le sofferenze. Un Capitale è un pezzo veloce che richiama riff e tematiche tipicamente hard rock, grunge e metal. Il Vento Canterà è stato il primo singolo, e l'ho scritto nel periodo post-The Voice (come Un Capitale) come sfogo dopo l'esperienza vissuta! Non è direttamente riferito a qualcuno, è un grido rivolto all'ambiente televisivo e un incoraggiamento a me stesso =)


125esima Strada: Come è nata invece la tua collaborazione con i TeodasiA?

Giacomo Voli: Tutto è nato dopo la mia partecipazione al programma televisivo, quando Francesco Gozzo (batterista e compositore principale dei TeodasiA) mi ha marcato a uomo per diversi mesi! Alla fine ho ceduto, hahaha!

Scherzi a parte sono felice di aver accettato di entrare in questo progetto, che mi dà la possibilità di sfogarmi anche nel metal sinfonico e di cantare in inglese. Quest'anno abbiamo due uscite discografiche, perciò non potrei essere più contento!


125esima Strada: Quali sono i musicisti che più ti hanno influenzato e a cui ti sei ispirato?

Giacomo Voli: Moltissimi... troppo difficile focalizzare!

Peter Gabriel è un grande artista, completo... Come solista ha comunque caratterizzato il proprio sound con musicisti incredibili, cosa che ritrovo nei miei obiettivi nonostante il genere che sto realizzando sia molto diverso.

I miei riferimenti musicali vanno dai Soundgarden a tutti gli altri progetti di Chris Cornell, dagli Alterbridge ai Nickelback, dai 30 Second to Mars ai Linkin Park agli Skunk Anansie.

Tutto questo unito all'idea che l'italiano sia una lingua meravigliosa, che unita a questo genere possa creare qualcosa di unico!


125esima Strada: Chi sono invece i tuoi preferiti della scena attuale?

Giacomo Voli: Ci sono molti gruppi fantastici: Disturbed, Nothing More, Tesseract oltre a quelli già citati precedentemente!

Di artisti italiani in riferimento a questo genere non penso che ce ne siano, ma ho moltissimi esempi di grandi artisti recenti e non, come Daniele Silvestri, Battiato, la PFM, Banco Del Mutuo Soccorso, gli Area con Demetrio Stratos, i Quintorigo con il fenomenale John De Leo, i Matia Bazar e la voce immensa di Antonella Ruggiero, i New Trolls e quel fuoriclasse di Vittorio de Scalzi, Elio e le Storie Tese e la loro cultura musicale sconfinata, Enrico Ruggeri con la sua voglia di rock.


125esima Strada: Cosa stai progettando per il futuro? Ti dedicherai più alla carriera solista o ai TeodasiA?

Giacomo Voli: Desidero fortemente mantenere i due progetti in parallelo, e credo che sia possibile perché i target di riferimento sono diversi! Attualmente sto preparando con i TeodasiA la doppia uscita discografica del 2016, per primo un EP che si chiamerà Reloaded nel quale ho reinterpretato dei brani già esistenti, e per secondo un disco di pezzi inediti registrati a fine 2015.

In contemporanea sto preparando il mio prossimo disco solista, in collaborazione con una cantautrice toscana di nome Daniela Ridolfi e un importante produttore/autore del quale ancora non rivelo il nome =)

Tutto questo senza rinunciare all'attività live, della quale tengo tutti aggiornati principalmente sulla mia pagina Facebook Giacomo Voli Joker e sugli altri social!

giovedì 26 maggio 2016

Giacomo Voli - Ancora nell'Ombra

I talent show producono in larga maggioranza pessimi cantanti; è sotto gli occhi di tutti che le classifiche discografiche sono infestate da gente uscita da Amici o X Factor dotata di buone voci ma del tutto incapace di scrivere musica che sia di qualche interesse. Del resto un vocal coach può insegnare a un cantante a migliorare la propria tecnica, ma nessuno può insegnare a chi non sa scrivere canzoni come avere delle buone idee.

In questo panorama desolante c'è però un'ottima eccezione rappresentata dal rocker di Correggio Giacomo Voli, classificatosi secondo alla seconda edizione di The Voice of Italy nel 2014.  Durante la gara canora televisiva Giacomo ha dato prova della sua voce potente e pulita e della sua capacità di raggiungere note incredibilmente alte esibendosi in brani che spaziavano da Rock and Roll dei Led Zeppelin, a Life on Mars di David Bowie fino al Nessun Dorma di Puccini passando per Madness dei Muse che ha reso molto più energica e vibrante della versione originale. In occasione della finale di The Voice Voli aveva presentato il suo primo inedito intitolato Rimedio con cui ha dimostrato che la notevole estensione della sua voce non è limitata alle note alte ma si spinge anche a quelle basse, le strofe del pezzo sono infatti sorprendentemente basse per la voce di Giacomo che comunque esce alla grande dalla prova per poi esplodere nel ritornello con i suoni caratteristici del suo cantato.

L'anno seguente la sua partecipazione allo show di Rai 2 Voli ha pubblicato il suo primo EP intitolato Ancora nell' Ombra. Il disco è composto da sei tracce, di cui quattro inedite e due cover. Il primo pezzo si intitola Il Vento Canterà ed è un potente hard rock sostenuto da chitarre in stile hard & heavy anni 70 e dal testo rabbioso ma forte e ottimista il cui ritornello deflagrante entra nella testa come un trapano; il brano è forse il migliore di tutto il disco e non per nulla è l'unico di cui sia anche stato realizzato un video. Segue la cupa ballad La Fenice che paragona un amore in crisi all'uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri. Con la terza traccia intitolata Il Capitale il disco torna alle atmosfere forti ed energiche fatte di potenza vocale e riff di chitarra trascinanti. Chiude la sequenza dei pezzi inediti il midtempo Ridi nel tuo Caffè il cui suono leggero e gioioso si accosta al testo che narra di una madre che grazie al sorriso e a un atteggiamento positivo ha superato una grave difficoltà.

Come cover Giacomo sceglie due brani lenti e di atmosfera con cui dimostra di sapersi muovere bene anche in terreni apparentemente lontani dall'hard & heavy come il folk rock e il rock progressivo italiano. I due pezzi scelti sono infatti Can't Find my Way Home del supergruppo Blind Faith e Impressioni di Settembre della PFM (che Voli aveva interpretato anche a The Voice) interpretate senza distanziarsi troppo dalle versioni originali ed uscendo a testa alta sia dal confronto canoro con Steve Winwood sia in quello con Franco Mussida.

Dopo la realizzazione del primo EP solista Voli è entrato a far parte della formazione dei TeodasiA, eccezionale gruppo symphonic metal veneziano, che per la prima volta si trova ad avere un cantante uomo che raccoglie l'eredità di Priscilla Fiazza e Giulia Rubino. Con i TeodasiA Voli ha anche inciso il nuovo album che verrà pubblicato entro la fine di quest'anno.

Le premesse per il nuovo album dei TeodasiA sono ottime, perché Ancora nell'Ombra è stato uno splendido esordio discografico che dimostra che il giovane rocker emiliano non è solo un ottimo cantante ma anche un eccellente autore che non sfigura nemmeno al confronto di cantanti ben più noti e blasonati. Meglio evitare ad esempio paragoni con un altro sedicente rocker di Correggio che dopo i primi tre album ha riproposto per vent'anni la stessa canzone, perché Voli è proprio su un altro pianeta. E non ci resta che sperare che questo giovane rocker riesca a sfondare, con i TeodasiA o da solista, e ad ottenere il successo che merita perché la scena rock italiana è in crisi profonda e ha bisogno di ventate di novità come questa.

giovedì 14 aprile 2016

Intervista a David Moretti

Gli anni 90 sono stati un decennio d'oro per il rock italiano e tra i vari gruppi che la nostra penisola ha prodotto spiccano qualitativamente su tutti gli altri i milanesi Karma. La band guidata dal frontman David Moretti ha pubblicato solo due album tra il 94 e il 96 che spaziano dal grunge al rock psichedelico arricchiti di suoni etnici e tribali. Chiusa l'avventura dei Karma e dopo oltre dieci anni di lontananza dalle scene nel 2007 lo stesso gruppo di musicisti tornò in studio sotto il nome di Juan Mordecai per registrare un unico album dalle sonorità molto varie.

Oggi David Moretti è direttore creativo di Wired a San Francisco e ha accettato la nostra proposta di un'intervista per raccontarci qualcosa di più sul suo profilo musicale e su come sono nati i tre album che ha inciso.

Ringraziamo David Moretti per la sua cortesia e disponibilità.


125esima Strada: Ciao David, e anzitutto grazie del tempo che ci dedichi. Parliamo come prima cosa dei Karma, come vi è venuta nei primi anni 90 l'idea di portare il grunge in Italia?

David Moretti: In realtà non ci siamo resi mai conto di essere “grunge”, forse fino alla produzione del primo album in italiano. I Karma nascono verso la fine degli anni 80 come cover band: Hendrix, Led Zeppelin, Pink Floyd, Rolling Stones, Beatles, Jefferson Airplaine… Ognuno di noi veniva da generi diversi: metal, punk rock, prog, hardcore, rock psichedelico. Il classic rock è stata la base sulla quale abbiamo costruito il nostro suono. Nel 1991 iniziammo a comporre musica nostra e a registrare il nostro primo “disco” in inglese sotto il nome di Circle of Karma. Fu Fabrizio Rioda dei Ritmo Tribale a convincerci a riscrivere i testi in italiano e nel 1992 abbreviammo il nome in Karma e iniziammo a farci conoscere come prodotto italiano. L’album omonimo uscì nel 1994 per Ricordi/Ritmi Urbani. Volevamo un suono contemporaneo e molte band dell’epoca avevano le nostre stesse radici: Pearl Jam, Mother Love Bone, King’s X, Alice in Chains, Soundgarden. Ma fu la stampa ad etichettarci come grunge.


125esima Strada: Come vi è venuta l'idea di mischiare il grunge e il rock con sonorità tribali ed etniche?

David Moretti: E’ difficile crederlo ascoltando il primo album, ma la vena acustica è sempre stata molto forte, tanto quanto quella psichedelica. Iniziammo a suonare con Pacho, il nostro percussionista, qualche mese prima dell’inizio delle registrazioni dell’album. Iniziammo a portare in giro uno spettacolo con percussioni industriali, lamiere, bidoni, perfino una lavatrice (!). Con lui fu amore a prima nota. Condivideva inoltre la mia “passione” per l’India e le filosofie orientali ed era (ed e’) un suonatore di tablas formidabile. Io suonicchiavo il sitar e una delle nostre jam finì come intro del nostro primo singolo La Terra. Il nostro secondo lavoro, Astronotus, nato come una lunga jam session di quasi 2 ore, e’ il frutto di questa miscela decisamente atipica.


125esima Strada: Personalmente trovo il tuo cantato in questa prima fase della tua carriera molto simile a quello di Layne Staley. Sei d'accordo con questa similitudine?

David Moretti: Grazie del complimento! Layne aveva una voce strepitosa. Ho sempre cantato in inglese, fin da giovanissimo. Amo molto le voci potenti ma versatili come Glenn Hughes, Doug Pinnick, Demetrio Stratos. Avendo una voce molto bassa e una discreta estensione mi è venuto naturale impostare i miei cantati su quei modelli. Layne e anche Vedder sono stati molto importanti nella mia fase di passaggio tra inglese e italiano. Il primo album è decisamente Alice in Chains, soprattutto nelle armonizzazioni dei cori.


125esima Strada: Parliamo invece degli Juan Mordecai, come è nato questo progetto e come ti è tornata da voglia di tornare in studio e sul palco a oltre dieci anni dall'avventura dei Karma?

David Moretti: Non ho mai smesso di comporre. Quando sei un musicista non vai mai in pensione. Mi sono così ritrovato dopo quasi dieci anni di distanza ad avere moltissimi brani archiviati. La vita ci aveva fatto prendere strade differenti, ma la persona con la quale mi vedevo più spesso era Andrea Viti che nel frattempo era entrato in pianta stabile negli Afterhours. Ognuno dei due si era attrezzato con un piccolo studio mobile casalingo e così iniziammo a scambiarci file audio. Alcuni pezzi erano talmente in sintonia che fu facile farne una playlist. Poi iniziammo a coinvolgere gli altri Karma, chi per una linea di chitarra, chi per le percussioni. In realtà gran parte del disco fu suonata e registrata da me ed Andrea tra il 2004 e il 2007. Ma ricontattare gli altri Karma fu l’inizio di un processo che ci riportò poi dal vivo per i due anni successivi.


125esima Strada: Cioè che stupisce del disco degli Juan Mordecai è l'incredibile varietà dei suoni proposti, a quali artisti vi siete ispirati per comporre i pezzi?

David Moretti: Juan Mordecai è un disco bastardo. Nel vero senso della parola. Tom Waits, Johnny Cash, ma anche MC5, Stooges potrei citarti migliaia di nomi. Siamo sempre stati onnivori musicalmente. Quando hai a disposizione 10 anni e poi fai una selezione, l’unico modo di tenere tutto insieme è farne un frullato. Per di più nessuno dei due ha mai avuto il controllo della cosa. “Mi serve una linea di basso”, “Ho bisogno di una melodia”, “ Ho aggiunto un solo, che dici?”… Questo è stato il modo con cui abbiamo messo insieme dieci pezzi. Anche la lunghissima jam finale è frutto di sovraincisioni a “distanza”. Quando uno di noi aveva il tempo aggiungeva qualcosa e passava all'altro. Per cucinare il tutto poi ci è servita una persona terza che prendesse le decisioni: il grande Taketo Gohara.


125esima Strada: Nei Karma cantavi in italiano e negli Juan Mordecai in inglese. Nella tua esperienza personale quali sono le caratteristiche e i pregi di ciascuna di queste due lingue da un punto di vista musicale e canoro?

David Moretti: Non sono mai stato un poeta, non è quello che sono. Amo la poesia, ma ho sempre trovato ingenua e banale ogni cosa che abbia fatto in quella direzione. Molte delle liriche dei Karma sono cut-and-paste di manuali di meditazione, saggi di filosofia, citazioni, fiabe orientali… Con l’inglese ho un rapporto più diretto, suona in me subito giusto. Almeno questa è la mia esperienza.


125esima Strada: Quali sono i tuoi musicisti preferiti di tutti i tempi?

David Moretti: Non riesco a fare una classifica. Ti direi i Led Zeppelin perché hanno ossessionato la mia adolescenza, perché trovo in loro molto dei suoni che amo dal rock britannico alle sonorità orientali. Ma è davvero molto difficile.


125esima Strada: Nella scena musicale attuale invece chi sono i tuoi preferiti?

David Moretti: Questa è ancora più’ difficile. Ti dico quello che ho aggiunto recentemente su Spotify: Iggy Pop – Post Pop Depression (con Josh Homme), Black Mountain – IV, Bee Caves – Animals with Religion. Adesso che vivo in California ascolto tantissima musica indipendente. Gli unici italiani che ascolto con molto piacere sono i Verdena. Per il resto sono completamente sconnesso.


125esima Strada: Essere un musicista ed essere direttore creativo di Wired sono profili professionali molto diversi, come riesci a coniugare questi due aspetti così all'apparenza distanti?

David Moretti: Nella mia vita ho sempre alternato grafica a musica e musica a grafica. A volte queste due cose si sono sovrapposte. Facevo il grafico per pagarmi l’università e il “vizio” della musica, poi mi sono ritrovato musicista “professionista” e quando la “professione” non mi ha più consentito di viverci sono tornato a fare il grafico.


125esima Strada: Ti rivedremo mai il sala di registrazione o su un palco?

David Moretti: Il bello di stare negli Stati Uniti e’ che qui suonano TUTTI. Molti dei miei colleghi hanno band e ogni tanto spariscono per una settimana girando in piccoli tour. Qui i locali ci sono, la gente va ai concerti e a nessuno gliene frega niente se hai 50 o 16 anni. Diciamo che sto scaldando l’ugola :)